Pubblicato: Martedì, 23 Luglio 2024 - di Marco Caroni

ROMA (storie & metallo) - Il 6 giugno 1944 gli Alleati, con 156mila uomini invadevano la Francia e davano inizio alla definitiva sconfitta della Germania nazista. Sono passati 80 anni

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Fu la svolta decisiva per la Seconda Guerra mondiale? Gli storici su questo punto, senz'altro rilevante, in particolare negli ultimi decenni si sono divisi. Certo è che l'operazione "Overlord", lungamente preparata e attuata con uno spiegamento di uomini, mezzi e risorse senza precedenti, seppe dare la spallata decisiva alla Germania di Hitler.

Impossibile però non considerare quante e quali perdite e quale ridimensionamento i tedeschi ebbero a subire dalle batoste rimediate in Unione Sovietica: l'Operazione Barbarossa che avrebbe dovuto consentire al Fuhrer di arrivare dove neanche Napoleone era riuscito, si era invece rivelata una sanguinissima e devastante campagna russa culminata con la sconfitta. Una disfatta epocale che avrebbe portato i sovietici sino a Berlino.

L'ITALIA - Ridurre l'invasione della Francia ai soli eventi occorsi poco prima e dopo il 6 giugno 1944 sarebbe però esercizio profondamente errato. Perché la vasta operazione che portò alla sconfitta delle truppe tedesche in Europa occidentale era partita da lontano.

Pur marginale nello scacchiere bellico internaziale, l'Italia rappresentò per gli anglo-americani un terreno di prova importantissimo per mettere a punto le strategie di sbarco ed invasione e tastare nel concreto la resistenza germanica. Insomma, secondo molti storici in Italia gli alleati sperimentarono tecniche e tattiche che avrebbero consentito - come di recente ha avuto modo di dire lo storico Alessandro Barbero - si schiacciare "una mosca con un maglio".

In Italia gli alleati prima a Salerno il 9 settembre 1943, lasciando sul campo 9mila caduti - e c'era stata comunque in precedenza la Sicilia - e poi nell'altrettanto sanguinoso sbarco di Anzio con l'operazione "Shingle" tra il 22 gennaio e la fine di maggio 1944, ebbero modo di verificare la portata della resistenza tedesca. Tutte esperienze che sarebbero tornate molto, molto utili in Francia.

Ma non solo. Perché seminando una lunghissima scia di morte, proprio in Italia gli americani in particolare avevano appreso e diffuso il concetto di "danni collaterali", radendo al suolo intere cittadine per estirpare il nemico. Migliaia di tonnellate di bombe sganciate dal cielo, perseguendo l'idea di "mettere in strada le città" (espressione da loro coniata), mietendo migliaia di vittime tra i civili.

Tra le città attenzionate dagli americani in questo modo, con inizio l'8 settembre 1943 e sino alla primavera inoltrata dell'anno successivo, c'era stata anche la piccola Frascati, alle porte di Roma, distrutta dalle bombe angloamericane perché sede del comando tedesco del maresciallo Kesselring.

L'OPERAZIONE OVERLORD - Lungamente preparata, l'operazione Overlord, di cui l'operazione "Neptune" rappresentò l'azione marina, pur messa a compimento il 6 giugno 1944 era partita quasi un anno e mezzo prima, sin da quando ovvero a conclusione della conferenza di Casablanca (14-24 gennaio 1943) i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna e della Francia libera (in particolare il generale De Gaulle) pianificarono la riscossa. Fu qui che la Francia, pur da anni costretta all'occupazione tedesca, partecipando attivamente, politicamente e militarmente alla sua liberazione conquistò il diritto di prendere parte - a differenza dell'Italia - al tavolo dei vincitori.

Nella tarda primavera di quello che sarebbe stato il penultimo anno di guerra, la Germania sapeva che qualcosa stava per succedere. Grazie ai depistaggi alleati, però, i tedeschi non avevano indicazioni sul preciso punto dell'attacco (la scelta più ovvia sembrava lo stretto di Calais, il punto di maggior vicinanza tra Inghilterra e Francia) né, soprattutto, del momento quando ciò sarebbe avvenuto. Nel frattempo avevano disseminato la costa francese di fortificazioni, casematte e punti di osservazione armati.

Quello che sarebbe passato alla storia come il D-Day (che potremmo tradurre come "il giorno dei giorni") sarebbe caduto quasi per caso - a causa del maltempo - il 6 giugno. Prima di quella data, gli Alleati avevano sottoposto ad un fitto ed insistito bombardamento l'intera area della Normandia, fin nell'entroterra.

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Per attaccare, gli Alleati scelsero 5 diverse spiagge, lungo un fronte esteso circa 35 chilometri: le truppe americane sarebbero sbarcate sulle spiagge su Omaha e Utah beach, i britannici su Gold e Sword e i canadesi su Juno beach. Tutti nomi in codice sulla cui origine c'è ancora molta incertezza ma senz'altro si trattò di scelte casuali se, come pare, Gold e Sword sono nomi di pesci e Juno (scelto alla fine al posto di Jellyfish, la medusaI) era il nome di una donna.

Le operazioni, coordinate da un alto comando diretto dal generale statunitense Dwight Eisenower (poi diventato Presidente), furono avviate sin dalle primissime ore della notte col lancio di decine di migliaia di paracadutisti sulle retrovie tedesche: queste truppe avrebbero dovuto poi ricongiungersi con quelle sbarcate sulle spiagge e sostenute da migliaia di imbarcazioni e da quasi 10mila aerei, le cui ali erano state dipinte di bianco e nero per non cadere sotto il fuoco amico.

La resistenza tedesca, disposta sulle alte scogliere, fu efficace soprattutto a Omaha beach, spiaggia destinata a passare alla storia come quella più sanguinosa e "set" del celebre film di Spielgberg "Salvate il soldato Ryan". Almeno 2mila soldati americani, su un totale di circa 8mila perdite nell'intera operazione, caddero nel tentativo di sbarco, molto più difficile di quanto invece avvenuto nelle altre spiagge.

In totale si stima che circa 156mila soldati, contro circa un terzo di tedeschi, fu impegnato nell'operazione.

Lo sbarco fu devastante anche per la popolazione. Migliaia di civili caddero nel corso dei bombardamenti e dei combattimenti che si prolungarono per diverse settimane: città come Caen, Lisieux, Coutances, Saint-Lo, Vire, Orne, Barneville, Arromanches, Bayeux vennero letteralmente rase al suolo secondo quel dettame di "mettere in strada le città" tanto caro agli americani. Le ferite inferte a quella fetta di Francia, furono profonde e mai rimarginate. 

La Normandia è da 80 anni simbolo di libertà e di sangue.

LE MEDAGLIE - Decisamente importante e folta la produzione sul tema che offre ampie possibilità di approfondimento e di studio. Medaglie celebrative, commemorative, al merito ed alla memoria: ma anche placche metalliche e produzioni di vario genere che nell'immediato e negli anni a successivi hanno celebrato il D-Day.

Quella qui sopra riprodotta è la medaglia, coniata dalla zecca francese nel 1976 in bronzo in occasione del trentennale. Al dritto di una medaglia dal diametro importante di 68 mm (per circa 170 grammi di peso), una delle scene dello Sbarco, con i soldati che scendono dai mezzi anfibi e vanno verso le spiagge. Al rovescio l'iscrizione "Nous avons, a nous rassembler pour le seul service de la France".

La seconda medaglia, di bella fattura, celebra la vittoria della Normandia. Al dritto del conio di produzione francese, dal diametro di 68mm per un peso di 152 grammi, una quadriga che trascina un piccolo carro con arcere intero a scoccare una freccia. Sotto gli zoccoli dei cavalli di sgretolano le fortificazioni tedesche.

Al rovescio il lungo elenco di città che tra il giugno ed il luglio 1944 vennero liberate dagli Alleati pagando, come visto, un alto tributo di sangue.

La terza medaglia, senza anno di produzione ma senz'altro successiva ai fatti, al dritto presenta una scena dello sbarco con i soldati britannici - riteniamo - impegnati a raggiungere le spiagge francesi.

Dal diametro di 50mm per circa 60grammi di peso, in bronzo, la medaglia al rovescio presenta l'interessante mappa dei luoghi dello sbarco nei quali sono stati impegnati in particolare i soldati britannici e quelli canadesi. Dunque sulle spiagge Gold, Juno e Sword: riportati anche alcuni centri liberati dagli Alleati in quelle durissime settimane di scontri.


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