Pubblicato: Giovedì, 11 Luglio 2024 - redazione politica

GROTTAFERRATA (attualità) - La parole dell'ex Assessore

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L'Amministrazione presenterà nel prossimo Consiglio Comunale il Documento Preliminare d'Indirizzo (DPI) del nuovo Piano Urbanistico Generale Comunale (PUGC). Angelo Gregori, ex assessore, in questa intervista espone le sue riflessioni. 

Dopo trent’anni di attesa e di notevoli risorse impegnate per un nuovo Piano, speriamo finalmente si arrivi a una qualche conclusione; il DPI, predisposto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica incaricato, presenta novità importanti rispetto ai vecchi Piani Regolatori e si propone in linea con le tendenze più moderne della disciplina urbanistica e le esperienze innovative realizzatesi a partire dagli anni 90 con i Piani cosiddetti di “terza generazione”;

Si tratta di novità positive quindi?

L’obiettivo centrale del Documento è quello della “rigenerazione” del territorio comunale, con particolare riferimento all’ambito urbano della città già costruita, da riqualificare in ottica “policentrica”, quindi non più schiacciata solo sul centro che tutti conosciamo e frequentiamo (Corso del Popolo/Abbazia), ma imperniata sui 6 nuovi “Centri” a valenza strategica (Centralità) in grado di offrire ai cittadini potenzialità di scambi sociali e servizi collettivi di qualità, in coerenza con il “Manifesto del buon abitare” cui gli urbanisti incaricati si ispirano come un catalogo virtuoso di buone pratiche da seguire e applicare.

Sulla base di un’attenta valutazione del contesto e delle caratteristiche anche morfologico del territorio, gli urbanisti incaricati propongono per Grottaferrata 6 Centralità:

Le Querce (ambito urbano), Centro (ambito urbano), La Pedica (ambito locale), Valle Violata (ambito locale), Valle della Noce (ambito locale), Valle dei Latroni (ambito locale); le Centralità rappresentano “i nuovi poli della riorganizzazione del territorio comunale…e garantiscono l’innesco dei processi di rigenerazione…”;

Non le sembra una visione astratta e poco credibile in un territorio urbano ormai costruito e consolidato da decenni?

Bisogna riconoscere che Grottaferrata, come tutti i Comuni che hanno vissuto lo sviluppo edilizio caotico degli anni’ 70 e ’80, presenta gravi lacune di servizi nei suoi insediamenti urbani, con standard urbanistici inadeguati e una qualità dell’abitare assolutamente insufficiente; è una conformazione che molte città medie e grandi hanno oggi e dove la disciplina della moderna pianificazione è orientata appunto a ricostruire la città pubblica mancante, a rigenerare e ricucire le lacerazioni del passato, tentando di interrompere la cosiddetta “città lineare” frantumata e sostituire alla monotonia residenziale un mix di funzioni, dalle commerciali alle sportive, dalle culturali alle paesaggistiche;

E’ la cosiddetta città  “dei 15 minuti”: slogan lanciato dall’urbanista francese Carlos Moreno con la sindaca di Parigi Anne Hidalgo (è la stessa sindaca che ha circondato Notre-Dame con una piccola foresta di alberi, in pieno centro di Parigi) e ripresa dai sindaci di Milano, Bologna, Roma e da altre città europee: si tratta di un sistema urbano policentrico, tale per cui  da ogni quartiere sarebbero raggiungibili i servizi e altri luoghi della quotidianità (supermercati, uffici pubblici, luoghi di scambio come piazze, ecc) in un quarto d’ora, a piedi o in bicicletta…

Ma come è possibile realizzare tutte queste opere? Il Comune non ha le risorse finanziarie per costruire questo fantomatico “Bengodi”, non crede?

Infatti qui arriva la novità di maggior peso per Grottaferrata: si chiama “perequazione urbanistica”, una vecchia/nuova modalità di determinare l’uso dei suoli superando il concetto di Zona dei vecchi Piani Regolatori (il famoso zoning) e andando oltre quella urbanistica vincolistica che distingueva fra aree da espropriare e aree da costruire, causa del fallimento della pianificazione in larghissima maggioranza delle città italiane per i contenziosi amministrativi che gli espropri hanno comportato, unitamente al malessere diffuso dei cittadini espropriandi penalizzati rispetto ai cittadini proprietari di aree edificabili;

Con una metafora calcistica, si potrebbe dire che nella perequazione il Comune assume il ruolo di arbitro e i proprietari di aree quello di giocatori, il campo da gioco si chiama Comparto e corrisponde a ciascuna di quelle 6 Centralità sopra nominate: …in questa metafora calcistica vi è un’eccezione che riguarda l’inizio del gioco, perché il fischio d’inizio non lo dà l’arbitro ma i giocatori, e questo inizio corrisponde all’accordo che i proprietari di aree devono trovare per realizzare insieme al Comune le opere private e i servizi pubblici previsti dal Piano Urbanistico nella Centralità/Comparto…

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Non è molto chiaro

Prendiamo come esempio una delle 6 Centralità, quella individuata con il toponimo “Le Querce”, destinata a “Polo della Formazione e Innovazione”; l’ambito Le Querce consiste di una precisa perimetrazione e costituito da svariate aree appartenenti a svariati proprietari; all’interno di quel perimetro il Comune (per il tramite di un necessario piano di assetto) assegnerà lo stesso “indice convenzionale di edificabilità” (ICE) a tutte le aree libere e edificate, ma per poter realizzare il potenziale edificatorio (30% di residenza/servizi privati, 70% servizi/opere pubbliche) i privati dovranno accordarsi in consorzio e cedere gratuitamente al Comune le aree necessarie a realizzare gli standard mentre la volumetria realizzabile sarà concentrata sulle aree a ciò previste dal Piano;

In sostanza si riattiva il vecchio concetto di Comparto della legge urbanistica fondamentale n. 1150/1942 e al suo interno si realizzano o meno i business programmati dal Piano: edilizia privata da una parte per i proprietari consorziati che devono consentire alle trasformazioni previste, e opere pubbliche per il Comune dall’altra, in un accordo di partenariato che si sta diffondendo moltissimo nei Comuni da 20 anni, nell’ottica di una nuova urbanistica “relazionale” contrattata…

Insomma pare di capire che ancora una volta non si arresta il consumo di suolo

Certamente il consumo di suolo continua, ma in misura molto più contenuta rispetto alle espansioni selvagge del secondo dopoguerra, con il vantaggio che si tratterà spesso di consumo dovuto in misura minoritaria allo sviluppo di edilizia residenziale, ma soprattutto alla realizzazione della città pubblica e agli spazi di aggregazione (piazze e parchi,cinture verdi) oggi fortemente mancanti; naturalmente la perequazione urbanistica e/o la compensazione di volumetrie hanno più facile gestione quando non si realizzano su porzioni sconfinate di territorio, altrimenti c’è il rischio che si è verificato nel Piano di Milano, dove la perequazione ha creato davvero sperequazioni fondiarie inaccettabili, il contrario della cosiddetta “giustizia redistributiva” sulle aree che dovrebbe introdurre la perequazione;

Altro aspetto da tenere presente riguarda la constatazione che la realizzazione delle previsioni del Piano Urbanistico saranno nelle mani dell’iniziativa dei privati, salvo gli interventi da carattere strategico di cui il Comune dovrà farsi necessariamente carico;

Infine, nel quadro delineato non sfugge la necessità di avere nella stagione del nuovo Piano Urbanistico competenze comunali adeguate a gestire la eventuale nuova realtà della rigenerazione urbana, sofisticate capacità di analisi tecnico-amministrative-politiche, abilità gestionali non burocratiche, padronanza di tecniche di valutazione per corrispondere agli accordi di partenariato con i privati;

Un omissione del DPI mi ha colpito, riguarda la questione dell’edilizia residenziale pubblica (altrimenti definita housing sociale), perché i due interventi previsti, uno al Pratone e l’altro nella zona di Via Montiglioni sono infelicemente ubicati, quasi interventi al margine, e mi chiedo: perché l’edilizia pubblica rivolta agli strati meno abbienti di Grottaferrata non può trovare collocazione all’interno delle Centralità di Grottaferrata;

 Non è l’edilizia pubblica anch’essa servizio collettivo d’interesse generale? Non è il momento di ridare impulso a questa modalità residenziale che può sicuramente formare oggetto di interesse sia in regime convenzionato che in regime interamente pubblicistico; l’attuale amministrazione finora si è mostrata poco sensibile al tema (chissà perche mi viene in mente la storia dei 4 appartamenti di housing sociale di Via Rossano Calabro, di cui si sono perse le tracce…);

Quali vantaggi avranno i cittadini dal nuovo Piano Urbanistico?

Difficile rispondere, siamo in presenza di troppe variabili; la storia urbana ci dice che spesso le città moderne rappresentano un esperimento mal riuscito, ma dobbiamo essere speranzosi e prudenti, immersi in una cittadinanza attiva e partecipe…in fin dei conti siamo noi cittadini i proprietari della città che abitiamo, sapendo che è difficile rigenerare la città se la rigenerazione non riguarda anche i cittadini che la vivono.

 


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