Pubblicato: Sabato, 06 Luglio 2024 - redazione attualità

ROMA (cinema) - Il 6 luglio 1994 il film di Zemeckis usciva negli Stati Uniti: tre mesi dopo sarebbe arrivato anche in Italia. "Stupido è chi lo stupido fa": avrebbe segnato la fine del millennio

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"Stupido è chi lo stupido fa". Da Greenbow al mondo, sparato sui grandi schermi predicando che, "come diceva la mia mamma", "la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita".

Esattamente 30 anni fa Forrest Gump irrompeva nelle nostre vite: era il 6 luglio 1994, nel pieno dei Mondiali di USA '94, quando il capolavoro di Robert Zemeckis (uno che però di capolavori se ne intendeva) veniva proiettato per la prima volta negli Stati Uniti. In Italia sarebbe arrivato esattamente 3 mesi dopo, lasciando che ognuno di noi se ne ne innamorasse. Registrando un successo clamoroso, ovunque.

Una vita è letteralmente passata da quando Forrest ci ha raccontato la sua, seduto su una panchina di Savannah, raccontandoci come Elvis imparò le sue mosse di danza o di come seppe diventare un campione di football o di ping pong. Diventare il capitano di una barca da gamberi. Dall'Alabama al Vietnam, da Kennedy a Santa Monica.

Forrest Gump è stato un amico speciale che ci ha accompagnato in questi lunghi 30 anni, passati per lo più come un battito di ciglia: uno che, nell'amore diverso per Jenny, nell'affetto sincero per il tenente Dan, in quello fraterno con Bubba, nella corsa senza fine da una costa all'altra degli Stati Uniti, ci ha insegnato la semplicità di vivere.

Dopo Forrest Gump il mondo non sarebbe stato più lo stesso perché le lacrime ed i sorrisi che la sua personale vicenda - ancorché frutto di fantasia - ha saputo strapparci sono rimasti nella storia del cinema. Con Tom Hanks, meritatissimo Oscar, saremmo anche andati sulla Luna e ci saremmo innamorati di una vita che sa sempre riservare emozioni, nella gioia e nel dolore. Avremmo avuto un eterno piano B, una seconda occasione, un punto di vista esclusivo, unico. Avremmo semplicemente mostrato il didietro ai potenti, avremmo pacificamente messo la nostra faccia su uno dei loghi più famosi del mondo.

Non ce ne sono stati né prima né dopo come Forrest Gump. Ed è una fortuna. Perché altrimenti non avremmo avuto il modo di apprezzarne il dono più prezioso: toccare le corde del nostro più profondo, più intimo, più semplice io interiore.

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