Pubblicato: Giovedì, 13 Giugno 2024 - redazione attualità

ROCCA DI PAPA (attualità) – “Mozione simbolica contro pericoli populismo e moderna gogna dei social”

ilmamilio.it 

Il consiglio comunale ha approvato una mozione che chiede di intitolare un sito pubblico a Donato Carretta. La proposta è arrivata dal Gruppo Rocca di Papa 2030. “Donato Carretta – ha spiegato il consigliere di minoranza Marcello Casciotti - fu un funzionario del ventennio fascista, direttore del carcere di Regina cieli e di Civitavecchia. E’ stato un uomo dimenticato dalla storia, ma la sua storia ci insegna quanto sia importante anche al giorno d'oggi fare argine contro quei populismi e quella demagogia che stanno purtroppo perseverando in tutto il mondo.

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Donato Carretta fu barbaramente linciato all'interno del Palazzo di Giustizia di Roma e fu ucciso da innocente perché lui era andato lì a testimoniare contro Pietro Caruso, Questore di Roma, reo di aver firmato insieme al ministro Buffarini Guidi e a Kappler la lista delle che portò poi all'eccidio delle Fosse Ardeatine. Ecco, io ritengo che sia importante che questa mozione e questa intitolazione di una strada o di una targa venga fatta nel nostro comune perché questa  è una ferita nella storia italiana e ci insegna quanto sia importante, soprattutto da parte della politica, prendere atto che soltanto la politica stessa può arginare questi fenomeni e si può lavorare affinché la politica indichi la strada”.accademia calcio frascati centro estivo

Il consigliere Giuseppe Gatta della maggioranza, motivando la sua astensione, ha affermato: “Con tutto il rispetto per quella storia, a Rocca di Papa ce ne sono tanti di personaggi che meriterebbero di avere intitolata qualche strada, qualche luogo pubblico, quindi magari darei priorità a quelli e poi magari, se ci fosse spazio, anche a Donato Carretta”. 

Casciotti ha voluto replicare sottolineando la proposta: “Carretta fu vittima delle barbarie. Il parallelismo è con quello che è accaduto ormai 80 anni fa e che adesso si sta ripetendo sui social con i suoi linciaggi. Deve essere la politica a dare una stella polare. Nella mozione c’è scritto di mettere la targa magari nell'istituto Leonida Montanari, una proposta per i giovani perché sia monito a non cadere nella trappola di chi vuole parlare alla pancia del paese soffiando sulle paure, sulle speranze dei cittadini e di quella che noi chiamiamo la povera gente. Se noi siamo la prima cittadina d'Italia a dare a quest'uomo questa questo riconoscimento faremo qualcosa di veramente importante”.

Anche il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia si è astenuto. Il consigliere Caracci ha votato contro.

La vicenda di Donato Carretta è tornata alla ribalta dopo l’uscita del libro di Walter Veltroni, ’La Condanna’ (ed Rizzoli), che ricostruisce la vicenda dell’uomo e della sua drammatica morte.

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Il 18 settembre 1944 doveva aprirsi il processo a carico di Pietro Caruso, ex questore della capitale, accusato di corresponsabilità  nella compilazione, insieme ad Herbert Kappler e del ministro dell'interno della RSI Guido Buffarini Guidi, della lista di persone destinate ad essere uccise nell'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Prima dell'apertura del processo presso il Palazzo di giustizia, una folla, che includeva parenti delle vittime, entrò nell'aula. Il cordone di sicurezza non riuscì a contenere la massa di persone.

Comparso in aula in qualità di testimone per l'accusa contro Caruso, Carretta venne additato come responsabile della morte di persone detenute all'interno del carcere di Regina Coeli. Carretta, tuttavia, secondo un attestato fornitogli anche dal segretario del Partito Socialista Italiano Pietro Nenni, nell'imminenza della liberazione aveva scarcerato, allo scopo di evitare possibili rappresaglie da parte di tedeschi e fascisti, tutti i detenuti, collaborando anche con il Comitato di Liberazione Nazionale.

Carretta venne assalito e trascinato via e gettato nel Tevere, dove tentò di salvarsi aggrappandosi dapprima a uno steccato e successivamente a una barca, dalla quale venne ancora colpito con un remo, prima di morire. Il cadavere venne successivamente appeso alle sbarre di una finestra del carcere di Regina Coeli dove venne visto dalla moglie, salvata a stento anche lei dal linciaggio. Solo alcuni dei responsabili dell'aggressione furono poi condannati, in un processo che ebbe luogo nel 1946.


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