Pubblicato: Lunedì, 26 Agosto 2024 - Flavia Santangeli

ROCCA DI PAPA (attualità) - Le vicende del passato

ilmamilio.it

Le leggende di spettri e di fantasmi rendono da sempre più suggestive le visite a rocche, fortezze e manieri.

Amori del passato, strani accadimenti, suoni inquietanti, dolci memorie emergono tra le antiche mura e portano con sé dubbi, curiosità e grandi emozioni.

Una sorta di fantasma, dal nome apparentemente campagnolo è ‘a Pampanella di Rocca di Papa, o meglio di un quartiere della cittadina alle pendici di Monte Cavo, dal momento che era conosciuto e nominato solo nel quartiere più antico, quello medievale ai piedi della storica Fortezza Pontificia. E sicuramente solo dal 1920 circa fino agli anni Settanta. Come avviene per tutte le leggende popolari, ognuno aveva pronta la sua versione, cambiandole persino il nome in Mammanella o Mammama, come viene riportato nel libro di Maria Pia Santangeli, Streghe, spiriti e folletti - L’immaginario popolare nei Castelli Romani e non solo, ed. Edilazio, 2013.

Così per alcuni ‘a Pampanella è una strega altissima, magra e con mani adunche, per altri un fantasma molto alto vestito di bianco, per altri ancora una sorta di incrocio tra un fantasma e una strega che, ad ogni modo, incute paura. Difatti è un fantasma infido, malvagio che porta via i bambini che non vogliono rientrare quando è già buio oppure che vanno a giocare alla Fortezza – in dialetto locale l’Orcatura – considerato proprio il regno della Pampanella o de’ e pampanelle, al plurale, come narravano alcuni paesani.

“No ì loco che ì stanno ‘e pampanelle”, dicevano i familiari ai bambini per non farli andare dalle parti della Fortezza, che allora era scoscesa, senza muri di sostegno e il pericolo era sempre in agguato. Alcuni paesani davano un’altra versione, di un sapore boccaccesco: fin dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Fortezza non era illuminata da nessun lampione e le coppiette – quelle un pò più spregiudicate per quei tempi molto casti e rigorosi riguardo alla moralità delle ragazze – ci andavano a fare all’amore e, non volendo intorno sguardi curiosi di ragazzi, alimentavano questa favola delle pampanelle. Un po' come la storia de ‘A palla simpatica, insomma…

La scrittrice Rita Gatta, in uno dei racconti inseriti nel suo libro Svrìnguli Svrànguli - Brani e sonetti in vernacolo e non su Rocca e dintorni, ed. Controluce, 2010, rende ‘a Pampanella protagonista di un racconto fantastico: la descrive come una donna maligna che mette zizzania tra gli abitanti del quartiere, che gode del male altrui, e riesce, con le sue crudeli maldicenze, a far soffrire una giovane sposa al punto da farla abortire. Il marito della giovane, per vendetta, la uccide e ‘a Pampanella diventa un sinistro fantasma.

[...] La sollevò di peso e la lanciò nel vuoto. Mentre un urlo straziante si propagava nell’aria, la gente accorsa sul posto, vide che mentre precipitava, quella donna muoveva le mani come se maneggiasse delle forbici. Tagliava l’aria come aveva tagliato e cucito la sua lingua in tutti quegli anni.

Qualche tempo dopo, quando il fatto stava per essere archiviato nel limbo della memoria, qualcuno si affacciò a quel muro e vide, in una serata di nebbia, salire dal basso come un fumo serpeggiante. Rimase ipnotizzato a osservare e d’improvviso quel vapore grigio inconsistente, prese forma: giunto accanto a chi osservava si delinearono le sembianze di un volto umano dallo sguardo penetrante, gli occhi fissi, la bocca atteggiata a un sorriso crudele e, nell’attimo in cui pareva scontrarsi, improvvisamente scomparve.

“‘A Pampanella!”

Urlò qualcuno… e la mente tornò al passato, a quella donna dal nome appena pronunciato che era stata scaraventata nel vuoto qualche anno prima.

Pur nella varietà dei ricordi, la cosa certa è che ‘a Pampanella, creduta reale o di assoluta fantasia, è stata molto utilizzata, invocata dalle madri e dagli innamorati per far paura ai bambini…

 


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