Pubblicato: Lunedì, 29 Luglio 2024 - Flavia Santangeli

ROCCA DI PAPA (attualità) - Lo scrittore soggiornò a Rocca di Papa presso l’ex convento dei Cappuccini sulla vetta di Monte Cavo

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Luigi Pirandello nacque ad Agrigento il 28 giugno 1867, verso la fine dell’Ottocento soggiornò a Rocca di Papa presso l’ex convento dei Cappuccini sulla vetta di Monte Cavo, divenuto poi un albergo di alto richiamo gestito dal sig. Pacifico Grimaldi. Il giovane Luigi aveva ventisei anni.

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Qui trovò l’ispirazione per la stesura del suo primo romanzo L’esclusa, pubblicata in volume nel 1908. L’esclusa non rappresenta, però, l'unica opera di Pirandello ambientata a Rocca di Papa; il celebre scrittore e drammaturgo ha scritto anche una novella, forse meno nota, dal titolo Pallottoline!” ambientata nella bella cittadina dei Castelli Romani e un poemetto dal titolo “Luna sul borgo”.

La poesia dedicata a Rocca di Papa fa parte della raccolta Zampogna, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 1901. Si tratta della penultima raccolta in versi di Pirandello e sarà seguita, ma solo una decina di anni più tardi, da Fuori di chiave.

Zampogna rappresenta una raccolta di rime agresti, secondo la definizione di Pirandello, accoglie venti componimenti – di cui cinque già apparsi in rivista – scritti tra il 1892 e il 1894, durante i periodi villeggiatura al Monte Cavo e costituisce una delle migliori raccolte liriche di Pirandello.

La raccolta è aperta da una delle migliori prove del poeta, il poemetto “Padron Dio”; seguono liriche più brevi che, sebbene accomunate da un’atmosfera idilliaca, conducono piuttosto ad una meditazione sul rapporto uomo-natura.

Il celebre drammaturgo ha composto anche una novella dal titolo “Ciàula scopre la luna”, contenuta nella raccolta Novelle per un anno, pubblicata nel 1922. Questa volta lo sguardo del narratore si concentra su una vicenda della Sicilia rurale, prendendo come scenario quello di una cava di zolfo.

Un simbolismo legato alla Luna è rappresentato dalla divinità egizia Iside, che secondo la mitologia presiedeva alla risurrezione, svincolando il poemetto dedicato a Rocca di Papa dal piano reale e oggettivo, proiettandolo in un piano astratto:

Lampioncini a petrolio, questa sera

riposo: c'è la luna che dal cielo

rischiara il borgo in vece vostra.

Velo

non le faran le nuvole, si spera.

O Luna, tu no’l sai, ma in fila tante

e tante lune ha ormai quasi ogni

strada

della città, che accese in un istante

son tutte; e lì nessuno a te più

bada. 

Sorridi al borgo e fa’ che invan non

conti

su te pe’ suoi risparmii: nella quiete

del lume tuo, cantano a coro liete

le villanelle in fin che non tramonti.

E a te borgo, che addosso a la

montagna

t’arrampichi, sorrida la fortuna,

sol perché, come il lago e la

campagna,

ti lasci illuminare dalla luna.

Nota: La foto nell'articolo è stata realizzata dal fotografo Elisio Marano, residente a Rocca di Papa, che riprende il borgo da Castel Gandolfo. Nella parte in cima a destra si notano le mura della Fortezza di Rocca di Papa.

 


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