Pubblicato: Lunedì, 17 Giugno 2024 - Redazione attualità

FRASCATI (attualità) - Gli studenti dell’I.C. Frascati 1 sono reduci dal grandissimo successo dello scorso 5 giugno a Villa Tuscolana in un acclamato concerto dedicato alle colonne sonore 

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L’istituzione delle classi a indirizzo musicale nelle scuole secondarie di primo grado ha già ampiamente dato prova, negli ultimi anni, dell’immenso valore aggiunto che lo studio e la pratica dello strumento costituiscono nel percorso formativo degli studenti. A prescindere dall’iter scolastico che gli allievi decideranno di intraprendere dopo il triennio, la musica è una disciplina che riassume e integra, al contempo, in sé, tutte le altre. Ed è forse l’unico campo dello scibile umano che, seppure normato da regole rigorose quanto quelle delle scienze, non ne risulta affatto limitato nel suo afflato di incommensurabile ed eterna bellezza.

E il fatto che, nell’ambito della programmazione dei docenti di strumento, sempre maggiore spazio e attenzione vengano dedicati alla musica d’insieme, dimostra quanto profondamente sia stata acquisita la consapevolezza dell’enorme potenziale che la musica ha di assurgere a metalinguaggio in grado di mettere perfettamente in comunicazione i membri di una stessa comunità, scolastica o non, abbattendo ogni barriera costituita dall’appartenenza a generazioni o background differenti.

Una storia di successo in tal senso, autentico case history del territorio che merita, innegabilmente, di essere citata, è sicuramente l’esperienza dell’I.C. Frascati 1, reduce dal grandissimo successo dello scorso 5 giugno a Villa Tuscolana, che ha visto esibirsi docenti, studenti ed ex allievi dell’istituto e dell’Associazione Frascatimusica in un acclamato concerto dedicato alle colonne sonore di film passati alla storia come pietre miliari del cinema internazionale. 

Un’esperienza talmente coinvolgente e importante per i ragazzi che l’hanno vissuta che abbiamo voluto raccoglierne le testimonianze, con l’obiettivo di dipingere con le tinte pure e brillanti di cui solo le loro anime sono capaci un momento speciale che rappresenta il coronamento di un percorso impegnativo, ma estremamente gratificante.

Se penso al concerto del 5 giugno,” dichiara Laura Lombardi, giovane pianista allieva della Prof.ssa Monica Colombini, ne ho un bel ricordo, il ricordo di un momento in cui ho provato ansia, ma anche felicità e soddisfazione. Il pianoforte è da sempre il mio strumento preferito e studiarlo a scuola ha fatto sì che io imparassi moltissime cose nuove interessandomi a tanti altri aspetti teorici e pratici della musica. L’esperienza dell’orchestra, inoltre, ha rappresentato un momento bellissimo che mi ha fatto capire l’importanza di essere parte di un gruppo, perché suonare insieme ad altre persone rafforza anche il legame di chi suona con la musica stessa.”zucchet 1 ilmamilio

Le fa eco Alessandro Paternoster, anche lui pianista, il quale ci ha raccontato che suonare il pianoforte, dando la possibilità di scegliere altezza e intensità delle note, consente di ispirare emozioni diverse al pubblico.” Riferendosi all’esperienza come membro della formazione orchestrale e al ruolo della musica nella propria vita, Alessandro aggiunge: “Grazie all’orchestra ho conosciuto tantissime persone, non solo altri ragazzi della scuola, ma anche ex allievi. La musica mi aiuta tantissimo: se sono giù di morale, ascolto musica; se sono arrabbiato, mi metto subito al pianoforte. Consiglio a tutti di intraprendere il percorso dell’indirizzo musicale perché lo studio di uno strumento aiuta tantissimo a costruire legami con gli altri e a capirsi reciprocamente.”

Dello stesso avviso Zahia Franco, clarinettista della III D, allieva della Prof.ssa Lia Sanzio, che descrive l’essere parte di un’orchestra come “un’emozione assurda, in cui uno degli aspetti più stimolanti è suonare insieme a persone adulte che ispirano la voglia di proseguire lo studio dello strumento anche dopo il percorso scolastico”. Un percorso, quello dell’indirizzo musicale, che Zahia consiglierebbe senza alcun dubbio ad altri ragazzi, “purché siano consapevoli dei sacrifici che dovranno fare, perché sarà necessario mettere da parte tanto altro per focalizzarsi sulla musica”.

Sacrifici che, nonostante tutto, ripagano, come testimonia Ludovica Furchì, clarinettista della II D: “Non so precisamente per quale motivo io abbia scelto l’indirizzo musicale, credo che il suono e la bellezza stessa del clarinetto mi abbiano spinta a sceglierlo. Per quanto riguarda le attività dell’orchestra, inizialmente l’idea mi spaventava, ma suonando e passando del tempo insieme agli altri mi sono resa conto di quanto fossimo uniti. Insieme agli ex allievi, ai miei compagni e ai miei insegnanti sento di far parte di una grande famiglia. La musica è diventata tutto ciò che mi circonda: ispirazione, emozione, divertimento…”

Qualche giovane musicista, nell’abbracciare la scelta dello strumento, è stato ispirato da un membro della famiglia. “Ho seguito l’esempio di mia sorella,” racconta la clarinettista Chiara L’Abbate, “la vedevo sempre tornare a casa con il sorriso, dopo le lezioni di flauto, e questo mi ha trasmesso una gran voglia di suonare, che poi si è trasformata in una grande passione per il clarinetto grazie alla mia docente di strumento, la Prof.ssa Sanzio. Credo che lo studio della musica, a quest’età particolare in cui i ragazzi si sentono diversi e ribelli, possa davvero aiutarli a capire veramente chi sono, oltre ad aiutarli a divertirsi e a fare amicizia.”

Anche Matteo Ricciardi, pianista dall’età di sei anni, ha iniziato a “respirare” musica in famiglia: “I miei genitori, appassionati di Chopin e Beethoven, mi hanno fatto innamorare della musica classica sin da bambino. Ho studiato pianoforte per cinque anni alla scuola primaria, ma l’ammissione all’indirizzo musicale della scuola secondaria mi ha consentito di progredire nello studio in maniera più seria e l’esperienza dell’orchestra mi ha reso migliore non solo come musicista, ma anche come individuo e amico, perchè il rapporto che si instaura è meraviglioso, ci si sostiene a vicenda e si impara impegnandosi e divertendosi”.

La possibilità di stringere legami saldi con altri compagni e di vivere splendidi momenti di condivisione è al centro anche delle riflessioni di Aurora Tondi, pianista della II D che dichiara di provare una “sensazione di appagamento quando si fa musica tutti insieme,” sottolineando che uno dei motivi principali per cui consiglierebbe ad altri ragazzi di fare la sua stessa scelta è “l’opportunità di arricchire il proprio bagaglio culturale e di emozioni, di scoprire nuove capacità personali e di conoscere nuovi amici con cui condividere tutto questo”.

Michelangelo Bucci, clarinettista, fa un bilancio estremamente maturo di quanto vissuto finora, scrivendo: “La musica mi ha insegnato ad essere più disciplinato e a gestire meglio la tensione. Essere parte di un’orchestra insieme a musicisti più grandi ed esperti mi ha spronato a migliorarmi e mi ha fatto sentire, in qualche modo, ‘importante’. Durante il concerto, paradossalmente, pur essendo emozionatissimo, per la prima volta non ho avuto paura. Questo percorso mi ha regalato alcuni dei momenti migliori della mia vita fino a questo momento, pertanto lo consiglierei a chiunque.”

Altrettanta preziosa profondità è ravvisabile nelle parole di un’altra allieva della Prof.ssa Sanzio, Francesca Grassi della III D: “Molte persone pensano che fare musica si riduca a suonare uno strumento e a saper leggere le note, ma in realtà è molto di più. Il cuore riesce a trasformare quelle semplici note in melodie che trasmettono sentimenti profondi e li fanno arrivare al pubblico. Frequentare la sezione musicale, per me, in questi tre anni, è stato come poter sempre contare sulla presenza di una luce nelle tenebre. Posso aggrapparmi alla musica e fare riferimento ad essa sempre, in ogni difficoltà.”

E il valore educativo della musica è ampiamente riconosciuto anche da Flavio Liso, anche lui clarinettista della III D, che l’ha definita “una mamma severa, ma buona, che aiuta a crescere e ad assumersi le proprie responsabilità.” Flavio utilizza una metafora efficace anche a proposito dell’orchestra, evidenziando quanto nella musica d’insieme “il singolo strumento sia necessario per far funzionare il tutto, esattamente come nella vita le azioni di un solo individuo possono fare del bene alla collettività.”

E cosa provano gli ex allievi di strumento che hanno scelto di proseguire il loro percorso dopo il triennio e che partecipano tuttora alle attività orchestrali?

Ce lo hanno voluto rivelare Caterina Rocca, ex allieva di clarinetto, e Leonardo D’Amico, ex allievo di pianoforte.

“Negli studenti attuali rivedo la me stessa di qualche anno fa,” osserva Caterina, “con tutte le mie incertezze e le mie difficoltà del tempo. Ma vedo anche la loro capacità di cogliere la leggerezza e il divertimento dei momenti condivisi. Mi auguro che la maggior parte di questi ragazzi prosegua il proprio percorso dopo il triennio, perché niente quanto la musica può insegnare loro il rispetto per gli altri e rappresentare un linguaggio universale per dar voce ai sentimenti.”

“Proseguire dopo la fine della scuola secondaria di I grado,” racconta, invece, Leonardo, “mi ha permesso di continuare a coltivare le splendide amicizie iniziate negli ultimi anni. Durante le prove orchestrali riconosco negli studenti più giovani le stesse ansie che provavo io, come la paura di commettere errori. Solo con il tempo si possono imparare a gestire queste emozioni, ma l’aspetto più importante del fare musica insieme è proprio l’aiuto reciproco che regna all’interno dell’orchestra: nessuno si sente superiore a nessuno e tutti sono pronti a tendere una mano e offrire la propria esperienza e i propri consigli a chi è in difficoltà. La musica apre la mente, permette di accogliere nuovi punti di vista senza fermarsi alle apparenze e questo, credo, sia una delle ragioni principali per cui i ragazzi dovrebbero continuare a studiarla anche dopo la terza media.”

Un grande trionfo, dunque, il concerto del 5 giugno, non solo per l’incanto che ha regalato al pubblico, ma anche per le preziose riflessioni che ha ispirato a tutti coloro che, di tale incanto, sono stati fautori.

E non troviamo modo migliore, per concludere questa carrellata di emozioni, che citare il bellissimo componimento della Professoressa Patrizia Giola, ex docente di scienze motorie dell’IC Frascati 1 che, sulla scia delle sensazioni che le ha ispirato il concerto di Villa Tuscolana, ne ha voluto tradurre in versi la potenza, delicata come rugiada che imperla petali di fiori, travolgente come un’onda che culla l’anima in un abbraccio di spuma rigenerante.

Cortocircuito

 

Non fili elettrici

Contatti metallici

Flussi di corrente

Ma note

di un’orchestra,

nella testa

nella pelle

nell’anima.

A occhi chiusi

i suoni si amplificano,

avvolgono,

note ora delicate

ora soffuse ora potenti

per confluire di nuovo

in un equilibrio soave

creando magia

stupore

brivido.

Poi…le note tacciono

Gli strumenti riposano.

Inatteso lo spettacolo continua…

Non più suoni

ma colori,

vista che toglie il respiro

sulla linea dell’orizzonte,

lì davanti a te.

All’uscita di quell’antica sala

cattura il blu scuro di un cielo terso

mescolarsi con le tonalità del rosso.

Tracce di un sole che saluta il giorno.

E le melodie

che ancora risuonano

sulla pelle

si colorano.

Cortocircuito di emozioni

E dici grazie…

di Romina Russo

 

 

 

 


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