Pubblicato: Venerdì, 12 Luglio 2024 - Flavia Santangeli

Una lunga e secolare narrazione nel territorio

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Nei racconti del focolare dei Castelli Romani le anime del Purgatorio, conosciute comunemente come Anime Sante, occupano una certa rilevanza quasi quanto i fantasmi e le streghe. A differenza delle donne-streghe con un potere malefico, le Anime Sante aiutano nei momenti di pericolo, eppure anch’esse, dal momento che si manifestano per breve tempo nella vita terrena, regalano brividi di sbalordimento e di paura a chi ascolta le loro storie, le loro apparizioni.

A Rocca Priora le Anime Sante appaiono spesso sotto forma di uomini e donne in carne e ossa, invece a Rocca di Papa, pur essendo ugualmente di aiuto nei momenti di pericolo, si manifestano di volta in volta in forme diverse, facendo apparire animali o esseri umani. Il risultato è lo stesso: vengono superati pericoli e paure, a volte mortali.

Un cane bianco che accompagna è il più comune segno della presenza delle Anime Sante, ricordato da molte testimonianze anche ad Albano Laziale e a Marino, tanto che ai bambini di Rocca di Papa veniva detto: “Se vedi un cane bianco non lo scacciare”. “E se me mozzica?” “No, nun te mozzica, so’ Anime Sante…”

Ai Castelli Romani il cane bianco è sempre una figura positiva, rassicurante, come lo sono, d’altro canto, tutte le apparizioni collegate alle Anime Sante. A tal proposito vi è un racconto esemplare, quello del cane che accompagna nel cammino, facendo superare la paura, narrato nel libro di Maria Pia Santangeli, Streghe, spiriti e folletti - L’immaginario popolare nei Castelli Romani e non solo, Roma, ed. Edilazio, 2013.

Il titolo del racconto è proprio Il cane bianco, ambientato tra Rocca di Papa e Grottaferrata:

Un uomo mandò un giorno i suoi due giovani figli, fratello e sorella, al mulino di Squarciarelli, poiché a Rocca di Papa nell’Ottocento il mulino non c’era. Si raccomandò di porre i sacchi sul dorso dell’asinella in egual misura da una parte e dall’altra.

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I figli lo rassicurarono e partirono allegramente per questa sorta di avventura; una volta giunti a Poggio Tulliano trovarono il mulino affollato di avventori e dovettero attendere a lungo il loro turno. Quando il grano e il granoturco furono macinati, il giorno volgeva ormai al tramonto, allora i due giovani caricarono velocemente l’asina alla meglio e si avviarono verso Rocca di Papa.

In breve tempo giunsero circa a metà strada e sorpassarono una giovane donna, che conoscevano appena, con un sacco sulla testa. Vedendola stanca, il ragazzo le offrì di far portare il suo sacco dalla bestia e l’aiutò a legarlo al basto. Intanto si faceva sempre più buio, i boschi ai lati della strada erano già fitti di ombre e c’era ancora molta strada da fare. Improvvisamente videro apparire un cane, un grosso cane bianco che si avvicinò ai tre con fare mansueto. Il cane, con atteggiamento festoso, iniziò a seguirli da vicino; i tre giovani si tranquillizzarono, non ebbero più paura, compresero che quel cane era un guardiano amico e fedele.

Nel frattempo il padre era agitato da mille preoccupazioni e, non potendo resistere all'incertezza, uscì per andare loro incontro. Giunto fuori dal paese li vide arrivare tranquilli, sorridendo. Quando li vide, l’uomo esclamò: “Come avete fatto ad arrivare fin qui con l'asinella in quello stato? Vi hanno proprio aiutano le Anime Sante…” I giovani si voltarono verso l’animale, che nel frattempo era sparito.

Molte sono le storie di un grosso cane bianco, apparso per esortare qualcuno e poi scomparso, lasciando la certezza che qualcuno da un mondo invisibile avesse vegliato su di loro…


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