Pubblicato: Sabato, 06 Luglio 2024 - redazione attualità

E' una malattia rara, che colpisce prevalentemente le donne, ma in misura minore anche gli uomini

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La cistite interstiziale è una malattia rara, che colpisce prevalentemente le donne, ma in misura minore anche gli uomini. Ai sensi del regolamento (CE) 141/00 del DM 279/01, sono considerate rare quelle malattie a rischio di vita o gravemente invalidanti e croniche che colpiscono non più di cinque individui su diecimila nell’Unione Europea.

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Si tratta di una patologia cronica che colpisce l’interstizio della parete vescicale, cioè lo spazio che esiste tra la muscolatura della vescica (detrusore) e il rivestimento interno della vescica (mucosa), determinando modificazioni strutturali a livello della parete di tale organo che comportano un progressivo deterioramento dell’attività vescicale fino ad una completa defunzionalizzazione.

Ciò comporta dolore sovrapubico, bruciore vescicale, sindrome della frequenza/urgenza minzionale dolorosa e una severa sindrome disurica, a cui possono aggiungersi diverse comorbilità come la vulvodinia, la fibromialgia, la stanchezza cronica e una forte sindrome ansioso-depressiva reattiva alla malattia.

Si stima che sia una malattia rara, ma in realtà potrebbe essere molto più diffusa sia su base nazionale che mondiale, dal momento che solitamente vi è un ritardo diagnostico di almeno dieci anni. Viene suddivisa in due gruppi: la forma più grave definita ulcerosa (ulcere di Hunner) e non ulcerosa. Nelle fasi più avanzate di tale patologia si giunge ad un completo sovvertimento della funzione vescicale fino a dover giungere a un intervento demolitivo di asportazione chirurgica della vescica che risolverebbe solo alcuni aspetti della malattia.

Da uno studio condotto negli Stati Uniti su questa patologia è emerso che i pazienti affetti da cistite interstiziale in stadio avanzato sono costretti a una qualità della vita addirittura più difficile dei pazienti affetti da problemi renali e costretti quindi a lunghe sedute di dialisi. È pertanto indispensabile giungere il più tempestivamente possibile a una diagnosi di certezza che consenta l’instaurarsi del giusto percorso terapeutico, prima che la progressione della cistite interstiziale abbia indotto a livello della parete vescicale e di tutti gli altri organi coinvolti, un danno irreversibile. 

La qualità della vita delle persone affette da questa patologia fortemente invalidante, soprattutto nelle forme più avanzate, risulta altamente compromessa sia a livello lavorativo, relazionale, sociale e familiare, determinando molto spesso una grave forma di sindrome ansiosa-depressiva reattiva alla malattia, che necessita anche un supporto psicologico.

Lo stress psico-fisico peggiora notevolmente il quadro sintomatologico e clinico delle malattie ad origine autoimmunitaria, com'è stato ampiamente documentato in letteratura scientifica e si consiglia, per quanto possibile, di evitarlo accuratamente. 

Le cure che si conoscono attualmente non determinano la guarigione, ma permettono soltanto e neanche sempre con dei risultati apprezzabili, di gestire la sintomatologia e il conseguente dolore cronico.

Per tutte queste motivazioni, è fondamentale non solo giungere quanto prima a una diagnosi precoce, ma anche incentivare la ricerca scientifica su questa patologia che può diventare così invalidante. Non è accettabile il fatto che ad alcune persone vengano negati i benefici del progresso della medicina e il diritto ad un’adeguata qualità di vita, solo perché affette da una patologia che colpisce un numero “relativamente esiguo” di individui.


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