- Dettagli
- Scritto da Redazione meteo
- Categoria: NEWS
ROMA (attualità) - Nuova rimonta di qualche giorno dell’Anticiclone africano
ilmamilio.it - contenuto esclusivo
In questa seconda settimana di aprile prossima al termine, abbiamo sperimentato una vera altalena termica con temperature abbondantemente sopra la media per il periodo lo scorso weekend, per passare a metà settimana con temperature in media o poco sotto. Situazione che sembrerebbe nuovamente presentarsi in questo weekend, quando avremo nuovamente una rimonta di qualche giorno dell’Anticiclone africano. Tempo stabile e soleggiato con qualche velatura di passaggio sul comparto romano ed Albano. Temperature quindi destinate a salire con apice tra sabato 13 e domenica 14 aprile, quando avremo valori intorno ai 24/26°C. La ventilazione sarà prevalentemente di brezza occidentale. Questa altalena termica proseguirà anche nel corso della prossima settimana quando si prevede l’arrivo di una perturbazione nord- atlantica con temperature che si riporteranno in linea con il periodo.
- Dettagli
- Scritto da Fabrizio Giusti
- Categoria: NEWS
ACCADDE OGGI - Il 12 aprile 1959 muore il sacerdote che ha aperto una strada nuova per la Chiesa
ilmamilio.it
Don Primo Mazzolari guardava oltre l'orizzonte. Due guerre vissute in prima persona ne avevano determinato la convinzione, la determinazione. Era un prete scomodo. Visse tra Cicognara e Bozzolo, nel mantovano, dai quali riuscì a collegare il vangelo all'impegno della società, parlando di democrazia, di impegno rivolto ai giovani, bisogno di incrociare culture diverse, anche tra comunisti e cattolici, in una proiezione umana che dalla periferia arrivava al mondo.
Diceva: ''Non vogliamo una rivoluzione che invidi, ma una rivoluzione che ami: non vogliamo portar via a nessuno il suo piccolo star bene, vogliamo solo impedirgli che il suo piccolo star bene determini lo star male di molti''.
Anticipò i tempi, interrogandosi sul ruolo del laicato all'interno della Chiesa, della parrocchia, aprendosi ai poveri e ai lontani. Le fede dell'azione, del rispetto, la sobrietà: per questo fu un predicatore, un uomo dalla voce emotiva, un educatore, un parroco, un plasmatore amorevole di coscienze. Un punto di riferimento, inizialmente isolato ma profetico, un irrequieto che toccò con mano temi ancora attuali.
L’INIZIO - Primo Mazzolari nasce agli inizi del 1890 a Santa Maria del Boschetto, frazione rurale di Cremona, dove nel 1902 entra in seminario. Matura fin da giovane le sue idee sulla Chiesa e sulla società, accordata la sua fiducia alla modernità, è permeato da un patriottismo di ispirazione risorgimentale e democratico. Lo fa in periodo storico che non lo aiuta, poiché il Papa è Pio X, antimodernista, antidemocratico, antirisorgimentale. Tuttavia sposa l'affermazione della propria libertà di coscienza (''Io amo la Chiesa e il Pontefice, ma la mia devozione e il mio amore non distruggono la mia coscienza di cristiano'') davanti a tutto il resto.
Il 24 agosto 1912 viene ordinato sacerdote. Favorevole all'interventismo democratico, nel 1915 si arruola come volontario nella prima guerra mondiale e diventa cappellano militare nel 1918. E' qui, tra le trincee, negli ospedali della sofferenza, che matura il dubbio che si affaccia. Si pone delle domande, nutre la sua coscienza di quesiti. Nei combattimenti perde suo fratello maggiore. Sotto le tende sporche, tra gli odori dei disinfettanti, giacevano i malati. Ragazzi che urlavano, soffrivano, morivano. Il pensiero dell’inutilità di questo sacrificio lo interroga.
Dopo il congedo, il 31 dicembre 1921, viene nominato parroco a Cicognara, nella quale rimarrà fino all'estate del 1932 quando verrà trasferito a Bozzolo, dove visse per il resto della sua vita.
Dentro a questa esperienza Don Primo Mazzolari fortifica la sua ‘fortezza’ di valori. Nel 1925 viene denunciato dai fascisti perché si è rifiutato di cantare il ''Te Deum'' dopo il fallito attentato a Mussolini ad opera di Tito Zaniboni. La notte del 1º agosto 1931, chiamato alla finestra della canonica, gli sparano a vuoto tre colpi di rivoltella. Don Primo non ama il fascismo e non è amato dai fascisti. E' così per tutta la durata del ventennio. Nel Regime il sacerdote coglie il nuovo paganesimo anticristiano, il tentativo di costruire un regime totalitario che vuole assoggettare le anime e i corpi, seminando la violenza contro la fratellanza.
Dopo l'8 settembre 1943 partecipa attivamente, per questi motivi spirituali, alla lotta di liberazione incoraggiando i giovani a partecipare alla Resistenza. Viene arrestato, rischia la vita. Rilasciato, è costretto a vivere in clandestinità fino al 25 aprile 1945.
Poi arrivò il tempo della ricostruzione, sopratutto morale, della nazione e dei fedeli.
LA SVOLTA - Nel 1949 fonda il quindicinale ''Adesso''. I suoi scritti attirano le sanzioni dell'autorità ecclesiastica, che ne ordina la chiusura nel 1951. A luglio dello stesso anno, gli viene imposto il divieto di predicare fuori della diocesi senza autorizzazione e di pubblicare articoli senza una preventiva revisione. Combatte il comunismo come ideologia materialista, ma cerca di comprendere perché milioni di persone si dirigono verso di esso. Sviluppa un pensiero sociale vicino alle classi deboli in chiave profondamente pacifista. Mentre le istituzioni lo reprimono, il suo messaggio influisce all'esterno nella società, nella politica e tra e parrocchie, ispirando o calamitando l'attenzione di uomini come Ernesto Balducci, Giorgio La Pira (Leggi: Giorgio La Pira: il pane, il lavoro e il sacro. La Pace attraverso l’attesa e la difesa della povera gente) e Don Lorenzo Milani (Leggi: Don Lorenzo Milani e quell’insegnamento: “Ogni parola che non impari oggi è un calcio nel culo domani”).
Nel 1955 esce una pubblicazione anonima, ''Tu non uccidere'', ove Mazzolari attacca la dottrina della guerra giusta e porta avanti le teorie della "nonviolenza", da sostenere con un forte ''movimento di resistenza cristiana''. Il mondo diviso in due blocchi, la paura della bomba atomica che già in Giappone ha creato morte e distruzione, porta naturalmente il suo pensiero contro ''il punto oscuro dell'umanità'' e i motivi ''giustificazionisti'' dei conflitto negli ambienti clericali.
Don Primo, con la veemenza della sua parola, dal suo piccolo paese di provincia, nell'angoscia dei totalitarismi, irrompe nella coscienza e nel dibattito con una forza rivelatrice. È solo verso la fine degli anni cinquanta, negli ultimi mesi di vita, che comincia a ricevere le prime attestazioni di stima da parte delle alte gerarchie ecclesiastiche. Nel novembre del 1957 l'arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI (Leggi: Paolo VI e la sua idea. Il Papa che lasciò in piedi la Chiesa negli anni del conflitto ideologico), lo chiama a predicare presso la propria diocesi. Nel febbraio del 1959 Papa Giovanni XXIII lo riceve in udienza privata e lo saluta pubblicamente come "Tromba dello Spirito Santo in terra mantovana".
''Chi ha poca carità vede pochi poveri. Chi ha molta carità vede molti poveri. Chi non ha carità non vede nessuno''. Per Don Primo era giusto porsi temi e problemi di fronte al rapporto tra religione e potere e soprattutto sul ruolo e la responsabilità della Chiesa nella crisi della società contemporanea, tra autoritarismi, guerre, conflitti di religione o per la religione.
Morì il 12 aprile 1959 nella casa di cura San Camillo di Cremona. Paolo VI di lui dirà: “Aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti”. La sua dote morale, tesa ai poveri, agli ultimi e alla Pace, in questo tempo confuso e violento, ci è ancora preziosa.
- Dettagli
- Scritto da redazione politica
- Categoria: NEWS
GROTTAFERRATA (cronaca) - La lettera dell'ex assessore
ilmamilio.it
"Egregio Direttore,
Ora che si vanno attenuando le fanfare propagandistiche sul recupero dell’ex mercato coperto, mi permetta di fare qualche considerazione su questa annosa vicenda, come da voi giustamente definito ”il mostro di cemento e acciaio che rappresenta per il centro storico cittadino un vero cancro”.
Questa assurdità che si trascina da anni, finalmente trova una definitiva soluzione.
Da cittadino molto interessato alle vicende amministrative e politiche di Grottaferrata, mi corre l’obbligo di raccontare per amore della verità, come sono andati esattamente i fatti per i quali si è arrivati alla tanto agognata demolizione del mostro d’acciaio e cemento. Pur non avendo in passato condiviso molte scelte politico amministrative della passata amministrazione, debbo riconoscere con tutta onestà, l’esclusivo merito di essere stata la vera artefice del finanziamento dei fondi del PNRR con i quali si procederà alla demolizione di quell’obbrobrio che da cinquant’anni è stato l’incubo della nostra cittadina. La cosa che stupisce, è la mancanza di stile istituzionale con il quale, non sono riconosciuti i giusti meriti di chi ha operato per il raggiungimento di un risultato, cosa che in passato, contraddistinguevano le amministrazioni. Sorprende vedere un atteggiamento di esagerato autocompiacimento per un fatto amministrativo i cui meriti sono principalmente dell’Amministrazione Andreotti. Che cosa è che ha spinto quest’amministrazione ad eclissare totalmente i meriti della passata amministrazione?
Probabilmente è stato l’azzeramento totale del progetto per il quale sono stati finanziati quattro milioni di euro. Sarebbe il caso che il Sindaco spiegasse ai cittadini le motivazioni che hanno indotto la sua amministrazione a trasformare, un progetto che vedeva la realizzazione di un auditorium teatro, con sale polifunzionali, in una struttura nuova e moderna, sostituendolo con una progettazione che prevede una piazza e una sala consigliare.
Una scelta legittima, ma per niente condivisibile, che va nella direzione opposta dagli impegni assunti in campagna elettorale. Con il nuovo progetto, si andrà a realizzare una proposta minimalista, per niente utile ai bisogni dei cittadini di Grottaferrata. Un’altra piazza e una sala consigliare, inutili alla crescita e allo sviluppo culturale del paese, doppioni che non hanno alcun senso, rispetto a un impellente bisogno che il paese avrebbe di un auditorium teatro per dare sfogo alle passioni culturali, musicali e teatrali di tanti giovani e tante persone.
Mi domando perché è stato modificato il progetto originario, che aveva permesso di far arrivare quattro milioni di euro? Quale motivo ha indotto quest’amministrazione a stravolgere un progetto funzionale alla cultura, sostituendolo con un progetto funzionale agli interessi della politica? E’ stato forse determinato e consequenziale all’acquisto del cinema “Al Fellini”? L’unico beneficio concreto che vedranno i cittadini sarà la demolizione del mostro di acciaio e cemento, il cui merito “per amore della verità” non è certo di questa amministrazione.
Mauro Tomboletti"
- Dettagli
- Scritto da redazione attualità
- Categoria: NEWS
CASTEL GANDOLFO (attualità) - è stata chiusa dalla Polizia Locale e dagli ispettori della Asl Roma 6 della sicurezza sui luoghi di lavoro
ilmamilio.it
Una Casa Vacanze sponsorizzata anche sui social ed i siti internet turistici è stata chiusa dalla Polizia Locale e dagli ispettori della Asl Roma 6 della sicurezza sui luoghi di lavoro e strutture ricettive per la totale mancanza delle autorizzazioni.
Il proprietario, un trentenne dei Castelli Romani, la affittava a gruppi e coppie di turisti e visitatori, senza aver mai presentato la domanda all' ufficio Suap del Comune, competente per il rilascio ed il controllo delle autorizzazioni al riguardo.
I controlli rientrano nel programma di accertamenti sulle strutture ricettive sul Lungolago ( dove si trovava questa per cui si è intervenuti) e nel centro storico, dove proliferano Case Vacanze, B&B e altre strutture ricettive che danno ospitalità ai turisti e visitatori, controlli al fine di verificare la sicurezza degli ambienti e la regolarità delle autorizzazioni.
Sottocategorie
Pagina 256 di 15245