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GROTTAFERRATA (attualità) - La lettera del sacerdote fondatore di Capodarco
ilmamilio.it - la lettera
"Cari amici del gruppo portante di Grottaferrata,
che sosterrà il progetto intitolato “Dai Castelli a Roma e da Roma nel Lazio”, alla mia partenza verso maggio, nelle Marche dove io rimarrò per seguire, più protetto fisicamente, il movimento ideale di Capodarco.
L’esperienza mia, di animatore, di promotore, su questa mia progettualità, la voglio intitolare al senso del mio sacerdozio, che vivrò il prossimo giovedì Santo, quando anche io debbo a Gesù Cristo la mia scelta, farò conoscere questo documento anche agli amici del Mamilio, il valore di questa progettualità, che nel gruppo portante già organizzato, si divide in 5 progetti particolari, di cui cerco brevemente di dare la conoscenza a tutti voi. Anche per l’urgenza che alcune problematiche del progetto vanno affrontate urgentemente.
Il progetto parte innanzitutto, dal problema delle famiglie dei disabili che, sulla legge 112 del dopo di noi, non solo non sono state mai aiutate, ma i tagli alla sanità e a loro, pongono le famiglie in grande difficoltà per il futuro.
Nella storia della mia azione promozionale, da circa il 2000, varie associazioni di genitori hanno partecipato all’idea del dopo di noi e posso dire che nel Lazio le realtà resistenti sono tante così anche a Roma, molte si avventurano con progetti particolari, di appartamenti dove fanno sperimentare un processo di autonomia. Ma so che un budget di salute, che la legge 328 (la grande legge della riforma sociale collegata alla sanitaria) dovrebbe sostenere il progetto individuale che va definito anche con le ASL, che lo recepiscono dalle famiglie e dai disabili coinvolti, non viene applicato, le famiglie sono sole e si arrabattano a cercare di sviluppare il dopo di noi. Qui ai Castelli è stata la grande esperienza della casa famiglia Milly e Memmo e poi di una casa famiglia nata, da questa prima esperienza, a San Cesario.
La titolarità di questo progetto è della fondazione Capodarco prima del dopo, diretta da un nostro obiettore dei primi anni, Vannicelli Francesco, che nella prima costituzione aveva dentro tre associazioni, nate dal mio lavoro, ed ora sono presidente onorario di essa come garante delle associazioni di genitori del Lazio e di Roma, la fondazione Capodarco prima del dopo ha avuto un piccolo patrimonio a Genzano, dove noi avevamo tentato l’allargamento del progetto al coinvolgimento dei giovani delle scuole, perché le famiglie, questa è la seconda progettualità, hanno bisogno di giovani ben formati al progetto di condivisione e, da tutta l’esperienza mia, venuto a Grottaferrata, la legge 141 sull’agricoltura sociale, è la speranza di realizzare un processo di autonomia nella comunione di vita che si può realizzare con le fattorie sociali nei vari territori, soprattutto dei Castelli. Questo mio primo progetto si dovrà basare sulla riapertura, con le associazioni dei genitori dei Castelli, in tensione anche verso il coinvolgimento dei giovani, con il rilancio della fondazione Capodarco prima del dopo.
Il secondo progetto è proprio questo del coinvolgimento dei giovani, a partire anche da quelli del liceo scientifico Touchek, su cui, già nel passato, ci furono vere aperture al coinvolgimento dei giovani del mondo, venuti dall’America Latina e dall’Africa, che dovrà riprendersi nel progetto con i giovani.
Ma crediamo che l’altra idealità dei focolarini, molto presente nel territorio di Grottaferrata, nel carisma dell’unità dei popoli, potrà essere con la formazione all’agricoltura biologica e sociale, attivata dal Biodistretto, vinto da Grottaferrata capofila dei comuni tuscolani, che coinvolge tante aziende disposte anche all’agricoltura sociale, è affidato anche qui al protagonismo dei focolarini, coinvolti, con il responsabile Cesare Borin, Antonio Coccoluto e al responsabile Franco Sapia, già protagonista di questo discorso dell’agricoltura sociale a Roma, nella grande scuola del Garibaldi, che è tutto un fervore per trovare adesione e concretezze economiche perché il progetto si attui, anche qui con il contributo del comune di Grottaferrata e di altri comuni, sul bisogno di dare ai giovani queste prospettive di coinvolgimento e di servizio e dove poi il progetto, che si svilupperà a Genzano e sarà una progettualità precisa.
Sempre per Grottaferrata il progetto con i giovani deve coinvolgere l’Amu dei focolarini, che ha aperto alla dimensione missionaria verso i popoli del mondo.
Il comune di Grottaferrata, nei sui vari rappresentati, coinvolti nel gruppo portante di 50 persone, devono uscire da questa indifferenza al progetto sostenuto soprattutto da Franco Sapia. Li coinvolgerò, in particolare, perché si facciano promotori e vorrò conoscere le aziende agricole coinvolte.
Tutto questo movimento si fonda sul terzo progetto, delle famiglie e dei giovani, che è la spiritualità di innovazione culturale, di cui abbiamo bisogno, per affrontare il dramma di questo mondo alla deriva sul piano globale. È nata questa progettualità nel tempo, con il Cenacolo di Riflessione e Azione, che dovremmo definire con i Rogazionisti, che hanno una struttura bellissima e storica a Grottaferrata e che non devono vendere, come si minaccia, dei beni ecclesiastici, secondo l’ammonimento di Papa Francesco quando divenne Papa. Su questa dimensione spirituale, c’è tutto l’approfondimento dell’azione che Gesù Cristo ci ha promesso, che sarà presente con noi fino alla fine dei tempi, con la realizzazione del Regno di Dio sulla terra, dove se noi cristiani reagiamo sulla forza della resurrezione, a servizio dei poveri, che è il patrimonio di Capodarco, si realizzerà con i cristiani che devono ritrovare la Fede nella presenza di Dio nella storia, ma Fede animata dalla Speranza e dall’amore, su cui dovremmo realizzare una rivoluzione culturale e spirituale, con le persone più sensibili cristianamente, del gruppo portante.
La speranza del nuovo Vescovo, del Vicario Generale e del Cardinale Brasiliano, che dirige le strutture delle congregazioni, maschile e femminili, è ciò che è nato da tempo e su cui questi giorni ho chiesto di poter visitare la struttura, per far condividere la progettualità agli stessi Rogazionisti, che in questi anni hanno arricchito la città di Grottaferrata con il presepio e tante altre cose da loro create. Il punto di riferimento di questa terza progettualità è del Prof. Carmelo Pandolfi, personaggio stimato e all’altezza di questo compito. Il cenacolo di riflessione azione non può non nascere e i Rogazionisti devono tornare a presidiare, anche loro, la realtà missionaria che hanno nel mondo.
Quarto progetto è proprio la realtà di Roma, della Mistica, su cui non mi dilungo, ma il risultato che abbiamo superato il fallimento, Roma deve rinascere come comunità, quelli di Anteo hanno anche vinto l’ultima asta di Via Tropea, collegata con il lavoro che si farà a Via Lungro, con tutte le famiglie di Roma, per il Dopo di noi e, la collaborazione con la Chiesa, anche economica, che ci è stata promessa, per attuare a Via Lungro, la presenza delle varie associazioni famigliari, che si danno da fare e hanno bisogno del modello di formazione dei giovani, nel Cardinale Zuppi e nel Vescovo di Ascoli Piceno, impegnato dalla CEI, a favorire i progetti pastorali delle regioni centrali, è una grande promessa, anche perché la zona dall’Appia alla Prenestina, con la Mistica, è piena di Speranza per la collaborazione dell’università di Tor Vergata, da tempo coinvolta con noi, oltre alle realtà di Roma est, coinvolta con la Pastorale sociale con la diocesi di Roma con Mons. Francesco Pesce.
Andiamo nel quinto progetto che è quello di Genzano, dove la Fondazione Capodarco prima del dopo, ha la titolarità di un bene destinato al dopo di noi e al lavoro con i giovani, è un altro degli aspetti con cui il grippo portante deve aiutare il progetto di Genzano a riprendere dallo smacco con cui fu chiuso, il suo ruolo promozionale, perché anche qui c’ è un discorso culturale e morale, che è la figura in cui il progetto svilupperà il suo ruolo internazionale di formazione, con quella che è stata la vita esemplare di Eugenio Melandri, su cui, con il Cardinale Zuppi, siamo impegnati a far si che i giovani del mondo, nord e sud, collaborino tra loro, perché è proprio dal sud del mondo che verrà la forza del cambiamento che noi dell’occidente stiamo tradendo.
C’è una progettualità che voglio dirvi, come grande Speranza di creare tra Emila Romagna e le Marche, una progettualità precisa di scambi per favorire questo sviluppo con il sud del mondo.
È logico che il nostro lavoro di ufficio, si dovrà realizzare a Genzano, con la tutela delle famiglie, con la sua fondazione, con la tutela della fondazione Marisa Galli, che è stata fondata dalla tre realtà protagoniste di Grottaferrata e dalle operatrici, giovani, dell’Agricoltura Capodarco, che saranno anche loro coinvolti, con il presidente Stingo, ad illustrare il valore emblematico di Marisa Galli, nella sua azione e nel suo pensiero.
Finisco per dire che sta rinascendo, come appoggio economici di queste nostre iniziative, l’Associazione l’amicizia con Capodarco, che nel 2003, aveva preso il volo, con tante adesioni, a cui nel movimento nazionale, chiederemo il rinnovamento dell’impegno secondo le tre date, Natale , Pasqua e Pentecoste.
Chiudo nel comitato e nell’auspicio che tutto avvenga, secondo la forza di Dio, che do agli amici dei Castelli, forse facendo conoscere ad essi gli articoli con cui io sono stato presente, perché a Pentecoste io sarò nelle Marche per lavorare anche con voi per quanto possibile.
Don Franco Monterubbianesi"
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La rubrica dei Santi celebrati dalla Chiesa
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Il Giovedì santo, alla Messa vespertina "Cena del Signore", il ricordo del convito che precedette la Passione, fa scorgere in una luce tutta particolare sia l'esempio di Cristo che lava i piedi dei discepoli, sia le parole di Paolo sull'istituzione della Pasqua cristiana nell'Eucaristia.
Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale.
Con la messa vespertina “in Coena Domini” ("nella Cena del Signore") inizia il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemorano la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua.
Dal punto di vista liturgico quella del Triduo è un unica celebrazione.
Infatti:
-nella Messa "in Coena Domini" non c'è congedo, ma l'assemblea si scioglie in silenzio;
-il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione, e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio;
-la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.
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GENZANO (attualità) - Ora anche per lui è giunto il momento del congedo dal lavoro, per i raggiunti anni di servizio e di età
ilmamilio.it
E' stato una presenza molto importante per la cittadina dell'infiorata, del pane, dell'accoglienza e della cultura, dal punto di vista lavorativo per oltre 40 anni, come agente della Polizia Locale e poi come ufficiale con il grado di tenente. Ora anche per lui è giunto il momento del congedo dal lavoro, per i raggiunti anni di servizio e di età, anche se ancora come hanno detto tutti i suoi colleghi è un "giovanotto" di bell'aspetto.
Grande festa ed emozioni molto forti oggi a fine turno mattutino al Comando della Polizia Locale per il saluto di congedo del tenente Gianni Barbaliscia "il Vigile Gentiluomo", come lo ha soprannominato il suo amico cronista fotoreporter Luciano Sciurba, dopo una conoscenza lunga quanto gli anni di servizio dello storico tenente genzanese con oltre 40 anni in città.
Si è occupato in questi lunghi anni, come responsabile, un po di tutti i settori, dall'urbanistica, all'edilizia, alla tutela degli animali, ambiente, parcheggi e altre mille incombenze. Molteplici attività, in collaborazione con gli uffici comunali di riferimento, le altre forze dell'ordine, la procura e i tribunali, dove i "Vigili Urbani" (come erano chiamati quando nel 1984 Barbaliscia entrò nel Corpo di Genzano, dopo aver vinto un concorso) ed ora Agenti di Polizia Locale si occupano ogni giorno. Sono intervenuti alla sede di via Roma oggi dalle 13 con un ricco buffett e una speciale e grande torta , per salutare l'ufficiale che da domani è in pensione, il sindaco Carlo Zoccolotti, il vice sindaco Luca Lommi, l'assessore alla Polizia Locale e Personale Roberto Silvestrini, gli assessori Antonella Paternoster, Francesca Piccarreta, Gianluca Ercolani, tutti i suoi colleghi attuali e quelli del passato con cui ha lavorato per lunghi anni e altri funzionari e impiegati comunali dei vari settori .
"A tutti voi, colleghi, amministratori comunali, sindaco, comandante Gianfranco Silvestri, alla cittadinanza intera , ai miei concittadini, desidero dire un semplice grazie. Per quanto mi avete dato, apprezzando il mio lavoro, confrontandoci ogni giorno per risolvere problemi, affrontare insieme situazioni delicate, come la pandemia, e per avermi ognuno di voi; dato e insegnato qualcosa di buono, di cui farò esperienza anche da pensionato. Siamo sempre stati una squadra, per questo abbiamo raggiunto aldilà dei nostri caratteri, dei nostri problemi personali, delle nostre doti e dei nostri difetti, sempre buoni risultati in questi 40 anni di lavoro insieme su mille fronti. Ai nuovi qui presenti, ai più giovani, desidero dire, che in questo lavoro, dobbiamo essere sempre al fianco del cittadino, metterci cuore e passione. Le persone con cui veniamo in contatto ogni giorno, devono vederci, benchè in divisa, come amici e operatori che agiscono per la loro sicurezza e il loro bene, non come soggetti autoritari. Ma come autorevoli rappresentanti della legge, che aiutano i cittadini ad avere risposte, aiuto, nel momento del bisogno, intervenendo lì dove c'è ne sia bisogno per prevenire reati e problemi vari, non solo per sanzionare ".
Un lungo applauso ha chiuso il breve intervento del tenente Gianni Barbaliscia, nel suo solito stile pacato, mite, educato, che gli è valso il soprannome di "Vigile Gentiluomo" quale è sempre stato. Ha lavorato al fianco di molti comandanti, il suo primo comandante è stato il mitico Carlo Giorgi, detto " U Guardiò" per la sua mole e la sua altezza di circa 2 metri, un uomo di grande bontà e ironia.
Si sono susseguiti in questi lunghi 40 anni molti sindaci, da Cesaroni (quando entrò nel Corpo nel 1984) a Zoccolotti, passando per Pesoli, Ercolani, Gabbarini, Lorenzon, un paio di commissari prefettizi, la reggenza da sindaco di Maurizio Spinetti dopo la morte di Cesaroni nel 1997, andando sempre d'accordo con tutti, facendo il suo lavoro con dedizione e professionalità. Gianni Barbaliscia era entrato nei Vigili Urbani nel 1984, con quel gruppo di colleghi, di cui ancora molti sono in servizio e con cui c'è stata sempre affinità, confronto rispettoso e crescita negli anni.
Sono intervenuti anche il comandante della stazione Carabinieri di Genzano, luogotenente Giuseppe Esposito La Rossa, l'appuntato Gennaro Ricci e la presidente del consiglio comunale Patrizia Mancini.
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CASTEL GANDOLFO (eventi) - Nell’occasione è stata consegnata una nuova donazione di cinquemila euro, dai fondi della “carità del Vescovo”, per le necessità di questa casa di accoglienza
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Nel pomeriggio di martedì 26 marzo il vescovo di Albano, Vincenzo Viva si è recato nuovamente in visita presso il Monastero studita ucraino di Castel Gandolfo, dove il padre Kozak Oleh, conosciuto come padre Oreste, accoglie, insieme a dei volontari, circa trenta rifugiati dalla guerra ucraina. Nell’occasione è stata consegnata una nuova donazione di cinquemila euro, dai fondi della “carità del Vescovo”, per le necessità di questa casa di accoglienza.
Al fraterno incontro con padre Oreste e con gli ospiti del monastero, soprattutto mamme con i loro figli e persone anziane, ha partecipato anche Alessio Rossi, direttore della Caritas diocesana di Albano. «In questi giorni della Settimana Santa, nei quali contempliamo il cammino di Gesù verso la sua crocifissione sul monte Calvario in Gerusalemme – ha detto il vescovo Viva – è necessario per noi fissare lo sguardo anche sulle persone crocifisse nel nostro tempo. Il popolo ucraino è un popolo traumatizzato ormai da più di due anni. Nel mese di dicembre dello scorso anno si sono contati quasi 6 milioni di rifugiati ucraini in Europa: famiglie sconvolte che hanno dovuto lasciare le loro case, gli ambienti a loro familiari, scappare da bombe e violenze, cercare riparo in altre nazioni. Il sorriso è scomparso dal volto dei bambini. I loro occhi ci parlano della sofferenza di questo popolo. Tante famiglie sono state divise, mentre i loro papà e i figli maggiorenni si trovano a combattere e a morire». La visita al monastero di Castel Gandolfo è stata, allora, anche occasione per ribadire la vicinanza della Chiesa di Albano a tutto il popolo ucraino: «Oggi – ha aggiunto il vescovo di Albano – sono qui per testimoniare e assicurare che la nostra diocesi di Albano continua a stare vicino a questi fratelli e sorelle ucraini che hanno trovato accoglienza nel nostro territorio diocesano. Siamo vicini con la preghiera, ma anche con la solidarietà concreta.
La nostra Caritas diocesana può raccontare ormai tante storie belle e commoventi di vicinanza a queste persone, molte delle quali hanno trovato integrazione, lavoro, nuovi amici e nuova speranza. Per la maggioranza l’obiettivo rimane ovviamente quello di ritornare nella loro patria, in condizioni di libertà e sicurezza. Per questo è necessario anche uscire dalla spirale infernale della logica della guerra. Qui non si tratta ormai più di vittoria o di resa, ma di fermare le armi che uccidono e distruggono, attraverso la mediazione, la negoziazione e qualche inevitabile compromesso. La pace è possibile, se è veramente voluta, specialmente anche fuori dai confini dell’Ucraina e della Russia».
Negli ultimi due anni, infatti, sul territorio della diocesi di Albano, con il coordinamento della Caritas diocesana, sono stati accolti e sostenuti 60 nuclei familiari, per un totale di 149 persone tra adulti e minori, provenienti dall’Ucraina.
Attraverso il progetto A.PR.I. (Accogliere, Promuovere, Integrare) della Caritas Italiana, sono state aperte le porte di due opere segno della diocesi (la casa di accoglienza “Cardinal Pizzardo” di Torvaianica e la casa “Monsignor Bernini” di Tor San Lorenzo) e di alcuni istituti religiosi presenti sul territorio diocesano (lo stesso monastero Studita-Ucraino di Castel Gandolfo, le Missionarie Unitas in Christo ad Patrem di Anzio, le Monache Agostiniane di Genzano, i Salesiani don Bosco di Genzano, i Padri Giuseppini del Murialdo di Albano), che hanno offerto a queste famiglie non solo un rifugio sicuro, ma anche un sostegno tangibile nel cammino verso l'autonomia. " Grazie al costante lavoro e alla generosità di questi istituti e dei volontari della Caritas, tutte le persone ospitate hanno potuto raggiungere un buon livello di autonomia, integrandosi positivamente nella comunità in uno spirito cristiano ", ha detto ieri mattina il vescovo Viva nel visitare il Monastero Ucraino di via Gallerie di Sopra a Castel Gandolfo, una splendida location a picco sul Lago Albano.
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