Pubblicato: Domenica, 13 Ottobre 2024 - redazione eventi

GROTTAFERRATA (eventi) - Il fossato che cinge l’Abbazia di Grottaferrata ha rappresentato l’incantevole scenario di un’esperienza suggestivamente insolita: un teatro mobile con i drammi di Bertold Brecht

ilmamilio.it

Lo scorso sabato 12 ottobre, il fossato che cinge l’Abbazia di Grottaferrata ha rappresentato l’incantevole scenario di un’esperienza suggestivamente insolita: un teatro mobile in cui i drammi didattici di Bertold Brecht hanno consentito ad uno “spettatore” itinerante, di riflettere, tra monologhi e musiche con la mente e con il corpo. Una salutare destrutturazione del concetto di teatro in cui lo spettatore non si limita, come l’etimo latino del termine suggerirebbe, a guardare, ma entra fisicamente nella scena.

Un’inversione che si attaglia perfettamente a Brecht, il quale ci invita a ripensare le tradizionali categorie storiche, facendo emergere gli ultimi, i silenziati e i dimenticati attraverso una rilettura delle vicende di Lucullo, Orazio e Cesare.

Su questa scia la vicenda storica di Lucullo è – ad esempio – narrata dal suo cuoco che lascia trapelare gli aspetti privati del suo comandante, gaudente organizzatore di banchetti, tanto che ancora oggi parliamo di pranzi luculliani. Nella narrazione teatrale rimangono sullo sfondo le imprese belliche impresse nei manuali per valorizzare quel cosmo etereo e dimenticato dei tanti giovani (e meno giovani) soldati che ne sono stati vittime. Così come sono vittime, quasi ombre, gli schiavi che costruirono le mura di Tebe, o gli abitanti della città di Mahagonny prigionieri del meccanismo dell’accumulazione capitalistica.

Dall’opera di Brecht, mirabilmente rappresentata, emerge l’uomo, la complessità del suo mondo icasticamente riassunto in una frase per cui “molte cose sono in una cosa”. E proprio questo carattere del reale, eminentemente dialettico, brilla nella intensa rivisitazione della vicenda del duello tra Orazi e Curiazi, allorquando la nazista negazione di ogni umanità avanzava in modo impetuoso. L’autore, nato alla fine dell’800 ad Augusta, aveva vissuto sin da giovane quell’atmosfera di nazionalismo che sin dai tempi dell’unificazione, avrebbe impregnato tutta la Germania dal II al III Reich.

Proprio per questi motivi un teatro così diverso offre un’esperienza sorprendente perché basata su un inedito primato dell’ascolto sulla vista e del movimento sulla stasi.  Anche da questo punto di vista torna la destrutturazione del teatro classico, il cui etimo, questa volta greco, ci parla appunto dell’esperienza del guardare.

Un violino ha ulteriormente impreziosito lo spettacolo, eseguendo musiche che lo stesso Brecht aveva pensato per le sue opere. Anche suoni e voci erano udibili in cuffia grazie ad un apparato tecnico molto sofisticato e assai ben gestito. È interessante notare come spettacoli di questo tipo possano non solo ridurre l’impatto ambientale, ma abbattere anche i costi per la loro realizzazione.

Non è la prima volta che la compagnia rivitalizza il mondo della recitazione: nella storia del teatromobile, oltre ad attori e spettatori, altri elementi della scena sono diventati itineranti. Infatti, nel rappresentare la città di Mahagonny, persino un camion si è trasformato in un palco in grado di raggiungere la platea, con tanto di luci e amplificazioni. All'inizio, però, lo spettatore è colto di sorpresa: il camion sembra solo un veicolo qualunque, e solo più tardi si rivela essere il palcoscenico, svelando la presenza degli attori al suo interno.

Un grazie anche al Comune per aver offerto alla cittadinanza un' iniziativa di così alto livello.

Alessio Conti