CASTEL GANDOLFO (eventi) - Il percorso espositivo in varie sale del Palazzo Papale di piazza della Libertà rappresenta anche una esclusiva mondiale assoluta
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Inaugurata questa mattina alle 10.30 la prima ed esclusiva Mostra che ricorda e commemora al Palazzo Pontificio il tragico bombardamento del 10 febbraio del 1944 che portò morte e desolazione nella cittadina papale, ma dove grazie ai Palazzi e alle Ville Pontificie migliaia di vite furono salvate.
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Il percorso espositivo in varie sale del Palazzo Papale di piazza della Libertà rappresenta anche una esclusiva mondiale assoluta, inaugurato oggi ad ottanta anni da quei tragici eventi. L'inaugurazione è stata effettuata alla presenza della direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta, del direttore delle Ville Pontificie Andrea Tamburelli, avvocato Luca Carboni, coordinatore Archivio Storico Apostolico Vaticano, curatore della Mostra, suor Raffaella Petrini, segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano e del presidente del Governatorato dello Stato Città del Vaticano Cardinale Fernando Vergez Alzaga. Sono intervenuti anche le autorità civili, militari e religiose locali, tra cui il procuratore capo di Velletri Giancarlo Amato, con la moglie Donatella, il vice sindaco di Castel Gandolfo Cristiano Bavaro, il sindaco di Albano Laziale Massimiliano Borelli, altri amministratori pubblici di Castel Gandolfo e Albano e la presidente dell'Associazione Propaganda Fide Ada Scalchi (che ha avuto durante i bombardamenti la perdita della sorella maggiore Fernanda, ritratta in una delle foto esposte da piccolina ferita alla testa) lo scrittore e storico locale Luciano Mariani.
Molti anche i superstiti di quei tragici eventi, che sono intervenuti alla particolare e dettagliata Mostra di foto e reperti, come la signora Agnese Borelli, di Albano, zia del primo cittadino Massimiliano Borelli, oggi 92enne, due anziani fratelli sempre di Albano, sopravvissuti a quei tragici eventi del 44 e molti altri testimoni dell'epoca di Castel Gandolfo e altri comuni dei Castelli, oggi tutti ultra ottantenni.
"Sono lieto di inaugurare oggi la Mostra Castel Gandolfo 1944, insieme a Suor Raffaella Petrini, Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e alla presenza di alcune persone che vissero in prima persona, 80 anni fa, gli eventi che questa Mostra vuole commemorare, vuole rendere memoria comune e condivisa. Ha detto il cardinale Vergez. Saluto in particolare don Tadeusz Rozmus, direttore della Comunità Salesiana della Parrocchia Pontificia San Tommaso da Villanova, il sindaco Alberto De Angelis che non è potuto intervenire per motivi personali, tutta l'amministrazione comunale, e l'Associazione Storia e Memoria dei Castelli Romani (già Associazione dei Familiari Vittime del Bombardamento di Propaganda Fide). Dolore, distruzione, lutti, che trovarono eco nel cuore del Papa. Infatti, si deve proprio a Papa Pacelli se in quel "lungo inverno" del 1944, le Ville Pontificie (il Palazzo Apostolico, la Villa Barberini e i suoi giardini) e la Villa estiva di Propaganda Fide arrivarono ad ospitare oltre 12.000 persone in fuga dalla guerra e dai bombardamenti che stavano colpendo pesantemente i Castelli Romani. Il Pontefice aveva inviato il Sostituto della Segreteria di Stato, Monsignor Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI) e il direttore delle Ville, Emilio Bonomelli, ad organizzare l'accoglienza. Il 25 gennaio 1944, le Ville Pontificie aprirono i cancelli e, senza distinzione di sesso, religione o credo politico, accolsero e soccorsero coloro che cercavano rifugio e riparo sotto l'ala protettrice della Santa Sede, creduta inviolabile. Nei Palazzi e nelle Ville ogni luogo abitabile si riempì: stanze, saloni e scalinate; tende, baracche e capanne sorsero nei giardini tra le fontane e i roseti; nasceva e viveva un'improvvisata "città dei profughi" sulla quale vigilava il direttore delle Ville, insieme ai Superiori di Propaganda Fide, creando i primi essenziali servizi di assistenza. Ma a febbraio le prime bombe lambirono e poi colpirono anche il territorio extraterritoriale, portando distruzione e morte nel luogo ritenuto più sicuro. Il ricovero di speranza si trasforma in luogo di dolore, centinaia di vittime innocenti tra le famiglie e anche tra le religiose e i religiosi.
Era il 10 febbraio 1944, quando verso le 9.15, dei bombardieri americani sganciarono i loro ordigni sul Collegio di Propaganda Fide e su Villa Barberini. Il numero delle vittime non venne mai calcolato esattamente, ma si stima morirono più di 500 civili. Questo drammatico avvenimento ha segnato indelebilmente la città di Castel Gandolfo e la vita di tante famiglie che, grazie alla carità del Venerabile Pio XII, avevano trovato accoglienza. A seguito del bombardamento, la Villa si trasformò in ospedale improvvisato per curare i feriti. Già il 1° febbraio 1944, verso le 15.30, c'era stato un bombardamento su Albano, durante il quale vennero colpiti anche il convento delle Clarisse e quello delle Basiliane, nel territorio extraterritoriale delle Ville Pontificie. Morirono sotto le bombe 16 Monache claustrali.
La guerra non conosce confini, non conosce giustizia e, dopo momenti di relativa quiete, torna a colpire quanti condividevano la vita quotidiana nelle Ville Pontificie (si pensi, tra l'altro, al giovane Bovi, autista vaticano mitragliato dal cielo a La Storta, in viaggio di approvvigionamento per conto delle Ville Pontificie alla fine di maggio).
La sollecitudine di Pio XII aveva fatto il massimo per evitare morti e danni a cose e a persone, ma gli eventi sfuggirono al controllo. Veramente, la carità di Pio XII giunse perfino a dare disposizioni perché le stanze più riservate e il suo stesso appartamento venissero destinati ad accogliere i rifugiati. Sappiamo che la Villa era completamente piena di rifugiati, accampati ovunque, anche nei giardini. Nella camera da letto del Papa in quei mesi nacquero ben 36 bambini, tra cui due gemelli, a cui i genitori diedero i nomi di Eugenio Pio e Pio Eugenio in onore del Papa.
La mostra vuole essere proprio una testimonianza dello zelo del Papa. La storia che questa mostra racconta ci parla di dolore, ma anche di vita quotidiana e di solidarietà. Quando, dopo il 10 febbraio, iniziarono gli sfollamenti graduali di migliaia di rifugiati verso Roma, il Lazio, l'Umbria e le Marche, Pio XII chiese a Monsignor Ferdinando Baldelli di costituire la Pontificia Commissione di Assistenza ai profughi. Aveva il compito di dare assistenza ai profughi del conflitto in corso e di distribuire gli aiuti che arrivavano.
In tutto il percorso della Mostra è presente lo spirito e la volontà di papa Pio XII, infatti dimostra sempre, durante e immediatamente dopo la guerra, uno specifico riguardo al fenomeno dei profughi e dei migranti, a partire dal famoso discorso ai profughi di guerra rifugiati in Roma del 12 marzo 1944 che qui viene riprodotto nel suo audio originale e nel testo con le correzioni autografe dello stesso pontefice.
Nel 1950, cinque anni dopo la fine della guerra, si contavano in Europa circa 12 milioni di sfollati, dei quali un milione e mezzo cittadini stranieri, giunti con le vicende belliche. Il loro rientro nei Paesi di origine era lento e difficoltoso a causa nella mancanza della rete di comunicazione e dei mezzi necessari. Pio XII pensò anche a loro e il 1° agosto 1952, pubblicò la Costituzione apostolica sulla cura spirituale dei emigranti dal titolo: Exsul familia, dalle prime parole “Exsul, Familia Nazarethana”. Questo documento è considerato la magna carta del pensiero della Chiesa sulle migrazioni.
Quando uscì la Costituzione apostolica, erano gli anni dell'immediato dopoguerra e l'Europa attraversava il difficile momento della ricostruzione materiale delle città e della ripresa economica. Nella Costituzione apostolica il Papa invita ad accogliere gli stranieri, gli esuli ed i rifugiati "che sono i nostri fratelli più bisognosi" (Exsul familia, tit. I, 1).
Sappiamo che la sollecitudine per i migranti è una delle preoccupazioni che sta a cuore a Papa Francesco. Come non ricordare i suoi numerosi interventi a favore dell'inclusione, dell'accoglienza, della solidarietà e il suo grido di dolore per le troppe persone che trovano la morte durante il lungo viaggio alla ricerca di una nuova vita. Basti ricordare il monito ripetuto più volte a non far diventare il Mar Mediterraneo un cimitero di migranti e i suoi continui e pressanti appelli per la pace in Ucraina e nel Medio Oriente.
Ringrazio tutti quanti , ha concluso il Presidente del Governatorato Vaticano, hanno contribuito alla realizzazione di questa Mostra, in particolare, Luca Carboni, Segretario Generale dell'Archivio Apostolico Vaticano e curatore della Mostra, il Dottor Andrea Tamburelli, Direttore delle Ville Pontificie, la Dottoressa Barbara Jatta, Direttore della Direzione dei Musei e dei Beni Culturali, assieme ai due Vicedirettori ed ai membri dell'Ufficio Mostre, con i Dicasteri e gli Uffici della Santa Sede che hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra, dall’Archivio Apostolico Vaticano alla Biblioteca Apostolica Vaticana, dal Dicastero per la Comunicazione a quello dell’Evangelizzazione (tramite il Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide), alle diverse Direzioni e Uffici del Governatorato coinvolti (Musei Vaticani, Direzione delle Ville Pontificie, Archivio Centrale, Specola Vaticana etc.), a testimonianza di come si possa lavorare insieme, al di là delle singole specificità, nel raggiungimento di un obiettivo comune ".
Al termine della presentazione e della visita alla Mostra, ai Giardini Vaticani e all'Istituto di Propaganda Fide (eventi che in mattinata sono stati preceduti da una commemorazione ad Albano) c'è stato anche un momento conviviale ( con un ricco buffet) con tutti i presenti nel piazzale interno del Palazzo Papale di piazza della Libertà, dove si tenevano le udienze papali fino a qualche anno fa. I carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo, coordinati dal maggiore Davide Acquaviva, insieme alla Gendarmeria Vaticana, alla Polizia Locale, i Custodi dei Musei Vaticani, hanno presenziato per la sicurezza di tutti i numerosi presenti, sono intervenuti anche una delegazione della Polizia Locale di Anzio in alta uniforme, cittadina nota per lo Sbarco delle Truppe Alleate che subì in quei giorni molti lutti e tanta distruzione come Castel Gandolfo.