Caro Bruno, quanto manchi. Potevamo immaginarlo, ora lo tocchiamo con mano
Pubblicato: Domenica, 31 Dicembre 2023 - di Marco CaroniFRASCATI (politica) - Lettera di un amico
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Con l'imminente fine del 2023 è inevitabile, per ognuno di noi, voltarsi e dare un'occhiata all'anno che è stato. Bello per molti aspetti, brutto per altri: terribile per alcuni, eccellente per altri. Ognuno ha il proprio bilancio: personale, professionale, umano.
Al netto dei mille accadimenti che, locali, nazionali ed internazionali hanno segnato questo 2023, sul piano dei "fatti" di rilievo ma anche personali che hanno contraddistinto l'anno che va a chiudersi c'è la scomparsa di Bruno Astorre.
Senza voler tornare su temi e pensieri già espressi a caldo in quel brutto 3 marzo ed ormai a quasi 10 mesi di distanza, credo sia solo il caso di esprimere quello che in molti - almeno gli osservatori attenti - sono in grado di percepire. Qualcuno, compreso chi scrive, lo aveva immaginato.
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Ovvero che il vuoto politico, per restringerlo a questo ambito, che la scomparsa di Bruno Astorre ha creato, è enorme. E sinora incolmato e, temiamo con sempre maggiore contezza, incolmabile. A livello sovraterritoriale ma anche a livello prettamente locale.
Ecco: se a Bruno va fatta una colpa (e mentre se ne scrive viene in mente lo sguardo che avrebbe fatto a leggere la critica) è quella di non aver avuto la capacità, o forse anche la fortuna, di trovare sul proprio cammino volti e spessori umani e politici in grado di poterne raccogliere l'eredità politica. Come accadde a lui stesso nel momento in cui a scomparire prematuramente fu Severino Lavagnini, nel 2003.
Ammettiamo: la missione era comunque molto, molto difficile.
Dietro a Bruno, Bruno ha lasciato tanti ex soldati (molti piazzatissimi), buoni per fare le battaglie del caso, per portare l'acqua, per servire il partito, ma nulla più. Tanti fedelissimi alfieri, ma nessun generale. Tanti che oggi continuano a calcare le scene politiche locali (nessuno ha la stazza per pensare lontanamente di uscire dal paesello di riferimento) non sono che mezze figure politiche. E questo è un peccato per chi ha avuto la fortuna di avere un "padre" politico di spessore senz'altro superiore al ristretto ambito locale e soprattutto per tutti quei cittadini che si trovano ad essere o ad essere stati rappresentati o amministrati da esponenti che già alla corta distanza si sono rivelati inadeguati al compito politico atteso.
Compito, quello di rappresentare e a volte amministrare il territorio, che certamente non è un compito facile ma che proprio Astorre, col suo modo di intendere la politica territoriale (anche quando a brutto e bruttissimo muso, anche quando sporcandosi le mani ma mettendoci sempre la faccia), aveva indicato come fare. Ma, come detto, bisogna essere anche un pizzico fortunati per trovare sulla strada chi può raccogliere il testimone. Tu, in questo, permettimi, probabilmente non lo sei stato.
Sono sincero, una speranza la coltivo e qualcuno forse potrebbe farcela. Ma si tratta di una mosca bianca. Vedremo.
Caro Bruno, penso davvero che manchi. E che è un peccato che letto questo scritto, non si possa fare una bella discussione. Litigando, scazzottando, se dovesse occorrere, ma riportando sul piatto il gusto della politica. E di un confronto che la gran parte dei tuoi eredi (gli alfieri) non conoscono, preferendo l'arroccamento al dialogo. L'arroganza all'ascolto. L'apparire all'essere. Mezze figure politiche delle quali un domani non sentiremo alcuna mancanza.
Eccola la differenza, Bruno, la differenza sta tutta qui.