I prodotti di Frascati come "premio" ai medici impegnati nella pandemia: l'iniziativa di "Vanda"
Pubblicato: Mercoledì, 11 Maggio 2022 - RedazioneFRASCATI (attualità) - Veri e propri "pacchi di incoraggiamento" donati ai dottori che hanno lavorato durante la pandemia: lo racconta la dottoressa Russo
Ilmamilio.it - nota stampa
Dalla “Cacio e Pepe” del Ristorante Cacciani ai “Brutti Ma Buoni” di Evaldo Molinari, migliaia di pacchi di “solidarietà e incoraggiamento” con i prodotti tipici della Città di Frascati sono stati inviati ai medici di tutta Italia impegnati nella lotta contro la pandemia. L’iniziativa è della Vanda, casa farmaceutica che dal 2016 ha ha scelto di impiantare i propri uffici amministrativi in centro a Frascati.
Chiediamo alla Dottoressa Russo: Come è nata questa iniziativa?
"La pandemia ha colpito duro soprattutto su due fronti: da una parte i medici e dall’altro tutte le aziende che lavorano con il turismo e la ristorazione. Abbiamo pensato potesse essere utile provare a sostenere gli uni attraverso gli altri".
Ci spieghi come è andata.
"All’inizio della pandemia, a marzo 2020, furono soprattutto gli amici medici impegnati a Bergamo e Brescia ad essere travolti dallo tsunami pandemico. Ora sembra passato un secolo ma all’epoca non si trovavano neanche le mascherine. Le facemmo preparare noi, insieme alle visiere, da un bravo produttore di Venezia. Poi la pandemia arrivò in tutta Italia. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto in tutte le zone".
Come si arriva ai prodotti di Frascati?
"Oltre alle mascherine e alla visiere anche tutti i nostri prodotti sono stati messi a disposizione gratuitamente, sia per i medici che per i loro pazienti. A un certo punto però la situazione è andata normalizzandosi, almeno dal punto di vista della fornitura degli strumenti di protezione. Abbiamo pensato che regalare i farmaci andava anche bene, ma potevano essere apprezzati anche altri generi di “conforto”, sotto forma di piccoli gesti di simpatia e di incoraggiamento. I prodotti tipici di frascati per questo erano perfetti".
Come si è trovata con i produttori locali?
"Devo fare i complimenti. Sono riusciti con disinvolta perizia a passare da una dimensione artigianale a una dimensione industriale in pochissimo tempo e senza perdere nulla della loro straordinaria qualità artigianale".
Ci racconti qualche aneddoto.
"Un giorno il nostro Direttore della Comunicazione si presentò al Forno di Mastro Evaldo per comprare i suoi famosi “Brutti ma Buoni”. “Quante confezioni gliene servono? “Mi servirebbero 10 000 confezioni”. All’inizio ci fu un pò di titubanza. Forse pensava che stavamo scherzando. Poi quando capì che dicevamo sul serio ci chiese entro quanti giorni volevamo la consegna. Disse che aveva bisogno di almeno 5 giorni. Ce li ha consegnati in quattro. Abbiamo saputo in seguito che, con i suoi collaboratori, ha fatto le ore piccole per rispettare la scadenza. Lo ringrazio molto".
Sono piaciuti?
"Molto. Due telefonate rimarranno nel mio ricordo. Una da parte di un medico di Torino che voleva dirmi che quel tipo di dolci erano originari della sua città ma non ne aveva mai mangiati di così buoni. L’altra telefonata da parte di uno dei Medici più importanti dell’Umbria. Mi telefonò per dirmi che erano i biscotti preferiti di sua moglie, da poco scomparsa a causa del virus. Era commosso".
Forse questo insegna che nei momenti di difficoltà anche i piccoli gesti hanno grande importanza.
"Il nostro obiettivo era solo dare un piccolo impulso all’economia locale in un momento di difficoltà, non avevamo pensato di poter toccare questo tipo di corde. In effetti, per molti, è stato un momento davvero difficile".
E la Cacio e Pepe?
"La Cacio e Pepe fu il nostro regalo a Natale scorso. Chiedemmo allo Chef Cacciani di preparala in vasetti da inviare tramite corriere".
E’ piaciuta?
"Ha avuto un successo incredibile. Paolo (lo Chef Cacciani, ndr), mi ha riferito che in seguito ha ricevuto molte richieste da tutta Italia di persone che volevano offrirla anche ai loro amici. Potrebbe diventare un nuovo business, perché no? (Ride, ndr). E’ stata amatissima a Milano".
Qualche aneddoto?
"Nel nostro biglietto di saluto spiegammo che la cacio e pepe è uno dei simboli delle freschette. L’augurio fu quello di poter recuperare presto la covivialità semplice e schietta che le caratterizza. Forse ci siamo quasi".
Vi trovate bene nella nostra città?
"Sì. Il nostro centro direzionale è a Ciampino. E abbiamo vissuto lì per diverso tempo. Mia figlia poi si è iscritta a Villa Sora. Approfittammo per trasferirci a Frascati. Dopo abbiamo portato qui anche gli uffici amministrativi. Anche gli ultimi tre farmacologi che abbiamo assunto sono in questa zona".
Si può lavorare bene a Frascati?
"Sì, devo dire che aiuta anche molto. I nostri partner italiani e internazionali adorano venirci a trovare. Medici, ricercatori, farmacologi, manager, tutti amano fare le ore piccole al ristorante 19 di Piazza Monte Grappa. Ringrazio anche i ragazzi dell’Hotel Colonna che ci fanno fare sempre una bella figura. Anche i collaboratori nati altrove sono felici di lavorare qui".
La vostra azienda rimarrà a Frascati?
"Io sono di Milano. Non so se rimarremo. Posso dire che in questi anni ci siamo trovati benissimo. Sia noi che, come dicevo, i nostri collaboratori. E’ una città in cui si può lavorare veramente bene".