Coordinamento Natura & Territorio dei Castelli Romani e ambientalisti: "Consumo di suolo non si arresta nel territorio"
Pubblicato: Sabato, 06 Aprile 2024 - redazione attualitàilmamilio.it
Il consumo di suolo non si arresta ai Castelli Romani.
PNRR e nuovi progetti urbanistici mettono sempre più in pericolo le falde idriche, gli habitat naturali e la stabilità del vulcano laziale, l’allarme del Coordinamento Natura & Territorio dei Castelli Romani e delle associazioni ambientaliste.
Fin dalla proposta di istituzione del Parco Naturale dei Castelli Romani, avvenuta più di 40 anni fa, uno degli obiettivi era la tutela del territorio, inteso come geologia, suolo e habitat naturali del Vulcano laziale. Già nel primo anno dell’istituzione del Parco ampie aree sono state lasciate fuori, modificando il perimetro proposto dal Comitato promotore del Parco per consentire l’espansione e la speculazione edilizia.
Grazie a questa modifica i territori dei Piani di Caiano, dei Campi di Annibale, delle aree tra Frascati, Grottaferrata e Marino e del Monte Artemisio sono stati consumati dall’abusivismo edilizio, dalle lottizzazioni e gli ecomostri. Solo nel 1998 siamo riusciti, dopo una lunga battaglia, a far allargare il perimetro del Parco, facendo anche inserire tutte le foreste che erano rimaste fuori. A causa dell’aumento della popolazione e alla cementificazione il consumo delle risorse idriche è aumentato a dismisura su tutto il territorio, causando l’abbassamento del livello dei laghi, dei pozzi e delle zone umide. La popolazione dall’inizio dell’abbassamento dei livelli dei laghi è aumentata del 45% e i consumi idrici sono raddoppiati, un abitante dei Castelli Romani consuma il doppio dell’acqua della media nazionale, 215 mc pro-capite all’anno.
I Comuni continuano a prevedere nuovo cemento, sono infatti previsti centinaia di migliaia di mc di nuove costruzioni, centri commerciali o “polifunzionali”, spesso tali progetti vengono definiti “green” senza che lo siano veramente magari mettendo qualche alberello e qualche pannello solare, già il consumo del suolo previsto elimina tale definizione in questi progetti. L’opzione zero cemento e il recupero dell’esistente sono, per il coordinamento ambientalista, le uniche alternative possibili. L’analisi satellitare dei nostri territori illustra bene la situazione del consumo del suolo.
Sono numerosi i progetti in fase di realizzazione o di approvazione: sale Congressi e palestre (ad esempio ad Albano), poli turistici in zone industriali, centri commerciali sulla via nettunense, parcheggi su aree archeologiche come ad Ariccia, previsti solo in due Comuni più di 30.000 mc di nuove residenze, ad Ariccia, e di centri polifunzionali oltre 10.000 mc di nuovo cemento ad Albano. Nuovi insediamenti industriali nei vigneti di Cancelliera. Senza parlare delle nuove strade come il tracciato previsto che partirà dallo svincolo di Campoverde sulla 148 Pontina ad Aprilia e proseguirà fino al casello autostradale di Valmontone, passando per i territori di Aprilia, Cisterna di Latina, Velletri, Lariano, Cori, Artena, Labico. Sono terreni che oggi sono occupati da aree agricole, frutteti, oliveti, ma anche vivai ed edifici che dovranno essere demoliti per fare spazio alla nuova infrastruttura stradale. Una vera e propria colata di cemento sui Castelli Romani, in una situazione già ogni limite di sostenibilità.
Senza parlare dei progetti definiti “green” o turistici che invaderanno i crateri dei laghi e dei boschi, progetti contro cui ci stiamo battendo da tempo, come le “palestre a cielo aperto” che vogliono fare nei boschi del monte Artemisio, del Cerquone e nel cratere del Lago di Nemi non habitat naturali da proteggere ma un luogo da consumare, da dare in gestione a privati senza nessuna logica di sostenibilità e senza perseguire gli obiettivi di conservazione della biodiversità per cui il parco dei Castelli Romani è stato voluto dalla popolazione.
In rosso il cemento che ricopre le aree dei Castelli Romani dove è stato maggiore il consumo di suolo
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