Rifiuti a Santa Palomba. M5S Lazio presenta interrogazione: “Residenti esasperati, la Regione risponda”
Pubblicato: Lunedì, 12 Febbraio 2024 - Redazione politicaROMA (politica) - La Regione Lazio ha autorizzato la realizzazione di “un impianto per il trattamento di 65.000 tonnellate l’anno di rifiuti non pericolosi mediante digestione anaerobica, compostaggio e lombricocompostaggio”, nel Municipio IX del Comune di Roma Capitale, in località Solforata
ilmamilio.it - nota stampa
I consiglieri regionali M5S hanno presentato un’interrogazione al Presidente Rocca e all’Assessore all’Ambiente in merito al rilascio del 2 gennaio scorso di un Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (P.A.U.R.) per la realizzazione di “un impianto per il trattamento di 65.000 tonnellate l’anno di rifiuti non pericolosi mediante digestione anaerobica, compostaggio e lombricocompostaggio”, nel Municipio IX del Comune di Roma Capitale, in località Solforata.
“Chiediamo alla Giunta regionale di fare chiarezza sull’area autorizzata che ricade nella riserva naturale di Decima Malafede e in una zona, Santa Palomba, già fortemente stressata da impianti di gestione dei rifiuti. Inoltre, subito dopo l’autorizzazione regionale, è stata pubblicata un’indagine di mercato di Ama per l’acquisto di un terreno destinato proprio a un impianto di biodigestione, che non è però previsto dal piano rifiuti di Roma. E stiamo parlando della stessa zona scelta da Gualtieri per costruire il suo mostro-inceneritore da 600mila tonnellate”, dichiara il capogruppo M5S Lazio Adriano Zuccalà.
“La Regione Lazio ha il dovere di rispondere ai residenti del IX Municipio, di Pomezia, di Ardea e dei Castelli Romani, esasperati da anni di battaglie in difesa del loro territorio, considerato ormai il distretto dei rifiuti di Roma e dell’intera regione. Noi siamo accanto a loro da sempre e continueremo a sostenere le ragioni di cittadini che con grande senso di responsabilità hanno trasformato le loro città in comuni virtuosi, con livelli altissimi di raccolta differenziata, e che non possono pagare il prezzo della gestione fallimentare di Roma Capitale”, conclude Zuccalà.