VICENDE - Vincenzo Cabianca: un esponente dei Macchiaioli a Rocca di Papa
Pubblicato: Sabato, 10 Febbraio 2024 - redazione attualitàROCCA DI PAPA (vicende) - L'artista veneto visse anche qualche anno nella città roccheggiana nella casa "delle rondini"
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Vincenzo Cabianca (1827-1902) è stato un pittore veneto di Verona, esponente del gruppo dei Macchiaioli di Firenze e, insieme a Signorini, Cecioni, Banti e gli altri artisti, un anti-accademico, dal momento che lottò per il trionfo dell’arte nuova, contro le classiche formule accademiche.
Quello dei Macchiaioli è stato un movimento tra i più significativi e innovativi della pittura italiana dell’Ottocento, formatosi a Firenze attorno al 1855 e fecondo di sviluppi fino all’inizio degli anni Settanta. Fecero parte del gruppo, che si riuniva presso il Caffè Michelangelo, artisti sia fiorentini sia provenienti da varie regioni d’Italia, accomunati da una ricerca tecnica ed espressiva che mirava all’equilibrio tra fedeltà al dato visivo e valenza evocativa della trasfigurazione pittorica.
Cabianca ebbe come primo maestro Paolo Caliari presso l’Accademia Cignaroli di Verona. Nel 1845, all’età di diciotto anni si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Ludovico Lipparini e Michelangelo Grigoletti. Nel 1853 si trasferì poi a Firenze e fu allievo di Giovanni Signorini, padre di Telemaco Signorini. Il maestro era un apprezzato pittore al servizio del Granduca di Toscana Leopoldo II. A Milano nel 1851, all’età di ventiquattro anni, Cabianca conobbe il pittore Domenico Induno. Giunto a Firenze nel 1853, si legò ai futuri Macchiaioli. Infine si trasferì a Parigi nel 1861, dove frequentò il gruppo di artisti riuniti intorno alla Scuola di Barbizon, tra cui i pittori Jean-Baptiste Camille Corot e Alexandre-Gabriel Decamps.
Tornò poi in Italia, stabilendosi in un primo tempo a Parma e, nel 1868, a Roma.
La vasta produzione di Cabianca conta più di cinquanta opere, alcune conservate presso la Galleria d’Arte Moderna di Firenze, tra cui Pia dei Tolomei condotta al castello di Maremma (1858), L’interno di un Castello alla Spezia (1859), Luci ed ombre a Palestrina (non datato), Venezia (1863), Cave di La Spezia (1867), Effetto di sole (1868-1879), Cortile rustico (1870-1875), Androne a Terracina (1870-1880), Nettuno (1872), Marina a Castiglioncello (1887-1890), Case a Lerici (non datato), Mattutino (1902), Garibaldi a Caprera (non datato). Altre, invece, si possono ammirare presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, tra cui Contadina a Montemurlo (1861), Castiglion Fiorentino (1862), Studio di donna a Montemurlo (1862).
Frequentando l’ambiente artistico capitolino nel 1887 è tra i fondatori dell’associazione In Arte Libertas insieme ad Alessandro Morani, Alfredo Ricci, Alessandro Castelli, Nino Costa, Enrico Coleman, Mario de Maria, Norberto Pazzini, Gaetano Vannicola e Lemmo Rossi-Scotti. Durante il suo soggiorno nella Capitale, Cabianca incontrò anche l'apprezzamento di Gabriele D’Annunzio, Angelo Conti e Diego Angeli.
Allontanandosi periodicamente dal suo domicilio di piazza Mignanelli prima, poi da quello di Passeggiata di Ripetta, trasse molteplici impressioni dal vero nella Campagna Romana circostante.
Cabianca visse anche a Rocca di Papa e abitò nella casa in piazza Garibaldi detta “delle rondini”, per via dei nidi nel sottotetto; durante il suo soggiorno roccheggiano, l’artista realizzò varie opere che raffigurano alcuni vicoli e scorci del centro storico della bella cittadina dei Castelli Romani.
Divenuto una delle personalità più in voga del panorama artistico romano, prese parte ai più importanti eventi nazionali, inviando alcuni quadri anche all’estero.
La sua attività subì un progressivo rallentamento per una paralisi che, dal 1893, lo costrinse a diradare i rapporti con il mondo esterno; la sua produzione cessa, nonostante i suoi dipinti continuino a comparire nelle esposizioni, come l’ultima personale del 1902 presso la Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma.
Il pittore, scultore e critico d’arte Adriano Cecioni (1836-1886) lo definì un “macchiaiolo” vero, senza esitazioni né pentimenti, che non rinunciò mai a essere “il cantore delle luci improvvise e dei misteri delle ombre”.
Vincenzo Cabianca morì a Roma il 22 marzo 1902.
di Flavia Santangeli, storica locale
Nota – Nella foto in alto è raffigurato il dipinto di Vincenzo Cabianca “Stradetta a Rocca di Papa”, olio su tavola, cm 17 x 6,5, 1880.
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