Marino | Parla Giulio Santarelli: 70 anni di tessera socialista
Pubblicato: Venerdì, 15 Dicembre 2023 - Redazione politicaMARINO (politica) - All'incontro presso la sede marinese del PSI prenderanno parte sindaci, amministratori e politici di tutti i Castelli Romani
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Oggi pomeriggio alle ore 17,30 presso la sezione del Partito Socialista di Marino (via Santa Lucia 7) Giulio Santarelli, classe 1935, decano della politica marinese, più volte sindaco, tra il 1961 e il 1992 presidente della Regione Lazio e sottosegretario di Stato alle Partecipazioni Statali e all’Agricoltura nel governo Craxi, festeggia, idealmente assieme all’intera comunità politica dei Castelli Romani, il settantesimo anniversario dal suo primo tesseramento al Psi, avvenuto nel 1953. Sette decenni vissuti coerentemente in nome di un solo ideale: il socialismo democratico, riformista e liberale. Ospiti dell’appuntamento in programma presso i locali della sede socialista di Marino saranno i sindaci Stefano Cecchi di Marino, Alberto De Angelis di Castelgandolfo, Mirko Di Bernardo di Grottaferrata, Massimiliano Calcagni di Rocca di Papa. Il segretario del Psi Marino, Fabio Mestici donerà a Santarelli una tessera speciale del partito. Il giornalista Daniele Priori modererà l’appuntamento.
Giulio Santarelli, cosa rappresentano per lei 70 anni di tesseramento nel Partito Socialista Italiano?
“Secondo me la manifestazione che ha indetto il partito per sottolineare questo evento è particolarmente significativa e importante oggi in Italia. Nella Seconda Repubblica il 90% dei parlamentari ha cambiato partito non una ma due o tre volte, sempre alla ricerca della propria convenienza personale. Nella Prima Repubblica noi aderivamo al partito per ragioni ideali.
Ma cosa la spinse ancora giovanissimo a entrare in un partito politico?
“Io ricordo presi la tessera nel 1953 in occasione di un evento straordinario: le elezioni politiche nelle quali De Gasperi aveva iscritto anche un premio di maggioranza per la coalizione che avesse avuto la maggioranza assoluta dei voti per governare più tranquillamente”.
Quella che fu definita non a caso la “Legge Truffa”...
“Esattamente. Ci fu una mobilitazione non solo dei socialisti e dei comunisti ma nacquero partiti per l’occasione. Mi ricordo Unità Popolare. Ricordo che quella battaglia venne considerata dalla sinistra determinante per impedire una deriva autoritaria in Italia. C’era la Guerra fredda. C’era il blocco sovietico che combatteva con il blocco atlantico. Noi sbagliammo nell’aderire al blocco sovietico perché era un blocco dove c’erano la dittatura, la fame, la miseria, il carcere e le grandi purghe staliniane che non si rivolsero ai nemici del partito comunista sovietico ma a quelli che erano stati gli artefici della Rivoluzione d’ottobre, quindi un evento assolutamente incredibile”.
Il 3 dicembre del 63 si fa risalire spesso il primo centrosinistra d’Italia con la Dc di Aldo Moro e il Psi di Nenni. Marino ha anticipato di due anni questo esperimento grazie alla designazione a sindaco di un giovane Santarelli all’inizio di una carriera politica, la sua, che rimane un unicum nella storia del Partito Socialista in provincia di Roma con quasi quarant’anni di carriera all’interno dell’istituzione. Cosa farebbe il giovane Santarelli oggi con l’elezione diretta del sindaco?
“Prima un accenno a come venne costruita questa candidatura. Il 23 dicembre del 1960, dopo le elezioni amministrative che il 22 novembre avevano riconsegnato a Marino lo stesso risultato del 56 e 57 con 15 consiglieri di sinistra e 15 tra Democrazia Cristiana, Partito Repubblicano e Movimento Sociale. Stavamo rischiando l’arrivo di un altro commissario prefettizio che aveva già portato Marino a una condizione di totale sfacelo. Io ero stato eletto primo tra i socialisti al Consiglio comunale e mi presi la briga di andare a parlare col senatore Negroni che io non conoscevo e col quale non avevo mai parlato perché lui politica attiva a Marino non ne faceva pur essendo stato eletto deputato. Andiamo con Fausto Moretti al Campetto, dove viveva Zaccaria, in una stanzetta disadorna, perché la sua vocazione fu quella di dedicare interamente la sua vita alla Chiesa. Gli posi il problema di un’alleanza tra socialisti e democristiani, alleanza che ancora in Italia non c’era e lui mi disse una cosa che mi fece immensamente piacere. Mi disse: io a lei non la conosco ma conosco suo padre e se ha preso di suo padre, mi sento tranquillo. Quella fu una gratificazione importante. Io precisai al senatore che noi non avremmo chiesto il sindaco perché eravamo consapevoli che la Democrazia Cristiana aveva 11 consiglieri noi sei, quindi non potevamo chiedere il sindaco. Poi che cosa avvenne? La Dc era spaccata in due correnti: una sosteneva Franco Armati, l’altra Remo De Luca. Negroni in quell’assemblea se ne uscì con una frase che lui definì salomonica: eleggiamo il giovane socialista e tra qualche mese rimettiamo tutto in discussione. In realtà dopo un mese fu chiaro che io me ne sarei andato quando avrei deciso io perché entravo in comune alle 7,30 di mattino, andavo a casa per pranzo, perché abitavo a cento metri e la sera non si sapeva mai a che ora finivano le riunioni. Se ci fosse stata l’elezione diretta voluta da Mario Segni, probabilmente io non sarei diventato sindaco perché con il sistema attuale se un sindaco è incapace si scioglie l’intero consiglio comunale. Un tempo, se il sindaco era incapace, il consiglio comunale ne eleggeva un altro e continuava a lavorare. Posto che indietro non si torna, anche perché adesso la Meloni sta lanciando pure il premierato, legge che secondo me non passerà, in ogni caso non si tornerà all’assemblearismo. Però sarebbe il caso, per esempio, che ci fosse una legge che garantisse dignità e legittimità giuridica ai partiti, con regole che abbiano forza giuridica, in maniera da evitare che i partiti facciano quello che hanno sempre fatto, o meglio i gruppi personali trasformati oggi in forza politica. A mio avviso questo può essere un modo per ricostruire i partiti come veicolo tra il popolo e le istituzioni perché oggi le difficoltà stanno in questo: non c’è più l’intermediario fra le istituzioni e le esigenze dei cittadini. Noi le riunioni le facevamo tutti i giorni sul territorio per capire quali fossero i problemi. Quello era l’aspetto partecipazionista. Cioè l’Amministrazione comunale riteneva suo dovere, prima di prendere decisioni, consultare il popolo e da queste consultazioni venivano fuori le proposte che acceleravano anche la realizzazione dei progetti”.
Però in questi settant’anni l’evento più traumatico nella memoria socialista resta certamente la cosiddetta diaspora avvenuta a partire da trent’anni fa...
“Non c’è dubbio. Nel 1994, dopo Tangentopoli, il Partito Socialista si è sciolto. A quel punto là molti socialisti, deputati e senatori, hanno pensato bene, chi di andare a sinistra nel Pds, chi di farsi ospitare da Berlusconi in Forza Italia. Ricordo che al congresso di Salerno, dove andai col compianto Sergio Mestici (storico segretario della sezione Psi di Marino ndr) ebbi un battibecco con Fabrizio Cicchitto. Lui parlò prima di me, portando il suo saluto da indipendente e disse che nel ‘94 l’alternativa era per i socialisti fu andare con D’Alema o andare con Berlusconi. Io gli dissi che c’era anche una terza soluzione: rimboccarsi le maniche e lavorare. Ritenere la parentesi parlamentare importante ma non necessariamente da conservare a qualunque costo. La coerenza e la difesa della propria linearità era un elemento essenziale. Io così ho fatto. Mi sono rimboccato le maniche e mi sono messo a fare il contadino, costruendo un’azienda che riesce a produrre cose importanti”.
Qual è il messaggio che lei vorrebbe rivolgere ai giovani socialisti oggi?
“Riscoprite la politica. Riscoprite le idealità. Riscoprite la necessità di avere una faccia sola e di andare in giro senza dovervi vergognare. Questo è un discorso che magari per chi ha già fatto queste trasmigrazioni è difficile accettare. Ma sono le ragioni per cui in Italia la politica è degenerata. Perché mancano i partiti, mancano le idealità, manca la necessità di avere obiettivi politici che riguardano le esigenze dei cittadini: sanità, stato sociale, lotta alla povertà e quant’altro. Valori che vanno riscoperti come fondamentali dal momento che la politica o è il tentativo di far avanzare le classi sociali più povere oppure non è e quindi questa idealità che io combatterò fino alla fine dei miei giorni la trasmetto ai giovani che intendono oggi avviarsi all’attività politica. A Marino oggi il Psi ha come segretario un giovane capace e pieno di quegli ideali del socialismo democratico riformista e liberale che erano gli stessi che avevo io. Ed è un esempio che io indico agli altri per ricostruire un concerto di idee sulle quali riallacciare un marino 2.0, per rilanciare l’attività amministrativa del Comune e soddisfare le esigenze del commercio dell’agricoltura dell’artigianato e di tutte le forze sociali che esistono nel nostro comune”.