VICENDE - Andrea Costa, il socialista che amò le idee, Anna e Rocca di Papa
Pubblicato: Giovedì, 19 Gennaio 2023 - redazione attualitàilmamilio.it - contenuto esclusivo
Il 19 gennaio 1910 si spegneva Andrea Antonio Baldassarre Costa.
Amò i Castelli Romani, fu politico italiano, tra i fondatori del Socialismo e primo deputato socialista della storia d’Italia. Un esponente di spicco dei primi vibranti decenni della storia politica unitaria italiana.
Figlio di Pietro Casadio e Rosa Tozzi, era nato nel Palazzo Orsini di Imola nel 1851, dove suo padre svolgeva l’incarico di uomo di fiducia del ricco mercante Orso Orsini, amico intimo di Papa Pio IX.
Dopo aver portato a termine gli studi superiori, si iscriveva alla Facoltà di Lettere presso l’Università di Bologna, dove poteva assistere alle lezioni di Giosuè Carducci conoscendo anche il celebre poeta Giovanni Pascoli.
Negli anni giovanili Costa fu seguace delle idee anarchiche del filosofo Bakunin, successivamente si accostò al Socialismo anche grazie ad Anna Kuliscioff, giornalista e rivoluzionaria russa naturalizzata italiana, tra gli esponenti principali del Partito Socialista Italiano.
A quel punto si trasferirono di nuovo in Svizzera fino al 1880, quando rientrarono clandestinamente in Italia, dove però vennero arrestati ancora una volta a Milano.
Celebre fu la lettera intitolata Ai miei amici di Romagna, che Costa scrisse nel momento in cui uscì dall'ennesima carcerazione e si trasferì con la Kuliscioff di nuovo in territorio elvetico, a Lugano. In questo periodo, probabilmente influenzato anche dalle discussioni politiche con la sua compagna, scrisse la famosa lettera in cui indicava la necessità di una svolta tattica del Socialismo che doveva evolversi dalla “propaganda per mezzo dei fatti” a un lavoro di diffusione di principii, che non avrebbe condotto a dei risultati immediati, ma avrebbe dato i suoi frutti nel medio-lungo periodo. La lettera venne pubblicata nel n. 30 del 3 agosto 1879 della rivista italiana di cultura e politica La Plebe, fondata a Lodi nel 1868 da Enrico Bignami.
La presa di posizione di Andrea Costa determinò una frattura nel movimento socialista italiano, tra i socialisti e gli anarchici, che fu definitivamente sancita nel 1892 a Genova al Congresso di fondazione del Partito dei Lavoratori Italiani, che poi divenne il Partito Socialista Italiano.
Nel 1882 Costa fu candidato alla Camera dal suo partito, in alleanza con il Partito Operaio Italiano, nei collegi di Imola e di Ravenna. Fu eletto in quest’ultima città, diventando di conseguenza il primo deputato socialista nel Parlamento italiano.
In seguito venne riconfermato, a partire dal 1895 nelle file del Partito Socialista Italiano, fino alla sua morte nel 1910.
In una legislatura Costa venne eletto come deputato nel collegio di Rocca di Papa, dove prima di morire volle tornare per ritrovare gli ideali della sua gioventù. Nella bella cittadina dei Castelli Romani venne dedicata una strada al celebre politico, ovvero il tratto dell’odierna via Campi d’Annibale che da piazza Valeriano Gatta porta per l’appunto ai Campi, che successivamente venne rimossa durante il periodo fascista con il ripristino del nome con cui oggi la conosciamo.
Inoltre è stata apposta una lapide commemorativa in corso della Costituente, esattamente sulla facciata del civico 79 dove alloggiò il Costa, come riportato nel libro di Andrea Sebastianelli, 1867 - Garibaldini contro papalini, l’insurrezione finita nel sangue, ed. Il Segno, 2023, p.32.
La lapide venne collocata il 20 settembre 1911 – nella ricorrenza della Breccia di Porta Pia e nel cinquantenario del Regno d'Italia – e fu scritta dal senatore Enrico Ferri, il quale nel 1893 aderì al Partito Socialista Italiano e da alcuni anni aveva trasferito la sua residenza a Rocca di Papa.
Di seguito il testo della celebre memoria, che oggi meriterebbe un restauro degno dell'importanza che riveste:
“Già ventato dall’ala della morte / Andrea Costa / qui trasse a ritrovare / la giovinezza sua e della stirpe / sui nostri bei colli salubri / che dall’antica urna schiudon la promessa / di nuovi fati migliori / alla giustizia alla libertà / I socialisti di Rocca di Papa / levano alto nel marmo il suo nome / segnacolo della loro fede / rampogna per codardi e gl’iniqui / auspicio al vittorioso divenire / della bontà umana. E.P. XX settembre MCMXI”.
di Flavia Santangeli