Ma la strage di via Fani su "Esterno notte" è sbagliata - 3 macroscopici errori
Pubblicato: Giovedì, 01 Dicembre 2022 - redazione attualitàROMA (cinema) - Nella fiction di Bellocchio 3 particolari, tutt'altro che trascurabili che rendono non vera la ricostruzione
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Tra i tantissimi misteri e le mille coincidenze che ancora oggi, a 44 anni di distanza, avvolgono nella nebbia il caso Moro, ce n'è uno che si aggiunge all'indomani della messa in onda di "Esterno notte", serie tv firmata da Marco Bellocchio che tanto successo (e qualche inevitabile critica) ha raccolto nelle passate settimane.
Punto cruciale della vicenda dei 55 giorni che cambiarono la vita del nostro Paese, è stata la strage di via Fani che ha portato al rapimento di Aldo Moro, all'epoca presidente della DC e regista del "compromesso storico" che proprio la mattina dell'agguato in zona Trionfale avrebbe portato il PCI a prestare appoggio esterno al Governo Andreotti.
La domanda sorge spontanea: perché Bellocchio ed i suoi co-sceneggiatori hanno voluto cambiare la scena dell'agguato, ignorando molte delle verità dei fatti?
Nella ricostruzione cinematografica ci sono almeno 5 macroscopici errori che, di fatto, mutano quanto realmente accaduto e quanto, soprattutto, si sa di quegli attimi terribili nei quali persero la vita Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Domenico Ricci.
Se sul numero degli assalitori, sulle auto utilizzate e sulla effettiva dinamica dei fatti, poco o nulla si può dire, ci sono particolari che sono evidenti.
1. La posizione dell'auto di Moro - Il raffronto della scena reale con la fiction è immediato ed impietoso. L'auto di Moro (giustamente targata Roma L59812) si arresta col muso voltato verso destra (pare dopo una serie di tentativi di manovra per sfuggire alla trappola): nella fiction invece è voltata verso sinistra. Perché?
2. Manca la mini parcheggiata - Se, giustamente, gli autori riportano della vicenda del venditore di fiori che la mattina del 16 marzo 1978 non può recarsi al lavoro col suo furgone da ambulante - lungo via Fani - perché gli sono state squarciate le gomme, manca però la Mini clubman parcheggiata sulla destra, a pochi metri dalla "stop" di via Stresa. Quell'auto rese impossibile ogni tentativo di fuga dell'auto di Moro e, certamente, non si trovava lì per caso.
3. Il parabrezza della Fiat 130 di Moro - Gli assalitori agirono con enorme freddezza ma anche con grandissima precisione, da professionisti. Particolare questo che ha sempre portato gli inquirenti a ritenere che a via Fani non ci fossero solo le Brigate Rosse. Gli assalitori spararono sulla 130 di Moro con enorme attenzione, proprio per non colpire il presidente della Democrazia Cristiana.
Motivo per cui gli assalitori colpirono di lato, triangolando una enorme potenza di fuoco dai finestrini laterali (neanche contro gli sportelli) contro i due agenti di scorta seduti nei sedili anteriori. Sul parabrezza della Fiat 130 di Moro c'è un solo foro, probabilmente quello del proiettile che ha colpito l'autista Domenico Ricci.
Invece secondo la versione di Bellocchio i terroristi spararono con grande potenza anche frontalmente, provocando - come evidente nella foto qui sopra - diversi fori sul parabrezza della 130. Circostanza non solo falsa, ma anche inverosimile perché un'azione di questo tipo avrebbe messo in pericolo Moro che, seduto sul sedile posteriore, avrebbe potuto essere più facilmente colpito.
Invece l'Alfetta bianca che seguiva l'auto di Moro e sulla quale viaggiava il resto della scorta fu letteralmente crivellata di colpi da ogni direzione, senza alcun riguardo. Su quell'auto, d'altra parte, secondo i brigatisti non c'era nessuno da salvare.
Di contro va detto che i particolari in merito alla Fiat 130 di Moro sono decisamente fedeli alla realtà. L'auto utilizzata nella fiction è davvero identica a quella reale.
Dunque, il dilemma su perché Bellocchio abbia cambiato questi non banali particolari resta. Non certo per resa scenica perché, purtroppo, la drammaticità della realtà ha ben superato la fiction.