Che fine ha fatto Emanuela Orlandi? Tutte le piste portano in Vaticano, ma (anche) su Netflix non c'è verità
Pubblicato: Giovedì, 03 Novembre 2022 - redazione attualità
ROMA (serie tv) - La docu-serie pubblicata nei giorni scorsi ripercorre tutte le tappe, le sofferenze, le inchieste, i depistaggi di una storia ancora senza alcun finale
ilmamilio.it - contenuto esclusivo
Una ragazza di 15 anni che "esce" dal manifesto che la ritrae sorridente con una fascetta sulla fronte: o su un'altra foto, anche questa iconica, con lo sguardo rivolto a lato. Un volto noto, visto mille volte ma, nonostante questo, profondamente sconosciuto.
Emanuela Orlandi torna, nella docu-serie pubblicata nei giorni scorsi su Netflix, ad essere una ragazzina nel fiore della sua età: studia musica, suona il flauto, ha amici ed amiche. Ma soprattutto, è figlia di un messo vaticano, Ercole Orlandi e, penultima di cinque figli (il fratello Pietro e le sorelle Natalina, Federica) è una cittadina vaticana. Vive nell'angusto intorno di una Città-Stato che ha come monarca assoluto il Papa, Karol Wojtila.
La storia che proprio Pietro Orlandi e il giornalista Andrea Purgatori raccontano è una storia senza lieto fine. Vatican Girl, anzi, è una storia che un finale proprio non ce l'ha e che ha l'inusitato inevitabile torto di ripercorrere le tappe, confuse e molto spesso depistatorie, di una vicenda della quale si parla, invano, da 39 anni.
Emanuela Orlandi scompare da casa sua il 22 giugno 1983: quando scende per andare nella scuola di musica che dista poche centinaia di metri dal Vaticano, è l'ultima volta che Pietro, papà Ercole e mamma Maria la vedono. Di lei, la famiglia Orlandi da quel giorno non avrà più alcuna testimonianza diretta: né sulla permanenza in vita, né sulla certezza della morte.
C'è tanta Italia e tanti misteri italiani che si intrecciano nella vicenda di una ragazzina a sua insaputa balzata agli onori delle cronache nazionali e mondiali. C'è l'incrocio con Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983 (un mese prima della Orlandi) ed anche lei sparita nel nulla: ci sono i faccendieri, c'è lo IOR (la banca vaticana), c'è il finanziamento del Vaticano per il movimento anticomunista polacco Solidarnosc, ci sono personaggi a dir poco ambigui come Sabrina Minardi, già moglie del calciatore Bruno Giordano ma soprattutto, per ciò che interessa in questa storia, amante di Renatino De Pedis, leader della Banda della Magliana. C'è il legame, mai confermato né smentito, con l'attentato al Papa del 13 maggio 1981 da parte di Mehmet Ali Agca.
C'è Marco Accetti, narcisista figuro che ad un certo punto - non molti anni fa - racconta la sua verità tentando di accreditarsi, addirittura, la progettazione del sequestro. E che però potrebbe aver raccontato parte della reale verità su alcuni dei fatti accaduti.
Ci sono lettere, indizi, soffiate, ci sono tombe riapette ma senza alcun segreto al proprio interno.
Ci sono poi i soldi della Mafia, i ricatti interni al Vaticano: c'è la testimonianza di una ex compagna di classe di Emanuela Orlandi che apre la finestra su un'altra possibile pista, quella della violenza subita dalla ragazzina da parte, magari, di un alto o altissimo prelato, forse vicino a Giovanni Paolo II. Una cosa è certa: tutte le piste, comprese quelle sorte col fine di depistare, portano in Vaticano.
E mai il Vaticano in questi 39 anni, ha voluto veramente contribuire alla verità neanche, chissà, quando a pochi mesi dalla sua elezione Papa Francesco dice a Pietro Orlandi che "Emanuela sta in cielo".
E' una storia che, mai chiusa, probabilmente è destinata a non avere mai una fine.
Il 23 giugno 2023 questa vicenda segnerà i 40 anni dal suo inizio: molti dei protagonisti sono nel frattempo scomparsi ma tutti coloro che si sono occupati della sparizione di Emanuela Orlandi sono convinti che la verità risieda tutt'ora in Vaticano e che ancora oggi ci siano testimoni diretti a conoscenza del reale sviluppo di questa storia.
Che resta uno dei grandi misteri italiani.
