''Radio Alice'', l'idea libera che dava voce a chi non l’aveva mai avuta
Pubblicato: Sabato, 12 Marzo 2022 - Fabrizio GiustiACCADDE OGGI - Il 12 marzo del 1977 le forze dell'ordine entrano nella sede dell'emittente e ne chiudono l’esperienza. Una radio che ha fatto storia, aprendo la strada alla ''comunicazione orizzontale''
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Fantasia, provocazioni culturali, idee. Radio Alice di Bologna, pur nella sua breve esperienza, ha rappresentato un esperimento originale di grande comunicazione orizzontale. Priva di redazione e di palinsesto fisso, attuò una rivoluzione mediatica attraverso mezzi fino ad allora inusuali, come l'uso continuo della diretta telefonica senza censure. Letture di libri, comunicati sindacali, poesie, lezioni di yoga, analisi politiche, dichiarazioni d'amore, commenti, ricette, liste della spesa, la musica degli Area di Demetrio Stratos e di Beethoven: tutto entrava nelle case. Una novità, questa, figlia di una società che non si accontentava più di subire le notizie, ma di poterle commentare, viverle in prima persona, contestarle.
Nata durante il periodo di esplosione delle radio libere, ''Alice'' iniziò a trasmettere il 9 febbraio 1976 sulla frequenza 100.6 mhz, utilizzando un trasmettitore militare di un carro armato americano della seconda guerra mondiale. La radio era appollaiata in una soffitta di via del Pratello, nel centro storico di Bologna, tra quelle strade e quelle vie in cui, come cantava Lucio Dalla, non si perdeva ''neanche un bambino''. Al Dams di Bologna c’è un professore, Gianni Celati. Il suo seminario su Lewis Carroll all’università era molto seguito, tanto che si trasformò in breve tempo in un collettivo politico e in una radio. 'Alice' diventa l’emblema del Movimento del ‘77, “un modo per non farsi catturare”. Il nome della radio fu ispirato dal famoso libro di Lewis Carroll, ''Alice nel Paese delle Meraviglie'', e dal nome della figlia di Dadi Mariotti, una delle fondatrici di questa esperienza mediatica innovativa.
L'emittente non fu solo la voce dell'ala creativa" del movimento o degli Indiani metropolitani, dell'Autonomia o delle idee libertarie che circolavano in quegli anni. Volle farsi portavoce della "comunicazione liberata", dell'apertura del microfono a chiunque. Da qui la nascita di concerti e raduni giovanili che concentrarono attorno ad un nuovo modo di ascoltarsi le ansie, le rabbie e le esigenze di un'intera generazione di studenti e militanti.
Radio Alice fu soppressa dalla Polizia con un'irruzione nella sua sede avvenuta nel corso di una drammatica sera del 12 marzo 1977. Furono arrestati tutti coloro che in quel momento erano presenti con l'accusa di avere diretto, via etere, i violenti scontri che avevano sconvolto Bologna subito dopo l'uccisione dello studente di Lotta Continua Francesco Lorusso, colpito a morte durante i disordini avvenuti con un reparto di carabinieri. Bologna in quel momento era governata dal Partito Comunista Italiano e dal sindaco Renato Zangheri, fortemente deciso a reprimere i tumulti della piazza. Il Ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, inviò addirittura i carri armati in città. Una scena surreale ed incredibile.
Tutti gli arrestati di Radio Alice vennero portati in questura e successivamente trasferiti nel carcere di San Giovanni in Monte. Furono infine prosciolti dalle accuse mosse nei loro confronti. Si dimostrò che la radio non diresse gli scontri, bensì aveva dato notizie in diretta, fatto semplicemente un'informazione accurata grazie all'intervento dei telespettatori, della gente che guardava dai balconi e dalle finestre le cariche e i cortei che si avvicendavano. Una sorta di maturazione di un processo di partecipazione e condivisione che avrebbe trovato la sua esplosione più raffinata con internet, la rete, i video girati nel momento in cui succedono le cose grazie all'ausilio di un semplice telefonino di moderna concezione. La nascita della cosiddetta ''comunicazione orizzontale'', insomma, nacque così, alla fine degli anni settanta, grazie ad un pezzo di carro armato.
Radio Alice riaprì circa un mese dopo la serrata forzata e continuò le trasmissioni ancora per un paio d'anni, ma senza l'apporto degli originali fondatori. La frequenza dell'emittente venne poi ceduta a Radio Radicale. Un'esistenza breve, ma ricca di contenuti e di spunti. Una ''nave pirata'' dell'etere che un giorno fu chiusa dalle forze dell'ordine in diretta, con gli speaker occupati a raccontare che la polizia era entrata nei locali e che le persone lì presenti erano tutte con le mani alzate. Un episodio che ha segnato un'epoca.
Fu un modello di linguaggi innovativi, un nuovo tipo di comunicazione in cui l’unica regola era basarsi sulla creatività, sulla spontaneità, sulla partecipazione senza alcun tipo di filtro o di censura nei confronti di persone o idee. Il concetto era: dare voce a chi la voce non l’ha avuta mai. Dentro a quella Bologna dove si stava svegli alla notte di osteria in osteria tra risvegli di dadaismo e di Majakóvskij.
Per la prima volta, grazie ad 'Alice' ed altre emittenti dell’epoca, la radio si trasformò in strumento di produzione culturale collettivo, dove tutto meritava di essere trasmesso purché ci fosse qualcosa da dire. Un’idea che oggi si è palesata radicalmente con i social, ma con un meccanismo diverso sul piano pratico. In ‘Alice’, infatti, la storia si scriveva insieme partendo dalle proprie opinioni, sulla rete ogni individuo appare come un isolato (più o meno famoso) che cerca di farsi capire, nell’arco di un istante che 24 ore dopo, con il post o la 'storia' successiva, viene già dimenticato dai tanti.