Grottaferrata | L'accoglienza sboccia con la cooperativa sociale «Il pane e le rose»

Pubblicato: Domenica, 30 Gennaio 2022 - Giulia Bertotto

GROTTAFERRATA (attualità)  - Simona Ciocca, presidente della onlus castellana: «Ci occupiamo da diversi anni di disabilità psicofisica, ma anche di fragilità e disagio sociale. Una comunità alloggio nella fattoria di Capodarco»

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Qual è la missione sociale e umana de Il Pane e le Rose?

 

“Il Pane e le Rose si occupa ormai da diversi anni di disabilità psico-fisica, ma anche nell’ambito delle fragilità e disagio sociale. La nostra Cooperativa si configura come Comunità alloggio. Essa si trova all'interno della fattoria sociale Agricoltura Capodarco a Grottaferrata, dove vi è anche la nostra sede legale. Il nostro ente prende le mosse da un’esperienza del '78 con tutto quel movimento culturale e sociale di deistituzionalizzazione della persona con disabilità psico-fisica.

Ci sono stati parecchi anni di fermo ma nel 2010 la casa torna a movimentarsi con le accoglienze diurne che lavoravano sul dopo di noi nella disabilità. Casa Milly e Memmo gestita dalla cooperativa Pane e le Rose è poi tornata a funzionare come comunità alloggio che è lo stato odierno”.

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Immagino che ci siano percorsi e programmi diversi per ciascuno, ma come si svolge la giornata nella vostra Comunità?

 

“Sì, noi lavoriamo proprio sulla valorizzazione delle capacità di ciascuno. Ogni accolto ha una camera doppia con le proprie cose e i suoi effetti personali, la colazione si fa solitamente tutti insieme e poi c'è l'accompagnamento all'igiene e all’autonomia personale, si cura l'orto e il giardino insieme, si prepara il pranzo, si guarda la Tv, si fanno laboratori creativi e si pratica Biodanza. Sport, natura, ricchezza umana e musica sono i pilastri fondamentali del nostro progetto. Il nostro obiettivo prima del reinserimento sociale (dove possibile) è il miglioramento della qualità della vita, in tal senso intendiamo l'aspetto riabilitativo, nella sua accezione sociale e non medico-sanitaria. Ci è capitato anche di fare accoglienza di emergenza: ospitando ad esempio un minore che doveva essere preservato dalla famiglia che aveva contratto il Covid, oppure di dover far fronte a problemi di tipo abitativo e sociale”.

 

Spesso si pensa che il disagio mentale sia necessariamente associate ad una patologia conclamata, mentre invece le difficoltà dell'individuo nella società attuale sono sempre più complesse e anche slegate da una diagnosi netta.

 

“Sì, oggi notiamo diverse e complesse sfumature nella sofferenza e nel malessere delle persone, non difficilmente definibili dentro i confini di una diagnosi clinica fisica o psicologica. Si fa sempre più ampio quel bacino di bisogni che riguarda le fragilità. Purtroppo è una tendenza in aumento in questo momento storico: depressione e ansia legate alle difficoltà lavorative e nello studio. Le normative del nostro paese pretendono un target preciso di accoglienza, ma questo cozza con la realtà disparata e trasversale del disagio che colpisce oggi sempre più persone e chiede risposte più articolate. Le istituzioni dovrebbero fare uno sforzo per comprendere questa situazione che è purtroppo molto seria.

Ci siamo anche occupati con successo anche di misure alternative al carcere. Importanti anche i progetti per l'integrazione dei migranti: lotta al caporalato e inserimenti in agricoltura sociale ambito di intervento della Cooperativa Agricoltura Capodarco. Siamo luogo di tirocinio e di percorsi di alternanza scuola-lavoro, sempre di grande stimolo per la formazione e la crescita dei ragazzi anche nell’educare alla diversità come ricchezza. Per noi non c'è confine alla ricchezza umana e il nostro impegno è esaltarla in ogni sua forma”.

 

 

 

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