Madre Carla e le Suore Missionarie dell'Incarnazione: una storia che merita di essere raccontata (parte 1)
Pubblicato: Mercoledì, 30 Giugno 2021 - redazione attualitàFRASCATI (fede) - L’avvincente vicenda umana e spirituale della religiosa che fondò la casa di Vermicino. Da Novi Ligure a Frascati
ilmamilio.it - contenuto esclusivo
Vi raccontiamo la storia di Madre Carla Borgheri, fondatrice a Frascati (Vermicino) delle Missionarie dell’Incarnazione; molti le chiamano semplicemente “indianine” e cercheremo di capire (nella prossima puntata) anche l’origine di questo stretto legame con l’India.
Era il 17 febbraio del 1922 quando venne al mondo, tra le dolci colline di Novi Ligure, madre Carla, al secolo Nada Annunziata Cleo Borgheri. Gli occhi teneri di quella neonata non incrociarono mai lo sguardo del padre.
Quella di Nada fu un’infanzia complessa, ricca di peregrinaggi e malattie, mentre il mondo entrava nell’Apocalisse della Seconda Guerra Mondiale.
Mamma Olga e Nada vennero aiutate, fin da subito, dagli zii materni; ma furono costrette a spostarsi a Firenze, poi la bimba seguì una zia a Salerno e venne affidata alle cure delle Suore di Carità di San Vincenzo de Paoli a Vietri sul Mare, dove restò due anni prima di tornare dalla mamma a Firenze. Nel capoluogo toscano, prima la malattia della mamma e poi la tubercolosi della figlia, minarono il precario equilibrio familiare.
Solo nel 1937 le due donne riuscirono a trovare un po’ di serenità, una casa stabile in cui vivere e stare fino al 1942. Mentre già infuriava il conflitto mondiale Olga e Nada decisero di spostarsi a Roma e raggiungere una zia materna.
Nella Città Eterna quella che poi diverrà Madre Carla tentò la via dello spettacolo, attività in cui erano impiegati molti dei familiari della mamma. Infine nel 1944, mentre le morti e le devastazioni della Guerra diventarono sempre più pressanti, Nada ebbe il suo secondo ricovero per tubercolosi al Forlanini di Roma; qui, lo stato di salute precario aggiunse nuovo dolore alle sofferenze del momento storico.
Solo grazie a padre Orfeo Romani dei Camillani, la giovane e titubante Nada riuscì a ritrovare un po’ di serenità tra le meditazioni spirituali di Santa Teresa d’Avila… e qui iniziò a germogliare il seme della sua vocazione spirituale: «Se in mezzo alle avversità il cuore persevera con serenità, gioia e pace, questo è l'amore» (Santa T. D’Avila).
Verso il 1953 si avvicinò alle Ancelle dell’Incarnazione, una congregazione religiosa a cui partecipavano ragazze che avevano sperimentato la malattia e il sanatorio ed erano, nei reparti di tubercolosi del Forlanini, al servizio degli infermi. Tra le Ancelle prese il nome di suor Carla.
Non volendo lasciare sola la mamma, nel 1961, lasciò le Ancelle, ma alcune ragazze che frequentavano la congregazione si avvicinarono a suor Carla e diedero vita ad una nuova comunità, nella casa romana in Borgata Ottavia, dove le principali occupazioni erano soprattutto la vita interiore e le opere di carità.
Questo nucleo originario, che darà vita nel tempo alle Suore Missionarie dell’Incarnazione, in breve tempo iniziò ad essere troppo numeroso per la casa romana.
È in questo momento che avvenne il fondamentale spostamento verso la periferia di Frascati, così possiamo leggere dagli scritti della stessa Madre Carla: «Carissime figliole, scrivo a voi tutte, per darvi un annunzio che credo riempirà di gioia e di riconoscenza i vostri cuori per la grande gioia che il Signore ha voluto fare in quest’anno alla nostra Famiglia, amore e riconoscenza alla divina Provvidenza che con tanto amore ci segue in questi nostri primi passi. Dunque l’annunzio è questo... Abbiamo una casa a Frascati, una casa tutta nostra se sapremo conservarcela con completa fiducia nell’aiuto divino e con quello spirito di sacrificio che deve animare ogni Missionaria».
Era il 1962 quando, grazie al prestito di un sacerdote amico (un milione di lire) e un mutuo ventennale presso la Banca di Roma, Madre Carla spostò la sua residenza a Frascati, in un terreno con due case rurali da ristrutturare nell’attuale via Giuseppe Luzi, in località Vermicino.
Da lì poi… (ve lo racconteremo al prossimo episodio).