Tesori dei Castelli Romani: quella volta che Villa Cavalletti svelò una necropoli in un vigneto
Pubblicato: Lunedì, 02 Dicembre 2019 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (storia) - Il ritrovamento casuale del 1902: il rimescolamento del materiale fece perdere alcuni dati
ilmamilio.it
Nell’anno 1902, durante l’impianto di un vigneto di oltre duemila metri quadrati in località 'Villa Cavalletti', nel territorio di Grottaferrata, venne alla luce una necropoli.
Le autorità competenti furono avvertite solo a lavoro finito. Sul posto intervennero due archeologi, G.A. Colini e R. Mengarelli, poi autori di un prezioso opuscolo sulla scoperta, i quali trovarono tutti i reperti disposti su dei tavoli.
A causa del mescolamento dei corredi funebri i dati archeologici furono pressoché impossibili. L’unica certezza riguardò la presenza di un tipo di sepoltura “a pozzo”. In alcune fosse circolari fu rinvenuto un dolio, un grosso contenitore, entro il quale furono deposti un’urna cineraria e tutti gli oggetti di corredo. Solo per alcune tombe fu possibile una datazione e un’analisi parziale.
I reperti rinvenuti a Villa Cavalletti furono collocati tra il X all’VIII sec. a.C. La necropoli aveva le sue tombe più antiche vicino un abitato, le altre disposte più lontano, a mano a mano che un piccolo tracciato stradale si allontanava per raccordarsi a quello arcaico principale: la Via Latina.
Le tombe più recenti furono scavate da Colini e Mengarelli, in particolare una tomba che conteneva una tazza che risaliva all’VIII secolo a.C. Fu rinvenuta inoltre una sepoltura femminile ad incinerazione. Del corredo funebre si conservarono un’urna cineraria “a capanna”, una statuina di argilla con braccio proteso in segno di offerta. Al corredo appartenevano un anellino d’oro e un frammento di filo d’oro – poi perduti - che hanno una loro importanza visto che sono la prima testimonianza sui Colli Albani di questo metallo prezioso. Furono rinvenute inoltre due fibule di bronzo, una tazza in miniatura, due anelli a spirale di filo di bronzo desinenti a ricciolo. La sua datazione fu attribuita al X secolo a.C.
Non fu mai possibile comprendere quante fossero le tombe nell'area. Probabilmente si aggirarono nel numero di trenta. L’ennesima riprova, comunque, della civiltà che sui colli albani prese origine con i suoi villaggi, le sue comunità, le sue società complesse.
(Immagini e Fonti: ‘La Necropoli di Villa Cavalletti di G.A. Colini e R. Manganelli’ e ‘Osservatorio dei Colli Albani per l’Archeologia e l’Ambiente’)
Leggi anche:
Tesori dei Castelli Romani: Lanuvio, un ragazzo e la sua panoplia. L’aristocrazia di un mondo antico
Tesori dei Castelli Romani: il mosaico di Athena scoperto presso Villa Rufinella
Rocca di Papa, la leggenda di Alba Longa, Monte Cavo e la ‘vergogna europea’ da estirpare
‘Tuscus amnis’, il fiume 'sconosciuto' che scorreva nel territorio del mito e della storia: Alba, Alba Longa e Tuscolo