ROCCA PRIORA (cronaca) – Questa mattina ancora un rogo nella zona, dopo la difficile notte di ieri

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Ancora roghi a Rocca Priora. Questa mattina è divampato un incendio nella zona di Monte Fiore.

Sul posto squadre di Vigili del Fuoco, Carabinieri, Protezione Civile e il Gruppo Beta 91 di Monte Compatri.

Già la notte appena trascorsa la zona di Rocca Priora è stata interessata sa un incendio scoppiata lungo la Tuscolana (leggi l'articolo). 

(video e foto tratte dal Gruppo Facebook "Cosa c'è che non va")

 

GROTTAFERRATA (politica) - Dimissioni in massa ed assemblee degli eletti senza grande spessore collettivo. L'effetto di una deriva che preoccupa

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Il caso di Grottaferrata è eclatante ed ha pochi eguali ma è comunque indicativo di uno scollamento ormai sempre più ampio tra la vita reale e la politica ed i "politicanti".

Nel giro di tre settimane, ben 6 consiglieri comunali su 16 hanno alzato i tacchi ed hanno lasciato l'Aula: in 2 casi si è trattato di una "promozione" in Giunta (Francesca Rocci e Luciano Vergati), in altri 4 invece (ovvero un quarto degli eletti...) si è trattato di scelte personali, incompatibilità o scelte legate a ragionamenti di partito e politici. Questo significa che gli elettori (già pochi per la verità) che l'11 giugno si erano recati alle urne, hanno eletto ben 6 persone che in Consiglio oggi non ci sono.

Il caso di Grottaferrata è emblematico della complessa e rischiosissima fase che stiamo vivendo. E basta far un giro nelle Aule consiliari dei Comuni castellani per rendersene conto.

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Maggioranze come quelle di Monte Porzio Catone, di Rocca di Papa ed oggi di Grottaferrata e Frascati, solo per citare gli esempi più recenti, sono formate - fatta eccezione per qualche elemento - da rappresentanti senza esperienza e, nella maggior parte dei voti, relegati ad essere semplici alzatori di mano. Basterebbe seguire uno dei Consigli comunali dei Comuni sopra citati per rendersi conto degli interventi in Aula che farebbero impallidire personaggi di ben altro spessore che hanno calcato le medesime scene.

COSA E' SUCCESSO? - L'analisi è complessa ma proviamo a dare qualche spunto, con tre parole chiare: rimborsi, rottamazione, fame. Tre parole semplici all'interno delle quali si cela la sostanza del fenomeno

Da quando sono stati tagliati, nei Comuni piccoli, i rimborsi ai consiglieri comunali, il pur non banale compito dell'eletto è stato svilito e reso possibile a coloro che non hanno proprio un lavoro (per lo più giovani e giovanissimi), quelli che hanno un lavoro da libero professionista, quelli che già operano in ambito politico o comunque coloro che hanno tempo da dedicare. Chi ha altro da fare, insomma, senza un minimo di riconoscimento, rimane oggi lontano, lontanissimo dalla politica attiva, tanto più quella amministrativa che richiede impegno, anche sedendo tra i banchi dell'opposizione. Un gran bel risultato.

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Rottamazione è stata la parolina magica in voga per parecchi anni ed ancora col proprio fascino. L'effetto è stato che anche una classe di 45-50enni è stata percepita come "passata" e destinata a cedere la mano ai più giovani. Quando e ripetutamente, in campagna elettorale, il giovane Matteo Angelantoni a Frascati attaccava il candidato sindaco avversario Pagnozzi puntando proprio sulla "freschezza" della gioventù cavalcava esattamente questo tema. Solo che giovinezza ed esperienza (che significa anche autorevolezza, capacità ed un buon mix di scaltrezza e umiltà) raramente vanno a braccetto, soprattutto quando il giovane non ha accanto qualcuno in grado di farlo crescere ed ha anzi alle sue spalle un "esperto" che, rottamato, tenta di muoverlo come un burattino. E senza più lo straccio di una scuola di partito, qualunque essa sia, è difficile davvero pretendere di più.

E così la fame, sia essa fame di potere, di successo, di protagonismo o semplice fame di "fare carriera politica" diventa una delle molle più banali e più diffuse che spingono ancora molti a candidarsi. Solo che molti di coloro che decidono di "scendere in campo" il gioco neanche lo conoscono e quando nella migliore delle ipotesi si ritrovano in Aula finiscono per sbadigliare tra una chattata ed una schermata di tablet. Tanto che sono folte le schiere di coloro che, per un motivo o per l'altro, dopo un'esperienza in Consiglio hanno ben preferito di non ritentare l'impresa. Tra i giovani vengono in mente i casi di Riccardo Tocci, Chiara Stirpe e Giovanni Curcio a Grottaferrata, di Chiara Fasolino a Frascati, di Luca Santangeli a Rocca di Papa. Per ognuno un'esperienza in Aula e poi, per lavoro, per motivi personali o per altro, l'addio.

Che qualcuno si candidi con eccessiva leggerezza pensando chissà cosa o di ottenere nel brevissimo periodo chissà quale utilità?

attimo fuggenteFUGA DALLE AULE - Ecco insomma che la fuga dalle Aule è servita anche perché la fame di cui sopra in pochi riescono a soddisfarla. L'effetto è dunque che chi non raggiunge lo scopo - altro male del secolo, soprattutto nelle generazioni più verdi quello del "mordi e fuggi" e del "tutto subito" - si dà alla fuga. A gambe levate. Figurarsi poi per quelli che pensano che l'ingresso in Aula possa portare chissà quali benefit se non un briciolo di notorietà, qualche formalismo ma anche tanto studio e tanto lavoro. In teoria per il bene pubblico.

Viene in mente quella scena dell'"Attimo fuggente" in cui il professor Keating (Robin Williams) porta i suoi nuovi alunni di fronte alle foto delle classi del passato: "Cogliete l'attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita", dice Keating cercando di far leggere ai suoi ragazzi gli sguardi dei ragazzi che furono.

Ecco: c'è da chiedersi quanti di coloro che oggi siedono nei Consigli comunali di più recente costituzione (ma il discorso vale anche più in generale) siano consapevoli del proprio ruolo, del proprio compito e perché no delle proprie ambizioni. Chi è destinato a lasciare il segno?

 

CASTEL GANDOLFO-ALBANO LAZIALE (cronaca) - Ancora una rottura: il problema all'impianto di sollevamento di Santa Palomba

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Carenze e problemi idrici nel territorio di Castel Gandolfo. "A causa di un guasto all'impianto di sollevamento di Santa Palomba, la zona di Pavona fino a Via Torretta potrebbe avere delle carenze di acqua", ha comunicato stamattina la sindaca Milvia Monachesi, che ha ricevuto una nota dell'Acea in cui si spiega che si potranno verificare abbassamenti di pressione con probabili mancanze d'acqua "in località di Pavona, nelle vie Nettunense, via Leopardi, via del Laghetto, via Torretta e vie limitrofe". Per cercare di alleggerire il disservizio Acea sottolinea di aver predisposto due autobotti.

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"L'Acea è gia al lavoro da questa notte per riparare il guasto e ci auguriamo che in poche ore si tornerà alla normalità", ha detto la Monachesi.

Anche da Albano Laziale giunge una nota:

"Acea Ato 2 comunica che, a causa di un guasto elettromeccanico improvviso presso l’impianto di sollevamento “Santa Palomba”, si potrebbero verificare abbassamenti di pressione con probabili mancanze d’acqua nel Comune di Albano Laziale. Pertanto nella giornata odierna, mercoledì 2 agosto, potrebbero verificarsi abbassamenti di pressione con probabili mancanze d’acqua nelle seguenti vie: via Spagna, via Perlatura, via Italia, largo XXV Aprile, via del Mare, via Nettunense, nelle zone Pian Savelli e in località Pavona e nelle vie limitrofe. A fine di mitigare il disservizio è stato previsto lo stazionamento di autobotti su via del Mare angolo via Siena e via Italia angolo via Nettunense. Il ritorno alle normali condizioni di fornitura sono previste per la giornata di oggi, mercoledì 2 agosto.

ACCADDE OGGI – La terribile Strage: 85 morti e 200 feriti. Ancora ignota tutta la verità

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A Bologna, dentro la Stazione ferroviaria, c’è una grande lapide. Ricorda la più grave strage della storia d’Italia. Il 2 agosto 1980 cadeva di sabato. Solo chi sa, chi ha provato, ha visto, può sapere. Capire.

Era iniziato l’esodo delle ferie, quel giorno. Un rito vero. Perché nell’Italia degli anni ottanta il mese di agosto era il periodo in cui tutti si fermavano, e tanti partivano. La sala d'aspetto di seconda classe, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, era affollata. Un ordigno, contenuto in una valigia abbandonata, alle ore 10.25, viene fatto esplodere. La deflagrazione causa il collasso di un'ala dell'edificio, distruggendo 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante la struttura. La bomba, si scoprirà più tardi, è composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta ‘Compound B’, potenziata da 18 kg di gelatinato (nitroglicerina a uso civile). Quello che trovano i primi soccorritori è uno scenario agghiacciante, mai visto, in quelle proporzioni spaventose, nella storia del dopoguerra.

L'esplosione causa la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200. Al di là del terribile racconto di quella giornata, c’è una storia nella storia che merita di essere ricordata per l’incredibile spirito di sacrificio che coinvolse centinaia di persone accorse sul luogo dell’attentato per aiutare persone in difficoltà o ferite. Oppure per raccogliere i morti.

A Bologna, quel 2 Agosto, si vedeva partire, passare e tornare un autobus. Lo guidava Agide Melloni. Lo guidò per quindici ore di fila dalla stazione all'obitorio. Il mezzo, il bus matricola 4030, della linea 37 dell’Atc, diventò uno dei simboli del massacro. Come il boato, il sangue, le foto e le immagini drammatiche di quelle ore, l’enorme quantità di macerie come se fosse appena avvenuto un bombardamento.

 

Appena la strage ebbe compimento, il ‘37’ si trasformò in un'ambulanza, poi in un carro funebre. Furono rimossi i corrimano presenti in corrispondenza delle porte per rendere agevole l’accesso delle barelle e tanti tra medici, vigili del fuoco e volontari ci salirono sopra. Di quell’immagine si rimembrano i lenzuoli bianchi, colore di una purezza quel giorno violentata, che ad un certo punto furono appesi ai vetri per celare, alla vista dell’esterno, il carico di morte che ogni viaggio conteneva. Una traslazione triste, che durò fino a notte fonda.

Bologna, il 2 Agosto 1980, fu anche un autobus. Dove dentro albergava la tenerezza e la disperazione, il lutto di una città e di una comunità nazionale, la prova materiale dell’odio e delle barbarie. Un eccidio per il quale abbiamo oggi una sentenza definitiva, attorno alla quale ancora si dibatte. Ma sopratutto, ed è ciò che inquieta e disarma, la Strage non ha mai conosciuto i suoi mandanti, i suoi ideatori, celati dentro una teca oscura che nessuno, fino ad oggi, è riuscito ad aprire.

Se passate per Bologna leggetela, quella grande lapide. Leggete tutti i nomi. Quelli dei dei bambini, delle madri, dei padri, dei giovani, di chi partiva. Tutti loro volevano solo vivere.

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