ANZIO (CRONACA) - Le indagini dei CarabinieriRapine agli anziani, Carabinieri arrestano due persone

ilmamilio.it - nota stampa del Comando dei Carabinieri

Nel primo pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Compagnia di Anzio, supportati da quelli della Compagnia di Riccione, hanno arrestato un 33enne di origini albanesi, presunto autore del tentato omicidio di un coetaneo avvenuto dinanzi a un bar in pieno centro ad Anzio nel giugno scorso.

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Le attività di indagine condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e della Compagnia di Anzio, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Velletri, hanno messo in luce gli elementi che hanno portato dapprima ad individuare e poi ad ottenere la misura cautelare nei confronti del soggetto che è gravemente indiziato di avere esploso un colpo alla coscia della vittima, ferendola gravemente, alle 03:30 del 19 giugno scorso. Il fatto avrebbe potuto avere conseguenze decisamente più gravi.

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Nel concordare con le valutazioni espresse dai Carabinieri e dalla Procura della Repubblica, il Gip del Tribunale di Velletri ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato, localizzato a Riccione, che è stato fermato dai militari i quali gli hanno notificato il provvedimento e successivamente lo hanno tradotto nel carcere di Rimini.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’indagato avrebbe estratto la pistola dal marsupio e avrebbe fatto fuoco dopo alcune frasi, ritenute troppo audaci (e per questo non gradite), rivolte alla fidanzata.

L’indagato, gravemente indiziato di tentato omicidio, aveva trovato rifugio in un appartamento occupato da alcuni connazionali stanziali nella zona della riviera romagnola.

Il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari per cui l’indagato deve considerarsi innocente sino alla condanna definitiva.

 

 

 

 
 

MARINO (attualità) - I funerali si terranno domattina, alle ore 11.15, presso la Basilica di "San Barnaba Apostolo" 

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Sabato 6 agosto è venuto improvvisamente a mancare, a Roma presso l’ospedale Sant’Eugenio, Giovanbattista Patriarca. Cittadino di Marino, conosciuto da tutti come “Gervo”, aveva 45 anni.

L’ultimo saluto a Giovanbattista Patriarca si terrà martedì 9 agosto, alle ore 11.15, presso la basilica di “San Barnaba” Apostolo a Marino.

La redazione de ilmamilio.it esprime le più sentite condoglianze.

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  • Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone, albero e stradaNemi (attualità) - Per ora è tutta una fase sperimentale, che durerà alcuni mesi, al fine di tutelare la zona del lago
     
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    Dal week end appena trascorso, è operativa la nuova viabilità sul lungolago nemese, con l'istituzione del parcheggio a pagamento con le strisce blu per i soli giorni di sabato, domenica e festivi, quando di solito si riversano al lago migliaia di visitatori con mezzi, camper, moto, biciclette e altri veicoli e la situazione diventa insostenibile.
     
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    Così dal lunedì al venerdì tutto come sempre, per quanto riguarda la viabilità e il parcheggio libero, sabato, domenica e festivi, stop e senso vietato sull'ultimo tratto di via Navi di Tiberio e via di Perino, che porta verso le tipiche spiaggette della zona della Fiocina.
     
    La svolta obbligata a sinistra è su via delle Pantane e ritorno verso via Navi di Tiberio e Genzano a ritroso. Per raggiungere le spiaggette lacustri in fondo a via di Perino-La Fiocina, bisognerà lasciare le auto sui circa 150 posti blu, pagare il ticket di 1 euro l'ora o il giornaliero di 4 ore, e camminate a piedi per circa un km.
     
    Per ora è tutta una fase sperimentale, che durerà alcuni mesi, al fine di tutelare la zona del lago, preso d'assalto dai bagnanti e gitanti del fine settimana, in particolare la domenica. Sono stati già installati i parcometri, al momento non ancora attivi per verifiche tecniche da parte della azienda che li ha montati, e intanto ci saranno nei festivi e il sabato e la domenica due ausiliari del traffico che in collaborazione con la polizia locale daranno indicazioni sulle nuove disposizioni del traffico e del parcheggio a pagamento. Proprio su via delle Pantane dove passeranno le centinaia di auto costrette alla svolta obbligata a destra una volta arrivati sul Lungolago provenendo da Genzano  (dopo il Museo delle Navi) si è aperta una enorme e profonda buca con grossa perdita di acqua sulla carreggiata, che dura da settimane intere. Col rischio di sprofondamento del manto stradale, come hanno riferito molti residenti, proprietari terrieri e di strutture ricettive che hanno segnalato la situazione all'Acea e al Comune di Nemi (vedi foto in gallery ) .

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ACCADDE OGGI - Morirono 262 minatori, 136 erano italiani

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Il 23 giugno del 1946 Italia e Belgio firmano un Protocollo in cui si regola la mobilità dei lavoratori provenienti dall’Europa del Sud e i paesi mediterranei verso le aree industriali dell’Europa nord-occidentale per tutto il secondo dopoguerra.

Il patto esplicita come centrale lo scambio tra forza lavoro e la materia all'epoca più ricercata: il carbone. L’accordo è di fatto il primo atto ufficiale del neonato governo repubblicano, un provvedimento che pone l’emigrazione come progetto del nuovo stato per risolvere il problema della diffusa disoccupazione di alcune aree interne. 

Circa 300mila italiani prendono così la via del Belgio, al ritmo di 2mila a settimana, per lavorare nelle miniere.

LA STRAGE - L'8 agosto 1956 nella miniera di Bois du Cazier di Marcinelle, avviene la tragedia. Un incendio, causato dalla combustione d'olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica, si sviluppa inizialmente nel condotto d'entrata d'aria principale, riempiendo di fumo tutto l'impianto sotterraneo e provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani.

L'incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all'estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell'UNESCO.

Marcinelle, nelle cronache del tempo, diventa anche la narrazione di un’altra vicenda, all’epoca nascosta. In tutta Italia, per favorire lo spostamento degli operai, erano stati affissi dei manifesti in cui si parlava di salari elevati, viaggi in ferrovia gratuiti, assegni familiari, ferie, pensionamento anticipato. Le condizioni di vita e di lavoro per i nostri connazionali, come per quelle degli altri emigranti, si rivelarono invece non all’altezza delle aspettative e per certi versi insostenibili. Stipati in baracche, gli operai spesso erano praticamente costretti a vivere negli stessi campi occupati precedentemente dai prigionieri di guerra. La diffidenza dei belgi, inoltre, era percepibile quotidianamente e con punte di discriminazione evidenti.

Al mattino si scavava nei sotterranei, dopo il pranzo si disponeva nei vagoni il materiale raccolto nelle gallerie e la notte lo si trasportava in superficie. Il contratto di lavoro dei lavoratori italiani prevedeva un'esclusiva di cinque anni, con l'obbligo di ultimarne almeno uno. Pena: l'arresto.

La tragedia delle miniere di Marcinelle spinse l'Italia a chiedere un miglioramento delle condizioni dei lavoratori emigrati in Belgio nell'ambito del patto, siglato nell'immediato dopoguerra da Alcide De Gasperi, per avere quote di carbone in cambio della fornitura di manodopera. Ma la richiesta di un trattamento di tutela arrivò dopo, quando cioè l'orrenda strage si era consumata e quando la conta dei morti impressionò l'Europa.

La morte (e le difficoltà di vita) di questi operai rappresenta dunque ancora oggi un’occasione per non dimenticare chi, ancora oggi, muore o viene vilipeso sui luoghi di lavoro. Vittime troppo spesso dimenticate in due righe di giornale, senza garanzie minime. Uomini e donne che vivono nell'emarginazione o nel caporalato, sottopagati, in condizioni disagiate o peggio ancora di costante intimidazione.

 

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