ACCADDE OGGI – 21-22 settembre 1864: l’eccidio per cui non pagò nessuno

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Torino, chi arriva in città tra il 21 e il 22 settembre del 1864, a Unità d’Italia proclamata da tre anni (meno Roma e il Veneto), avverte un angosciante senso di morte.

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I cittadini, scesi in piazza per protestare contro la decisione del governo di spostare la capitale del Regno a Firenze, sono stati repressi nel sangue. 52 morti: una strage. Un episodio poco ricordato, ma che spiega quanto fosse complesso, in quegli anni, il processo di unificazione della nazione. 

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GLI ANTEFATTI E LA STRAGE - Nel giugno 1864, approfittando delle voci su una possibile sollevazione popolare nello Stato Pontificio guidato da Papa Pio IX, il presidente del consiglio, Marco Minghetti, inviò Gioacchino Napoleone Pepoli presso l'ambasciatore italiano a Parigi, Costantino Nigra, con la precisa disposizione di contrattare il ritiro delle truppe francesi dai territori della Santa Sede. Per raggiungere l'accordo l'imperatore Napoleone III chiese una garanzia: la rinuncia alla conquista di Roma. Pepoli, a sua volta, ipotizzò come prima garanzia lo spostamento della capitale italiana da Torino ad altra città. L'imperatore dichiarò che avrebbe certamente firmato l'accordo con questa condizione. Vittorio Emanuele II fu informato dei fatti. Non senza qualche mugugno, secondo gli storici, accettò il trattato che contemplava lo spostamento della Capitale in Toscana. Ragioni politiche, diplomatiche e strategiche, dunque, alle basi della saldatura.

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La convenzione fu firmata il 15 settembre. Su richiesta di Vittorio Emanuele II, il documento avrebbe dovuto tenere il segreto almeno per sei mesi. Nonostante il riserbo ministeriale, i dettagli iniziarono a circolare ugualmente. I giornali locali, legati a varie fazioni politiche, difesero posizioni diverse. La diffusione di notizie frammentarie e poco chiare alimentarono in questo modo le accuse contro il governo. Si aggiunsero, a quelle precedenti, ulteriori voci, che implicavano persino la possibilità di alcune cessioni di territorio alla Francia, ma sopratutto in molti si indignarono del fatto che Roma, Capitale già decisa da tempo nello spirito del Risorgimento, fosse stata barattata e - forse - persino perduta. 

In breve tempo gli animi si accesero e il 20 Settembre si svolse una manifestazione per le vie della città contro lo spostamento della capitale. “Roma o Torino! Abbasso la convenzione! Viva Garibaldi!”: questi gli slogan. Cinque o seimila persone, secondo alcune fonti, si riversarono nelle principali piazze. Tra assembramenti, primi tumulti, assedi alla questura, arresti e momenti di tensione, gli allievi Carabinieri del Regio Esercito aprirono il fuoco di fila contro la popolazione. A terra rimasero morti e feriti. Fatti che si ripeterono per ben due volte, tra il 21 e il 22 Settembre.

I TRAGICI NUMERI - Alla fine si contarono 15 vittime per gli eventi del 21 settembre in piazza Castello e 47 per quelli del 22 settembre in piazza San Carlo. 138 feriti i feriti stimati, ma si pensa che il numero reale fosse superiore dato che alcune persone colpite dalle pallottole si curarono senza l'intervento del medico per non incorrere in sanzioni penali o per tutelare la famiglia da possibili ritorsioni.

Il più giovane dei caduti aveva 15 anni, il più anziano 75. Quasi tutti sotto i trent’anni gli altri uccisi. Calzolai, carrettieri, falegnami e muratori, ferrovieri, fornai. La morte falciò sopratutto gli operai e i poveri. Il 28 settembre, a causa delle ripercussioni dell’accaduto, il governo Minghetti cadde. Definito “il ministero dell’assassinio”, diramò un comunicato in cui dichiarava che la 'plebaglia armata' aveva aggredito i soldati, i quali erano stati costretti a difendersi. La magistratura militare mandò sotto processo 58 carabinieri. Furono tutti assolti.

Una storia dimenticata in fretta e nascosta nelle pieghe della storia, nell’Italia che doveva sembrare una straordinaria conquista per le generazioni presenti e future.

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Monterotondo (CRONACA) – I consigli dell'arma per evitare i raggiri

ilmamilio.it - nota stampa del Comando dei Carabinieri

Si comunica, nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito, che i Carabinieri della Compagnia di Monterotondo hanno effettuato un ulteriore arresto in flagranza di reato per truffa ad anziani, con il noto escamotage della richiesta di denaro per aiutare un familiare in difficoltà giudiziarie o per debiti insoluti.

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I Carabinieri della Sezione Radiomobile in servizio perlustrativo e preventivo nel centro storico di Monterotondo sono stati allertati dalla Centrale Operativa che ha ricevuto sul NUE 112 una richiesta di intervento per una persona sospetta che usciva dalla casa di un’anziana di 76 anni con alcuni gioielli in mano.

Giunti in pochi minuti a casa dell’anziana vittima, i Carabinieri hanno scoperto che era stato il genero ad aver chiesto aiuto al 112, avendo notato, mentre andava a trovare la suocera, una persona che usciva repentinamente dalla porta di casa con oggetti in mano e atteggiamento guardingo.

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Il malvivente è stato così arrestato, dopo che l’anziana vittima ha raccontato il consolidato e diffusissimo modus operandi per questo subdolo ed odioso reato, contro una categoria così vulnerabile e indifesa come quella degli anziani. Ancora una volta i truffatori avevano contattato la vittima su utenza fissa, presentandosi come un parente bisognoso di denaro ed aggiungendo che di lì a breve si sarebbe presentato a casa una persona di fiducia per ritirare del denaro. In questo caso la scusa utilizzata dall’interlocutore, spacciatosi per il figlio della vittima, era la necessità di saldare un debito con le Poste Italiane, al fine di evitare che il Direttore dell’Ufficio Postale procedesse per le vie legali denunciando il figlio debitore. Così, quando il giovane ventenne arrestato ieri si è presentato dalla anziana vittima, è riuscito a farsi consegnare ben 9mila euro in denaro contante ed oltre 10mila euro in gioielli e preziosi. Questa volta però la tempestività d’intervento dei Carabinieri di Monterotondo ha permesso alla donna di tornare in possesso del maltolto ed assicurare alla giustizia il malvivente, mentre sono ancora attive le ricerche dei suoi complici, compreso l’ignoto interlocutore spacciatosi per figlio.

Quello di ieri è già il terzo arresto in flagranza che i Carabinieri di Monterotondo effettuano da quando il Comando Provinciale di Roma ha istituito un tavolo di osmosi info-operativa e di coordinamento per contrastare questo odioso crimine diffuso sull’intero territorio nazionale. La stessa Compagnia Carabinieri di Monterotondo, su richiesta della Procura della Repubblica di Tivoli, aveva ottenuto dal locale Tribunale una ordinanza di custodia cautelare a carico di un altro pregiudicato del quartiere di Scampia di Napoli, essendo riusciti a raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine a diverse di queste truffe consumate sull’intero territorio nazionale.

Altri due arresti in flagranza di reato erano stati effettuati, dagli stessi Carabinieri il 10 settembre scorso, grazie ad un testimone che, avendo partecipato agli incontri di sensibilizzazione per prevenire tali reati ai danni degli anziani, tenuti su tutto il territorio dal Comandante della Compagnia di Monterotondo, con la diffusione anche di locandine e volantini informativi sul “modus operandi” dei truffatori, si è insospettito chiedendo l’intervento dei Carabinieri.

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La stessa Procura della Repubblica di Tivoli ha costituito un pool con un Sostituto Procuratore referente per la Polizia Giudiziaria dell’intero circondario, per potenziare e coordinare con maggiore efficacia l’azione repressiva.  E così si stanno raccogliendo i primi risultati di un’azione corale che ha già portato a diversi arresti in flagranza e all’emissione di ordinanze che dispongono misure cautelari quando si riesce a raccogliere gravi indizi in ordine alla responsabilità di truffe ad anziani inizialmente irrisolte, con il riconoscimento fotografico da parte delle vittime dei soggetti già individuati come quelli arrestati nei giorni scorsi.

L’azione repressiva della Procura della Repubblica con le misure cautelari che scongiurano il rischio di reiterazione e quella preventiva dell’Arma continueranno senza soluzione di continuità, compreso il ricorso a nuove campagne di sensibilizzazione sia attraverso comunicati ed indicazioni sui mass media, sia con gli incontri in ogni comune presso i centri anziani e le parrocchie, ovvero altri luoghi di ritrovo dei soggetti esposti al rischio di questa tipologia di truffe, con l’intento di mettere in guardia più potenziali vittime possibile.

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TRUFFE AGLI ANZIANI – I CARABINIERI INCONTRANO I CITTADINI PER FORNIRE UTILI CONSIGLI PER EVITARLE

I Carabinieri di tutto il Comando Provinciale di Roma continuano a fornire il massimo impulso al contrasto a questo biasimevole ed odioso reato contro una categoria vulnerabile come quella degli anziani.

Le truffe, e in particolar modo quelle in danno degli anziani, rappresentano un atto vile e spregevole perché per questi soggetti deboli, spesso soli, i danni sono non solo di natura economica ma anche emotiva, con gravi effetti sulla loro vita sociale e anche sulla salute.

L’attenzione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Roma è molto alta verso tale fenomeno, testimoniata dall’arresto di decine di truffatori negli ultimi mesi.

Sul fronte della prevenzione l’Arma dei Carabinieri, su tutto il territorio nazionale, mette in campo numerose iniziative con campagne di informazione per venire incontro alla popolazione e sensibilizzare tutti sulla tematica delle truffe agli anziani. Nella Capitale e nella Provincia, nello specifico, a cura dei comandanti territoriali di zona, vengono svolti incontri in tutti i luoghi di aggregazione e di ritrovo degli anziani, quali associazioni, circoli, parrocchie e altro. Un’azione diffusa e mirata, una serie di iniziative per la prevenzione di reati molto insidiosi, anzitutto furti e truffe.

I Carabinieri illustrano le principali tecniche e i raggiri usati dai malfattori per entrare nelle case, spiegando come poter fronteggiare i rischi e quale comportamento assumere in caso di situazioni sospette, distribuendo a tal proposito un volantino informativo.

Oltre alle indagini tuttora in corso per scovare ed assicurare alla giustizia gli altri autori di reati così subdoli, l’Arma continuerà con la campagna di informazione e sensibilizzazione con la distribuzione di volantini e locandine illustrative.

L’Arma dei Carabinieri raccomanda il massimo dialogo in famiglia tra più giovani e anziani per favorire una reale sensibilizzazione preventiva, che può essere potenziata proprio dallo scambio domestico sul tema.

Anche sul sito internet istituzionale dell’Arma dei Carabinieri è possibile trovare consigli utili per cercare di evitare di rimanere vittime di tali reati:

http://www.carabinieri.it/in-vostro-aiuto/consigli/Cose-di-tutti-i-giorni/contro-le-truffe/truffe-agli-anziani

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castello deFarro roccadipapa ilmamilioROCCA DI PAPA (attualità) - Uno dei luoghi più misteriosi ed affascinanti della città

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

A Rocca di Papa, in viale Enrico Ferri, lungo la bella passeggiata che conduce al santuario della Madonna del Tufo, sorge castello De Farro, un imponente e particolarmente suggestivo complesso architettonico, che risalta per la peculiarità della sua architettura, arrampicata sulle rocce.

Il castello venne fatto erigere nel 1925 da Ernesto De Farro, un industriale del Nord Italia, come dimora dei suoi soggiorni estivi.

Ma chi era il facoltoso industriale che diede vita al maestoso complesso architettonico, che ancora oggi porta il suo nome?

Di origini piemontesi, a vent’anni De Farro partì per l’Egitto dove avviò una sua azienda edilizia con grande solerzia e con grande capacità. E così seppe imporsi nel suo settore, a tal punto che alla sua azienda vennero affidate le più cospicue imprese edilizie del Paese. La più importante fu il serbatoio di Assuan sulla prima cateratta del Nilo, ma anche ospedali e alberghi, edifici bancari, che portò a compimento con grande zelo, nonché con un raffinato gusto artistico italiano.

E così potè costituire, anche grazie al contributo di alcuni amici e soci, una società di costruzioni più grande con varie sedi, in primis in Egitto, a Gerusalemme e a Londra.

Ma nella prosperità dei suoi affari, Ernesto De Farro, uomo di grande fede e dai valori cristiani, non dimenticò mai due dei suoi ideali: il servizio alla propria Patria e il sostegno verso il prossimo.

Per queste ragioni, per suo volere e anche grazie all’aiuto della sua consorte e il suo genero, l’ingegnere Carlo Fiori, la sua sfarzosa dimora estiva a Rocca di Papa divenne un rifugio dedicato ad accogliere le madri, gli orfani, le vedove e le sorelle dei soldati, nel dopoguerra del Primo Conflitto Mondiale.

Tutte queste donne e bambini potevano essere accolte senza distinzione di religione e di partiti politici, il soggiorno poteva durare da un minimo di tre settimane e protrarsi per periodi più lunghi, sia per motivi di convalescenza che di riposo.

Inoltre non erano considerate delle “ricoverate”, ma delle vere e proprie ospiti, di conseguenza potevano godere della piena libertà, senza il peso di regolamenti disciplinari.

Sempre per volere di Ernesto De Farro, furono le Suore Elisabettine di Padova a occuparsi della custodia e dell’amministrazione del pio istituto, che divenne un'oasi di pace, dove poter trovare assistenza sia dal punto di vista materiale, che spirituale.

Nel rifugio vennero anche creati due altri istituti benefici: un ambulatorio chirurgico che era assente in quegli anni a Rocca di Papa, a disposizione del pubblico, con gli attrezzi e gli strumenti più moderni, nonché una cucina economica che distribuì decine e decine di minestre e altro cibo ai poveri del paese.

Tutto questo per opera di un uomo di grande fede, Ernesto De Farro, che non dimenticò mai nel corso della sua vita, il soccorso ai più poveri e bisognosi.

di Flavia Santangeli

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Castelli Romani, nel centrodestra è ora Fratelli d'Italia ad attrarre di  più. Lo scenario mutato rispetto a un anno faROCCA DI PAPA (politica) - Il coordinatore locale Del Nero ringrazia i cittadini per il sostegno durante la campagna elettorale

ilmamilio.it - nota stampa

"In vista della chiusura della campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 Settembre vogliamo ringraziare sentitamente tutti gli elettori, simpatizzanti e i cittadini che in questi giorni hanno mostrato grande apprezzamento per le iniziative di Fdi sul territorio. Abbiamo riscontrato una grande popolarità nei confronti delle idee del nostro partito e di Giorgia Meloni.

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Sappiamo che la prossima tornata elettorale potrebbe segnare un momento storico per Fratelli d’Italia a livello locale, regionale e nazionale, ma al di là dei voti siamo contenti di constatare che anche a Rocca di Papa la popolarità del partito è di grande rilevanza.

Il coordinatore comunale, Gino del Nero, coglie dunque l’occasione per ringraziare il suo direttivo, il vicecoordinatore Antonio Gentili e tutti i cittadini. Insieme, possiamo vincere questa grande sfida per cambiare l’Italia"

Il circolo Fdi di Rocca di Papa"

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