VICENDE - Il Fontanile del Domatore: l’unica testimonianza dei Colonna a Rocca di Papa
ROCCA DI PAPA (attualità) - In zona Vivaro, frazione di Rocca di Papa
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A Rocca di Papa vi sono diverse fontane che testimoniano la storia secolare di questo Castello, ma quella più considerevole è il “Fontanile del Domatore” in zona Vivaro, frazione di Rocca di Papa.
Il Vivaro è situato su di un poggio al centro della tenuta Comunale di “Domatore” nell’ondulato versante del monte Faete, che ha per dirimpettaio l’Artemisio, detto dai locali “Facce”. Il Vivaro con i suoi Pratoni ospita, dalle Olimpiadi del 1960, il Centro Equestre Federale del C.O.N.I., in piena attività; tutto questo in uno scenario riposante di verde e di incomparabile bellezza. Non molto distante dal Centro Equestre Federale di Rocca di Papa, si trova questo fontanile, un antico abbeveratoio detto il “Fontanile del Domatore”, dove un tempo andavano ad abbeverarsi centinaia di pecore, muli, cavalli, asini e buoi.
Dell’acqua pura scendeva da un rustico bocchettone, infisso ad una screpolata parete a muro con sopra una colonna sulla quale poggia una lunga pietra di peperino con una scritta in latino logora da tempo: ASPRENUS COLUMNA / MDCCCXVI / AB. AURIA, come viene riportato nel libro di Tito Basili, Rocca di Papa (Albalonga), ed. Castelli Romani,1976, p.72.
Il nome, la data del fontanile e la mezza colonna ricordano la fine delle tante liti e vertenze sorte tra il casato Colonna e la Comunità di Rocca di Papa; ad oggi, tuttavia, la colonna e la scritta non sono più visibili in quanto sormontate dalla vegetazione, a causa dell’incuria dell’uomo.
Nel 1425 sotto il pontificato di Martino V (Oddone Colonna) entrarono definitivamente i Colonna a Rocca di Papa, casato ritenuto uno dei più ragguardevoli d’Italia (Gregorovius), forse la più antica casa principesca d’Italia (Tomassetti).
Fin da subito Martino V volle dimostrare il suo favore verso i nuovi sudditi dei Colonna e il 1 febbraio 1426 indirizzò ad essi un’interessante e significativa Bolla:
“Martinus [...] Dilectis Filiis Universitatis, et Hominibus Terrae Arcis Papae Salutem [...] ab omnibus maleficiis criminubus et debitis contra Nos, et Ecclesiam etiamsi Haeresis [...] absolvimus et reintegramus”. Tale Bolla assolveva i roccheggiani dalle censure e dalle pene nelle quali erano incorsi per le precedenti ribellioni all’autorità della Chiesa, allo stesso tempo puntava a rimuovere i sentimenti ostili del popolo verso lo Stato e a presentare favorevolmente i Colonna, come viene riportato nel libro di Carlo Cofini, Rocca di Papa Repubblica per un giorno - Una lunga controversia su lo jus lignandi et carbonandi, Rocca di Papa (RM), ed. La Spiga, 2001, p.5.
Ma il documento aveva anche un carattere politico: oltre a revocare processi e scomuniche, condanne, pene e censure, acquistava grande valore per il popolo roccheggiano il riconoscimento dei loro diritti goduti ab immemorabili di legnare, carbonare e pascolare nei boschi del territorio comunale, riducendo i tributi dovuti al Signore da uno a mezzo rubbio d’orzo per casa e fissando a due soldi per soma la gabella del carbone e della legna.
Sotto il pontificato di Martino V i roccheggiani vissero quindi una parentesi serena, ma il casato Colonna aveva riservato un duro e travagliato destino alla popolazione di Rocca di Papa, contrariamente alla volontà e alle disposizioni espresse nella Bolla dal congiunto pontefice. Il malcontento della popolazione a cui in seguito vennero negati lo jus lignandi et carbonandi nella Macchia Grande, culminò con la rivolta popolare nel maggio del 1855, quando venne proclamata la Repubblica di Rocca di Papa.
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Nel 1875 il casato Colonna, in base all’art. 5 della convenzione stabilita per una tregua consigliata dalla commissione cardinalizia, si impegnò a costruire entro lo stesso anno e a proprie spese un fontanile in “zona Domatore”, dove condurvi le acque per l’abbeveramento del bestiame e per gli usi agricoli.
Questo fontanile con la mezza colonna incassata nel muro è il solo ricordo che Rocca di Papa serba dei Colonna, di conseguenza meriterebbe un restauro degno dell'importanza che riveste.
(L'immagine pubblicata è nel libro di Carlo Cofini, Rocca di Papa Repubblica per un giorno - Una lunga controversia su lo jus lignandi et carbonandi).