VICENDE-San Carlo Borromeo: il Patrono di Rocca di Papa tra storia e fede
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Nella liturgia cattolica il patrono è il santo o la santa che una regione, diocesi, città, comunità religiosa o altro gruppo di fedeli onora con speciale culto quale particolare intercessore e protettore presso Dio. Può sembrare una manifestazione di mero campanilismo, in realtà ha ragioni storiche teologiche antichissime, inestricabilmente ancorate alla pietà popolare e alla devozione verso i santi protettori.
A Rocca di Papa la devozione a San Carlo Borromeo risale al 1613, quando venne eletto come patrono della comunità il giorno di Ognissanti.
San Carlo Borromeo, morto nel 1584 e canonizzato nel 1610, era un modello di santità molto ammirato e modello di carità verso i bisognosi. Imparentato con la nobile famiglia Colonna, frequentava spesso i territori vicini ed era noto per il suo impegno sia spirituale che organizzativo, essendo stato Segretario di Stato dello zio, Papa Pio IV (1559-1565) e organizzatore dell’Anno Santo del 1575, come viene riportato nel sesto capitolo del libro Patroni e feste patronali nel Lazio (a cura di Luigi Devoti), scritto da Giovanni Busco, già arciprete di Rocca di Papa, ed. Lunario Romano, 2000.
Per quanto riguarda la parentela, una sorella del santo, Anna, era andata in sposa a Fabrizio Colonna, figlio di Marcantonio, artefice nel 1574 dello “Statuto della Terra di Rocca di Papa”. A tal proposito, lo storico locale Carlo Cofini ha avuto una concessione in via del tutto eccezionale dal Principe Don Aspreno Colonna – nell’ambito delle ricerche per la sua tesi di laurea, edita dalla casa editrice ‘La Spiga’ con il titolo “Rocca di Papa Repubblica per un giorno - Una lunga controversia su lo jus lignandi et carbonandi” (2001) – di poter visitare l’archivio della famiglia Colonna e la stessa cappella dei Depositi. Nella suddetta cappella sono collocate le tombe di Fabrizio Colonna e la sua consorte Anna Borromeo, sorella di San Carlo.
La comunità di Rocca di Papa ha espresso la sua devozione a San Carlo anche attraverso l’arte. Nella chiesa del Crocifisso fu eretto un altare dedicato al Santo, ornato da un dipinto che lo raffigurava, appositamente eseguito da un pittore fiorentino; di questo quadro – come di vari altri dell’epoca o di periodi seguenti – ora non vi è più traccia. Nel Duomo di Santa Maria Assunta in Cielo, è altresì conservata, un'opera veramente degna di nota, realizzata dal pittore locale Domenico Tojetti (1807-1892) nel 1854: San Carlo Borromeo che comunica gli appestati; si tratta di una tela di m. 4x2,50, restaurata nel 1993 da Renzo Gallina, sulla quale risalta la dedica Pastor et Patronus Arcis Papae.
Tale opera campeggia sulla parete grande del transetto dal 15 luglio 1855, quando Papa Pio IX (1846-1878) concesse, con benigno suo chirografo, di trasferire la festa di San Carlo dal 4 novembre alla terza domenica di luglio.
Fino a pochi decenni fa, la festa patronale di San Carlo, a partire dal 1855 e per 140 anni si celebrava dunque la terza domenica di luglio, attirando numerosi visitatori che, durante le villeggiature estive, affollavano Rocca di Papa per godere delle celebrazioni. La festa si caratterizzava per il suo fervore popolare: cresime, processioni, cortei storici, spettacoli, tombole e fuochi d’artificio animavano le vie del paese, portando gioia e vitalità.
Le celebrazioni di luglio erano seguite ad agosto dalla festività della Madonna del Tufo e a settembre dalla Madonna della Pietà, in una tradizione che accompagnava la città durante l’estate.
Tuttavia, con il cambiamento delle abitudini e delle dinamiche turistiche, la festa patronale di San Carlo è stata riportata al suo giorno liturgico, il 4 novembre.
In questo modo, Rocca di Papa continua a onorare il suo patrono, San Carlo Borromeo, come guida spirituale ed esempio di carità, ricordando a tutti l'importanza della solidarietà e dell'amore per il prossimo:
“Le anime si conquistano in ginocchio”, affermava il patrono della bella cittadina dei Castelli Romani, incitando i fedeli a credere nella forza della preghiera.