Uno dei risvolti più seri e sconosciuti
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La cistite interstiziale (CI), nota anche come sindrome della vescica dolorosa, è una patologia cronica caratterizzata da dolore pelvico o vescicale, urgenza e frequenza urinaria, a cui possono aggiungersi diverse comorbilità come la vulvodinia, la fibromialgia, la stanchezza cronica e una forte sindrome ansioso-depressiva reattiva alla malattia.
Nonostante i sintomi debilitanti che provoca, la cistite interstiziale non è attualmente riconosciuta ufficialmente come malattia sociale in molti Paesi, inclusa l'Italia. Tuttavia, c'è un dibattito in corso su questo tema.
Secondo lo scibile medico le "malattie sociali" sono quelle che, a causa del considerevole numero dei soggetti colpiti, presentano una vasta diffusione e una notevole frequenza nei vari strati della popolazione, dimostrando perciò una significativa incidenza di morbilità, letalità e mortalità. Queste malattie hanno un impatto rilevante sulla vita sociale ed economica delle persone, come il diabete o la depressione.
La cistite interstiziale, anche se è considerata un malattia rara, potrebbe essere considerata una malattia sociale per i seguenti motivi:
- Impatto sulla qualità della vita: i pazienti affetti da cistite interstiziale spesso sperimentano un significativo deterioramento della qualità della vita, con conseguenze su lavoro, relazioni personali e benessere psicologico.
- Costi sanitari: Le visite mediche frequenti, i trattamenti costosi e l'uso di farmaci a lungo termine gravano sia sui pazienti che sul sistema sanitario.
- Aspetti psicologici e sociali: il dolore cronico e i sintomi urinari persistenti possono portare all'isolamento sociale, depressione e ansia, complicando ulteriormente la vita dei pazienti.
Il riconoscimento della cistite interstiziale come malattia sociale potrebbe facilitare l'accesso a cure specialistiche, supporto economico e sensibilizzazione sociale, migliorando così la gestione complessiva della malattia. Inoltre, c’è da considerare il fatto che pur essendo considerata una patologia rara, in realtà potrebbe essere molto più diffusa tra la popolazione di ogni età, dal momento che vi è un ritardo diagnostico di almeno dieci anni, anche se negli ultimi anni la tempistica per una diagnosi certa si è un pò ridotta.
Non è accettabile il fatto che ad alcune persone vengano negati i benefici del progresso della medicina e il diritto ad un’adeguata qualità di vita, solo perché affette da una patologia che colpisce un numero “relativamente esiguo” di individui.