Pubblicato: Sabato, 28 Settembre 2024 - Flavia Santangeli

Dalle divinità pagane al presente

ilmamilio.it

Le antiche civiltà di tutto il mondo, si caratterizzano dal riconoscimento della sacralità di un luogo naturale da parte della comunità. La natura, nella sua duplice veste di locus amoenus e locus horridus, è posta al di sopra dell’interesse della singola specie umana.

Veniva identificata con le divinità pagane e il terrore provato di fronte alla sua potenza e magnificenza, veniva esorcizzato attraverso dei riti e dei sacrifici. Luoghi sacri erano i boschi, le radure, le caverne naturali, le sorgenti, i fiumi, gli stagni, dove al loro interno si nascondevano le Ninfe, degli esseri fascinosi e temibili allo stesso tempo a cui si attribuivano doni profetici.

Il dono della guarigione era prerogativa esclusiva delle Ninfe delle acque: nell’attraversare un bosco, nel raccogliere delle erbe selvatiche, nell'attingere acque da una fonte o nel bagnarsi in un fiume, si rivolgeva alla Ninfa del luogo una preghiera e un’offerta (tori, agnelli, animali domestici, frutta, miele e fiori).

Nel territorio del Parco dei Castelli Romani, caratterizzato in passato da fitti boschi, da abbondanza di acque sorgive e da una morfologia articolata, sono riconoscibili i relitti dei luoghi sacri.

Ad esempio, presso il Lucus Ferentinae, nei pressi di Marino, la Ninfa Ferentina appariva in una piccola radura dove penetravano i raggi solari, all’interno di una fitta foresta inabitata. A Nemi, nella conca del lago, erano localizzati il Bosco Sacro e il Santuario di Diana Nemorense edificato intorno al IV secolo a.C. i cui resti sono ancora visibili come le celle donarie, ricettacoli in cui erano stati trovati decine e decine di ex voto dedicati a Diana Nemorense.

L’intera area compresa tra il Tempio di Diana, sottostante al vallone di Fontana Tempesta fino all’antico Mons Albanus, attuale Monte Cavo e sede del Tempio di Giove Laziale è stata probabilmente utilizzata come spazio sacro in un periodo antecedente alla costruzione del Santuario di Diana.

Nel corso degli anni l’uomo ha perso la memoria della sacralità dei luoghi naturali e dei suoi effetti nefasti. Con l’aumento delle conoscenze e il perfezionamento delle tecniche si è costruito nei luoghi meno idonei, ad esempio nelle aree di espansione dei corsi d’acqua o lungo pendii instabili, favorendo il dissesto idrogeologico e mettendo a repentaglio vite umane in caso di alluvione o altri fenomeni naturali.

Il riscaldamento globale, il depauperamento delle falde, l’aumento delle polveri sottili, la deforestazione, stanno creando effetti negativi sempre più evidenti, non solo negli ecosistemi di tutto il pianeta ma anche, in maniera preponderante alla salute umana.

Esistono numerosi studi scientifici che attestano che il contatto con la natura apporti benefici al nostro benessere psicofisico.

Una semplice passeggiata nel bosco ravviva la circolazione sanguigna. Tale beneficio, oltre alla sensazione di relax, aiuta a ridurre l'ipertensione e potenzia in maniera significativa l’azione delle cellule killer, aumentando l’efficacia del sistema immunitario. Esistono evidenze relative all’importante ruolo di acceleratore della guarigione innescato dalla presenza di aree verdi, giardini e orti negli ospedali, all’interno dei quali i pazienti entrano in connessione con la natura e ne beneficiano.

È fondamentale, oggi più che mai, riscoprire il rapporto tra uomo e natura, passando da un’idea di uomo dominatore del tutto a uomo parte del tutto, che convive in equilibrio con l’ambiente naturale.