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CIAMPINO (psicologia) - Nati 20 anni fa questo genere di programmi continuano ad avere grande successo: perché?
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Nati circa 20 anni fa i reality ormai predominano nelle televisioni Europee e anche in quelle d’oltre oceano.
Sono programmi leggeri, spensierati e che ci fanno divertire.
I reality sono stati concepiti per farci rilassare dopo una lunga giornata di lavoro. Ecco perché le reti televisive li trasmettono in orari strategici: appena dopo il rientro dal lavoro o subito dopo cena. L’unica parola d’ordine è proporre un programma che ci coinvolga senza farci riflettere troppo, a volte un po' pesante ma mai indigesto… in poche parole, un programma che si guarda anche senza averne voglia. E funziona. La prova? Si continua a guardarlo anche i giorni successivi.
Proviamo però a capire perché alla gente piace così tanto ‘sbirciare’ le vite altrui.
Navigando in retromarcia nella storia dell’uomo si può facilmente notare senza essere nemmeno troppo intuitivi, come sia stato sempre molto attraente osservare e ancor meglio giudicare le vite altrui.
Pensiamo alle comari di un paesino, alle chiacchere da sala da tè delle signore di alta borghesia, ai pettegolezzi da bar che si possono sentire in grandi e piccole città se solo tendiamo l’orecchio.
All'essere umano è sempre piaciuto giudicare, poter dire la propria opinione nei riguardi di come gli altri conducono la loro vita e soprattutto, essere ascoltati e presi in considerazione quando si ergono a giudici.
Non possiamo però fare di tutta l’erba un fascio.
Ci sono persone che non amano guardare determinati programmi, non amano puntare il dito o esprimere la loro opinione nei riguardi delle vite altrui.
Queste persone, secondo la scienza sono persone più felici.
Sono stati infatti condotti molti studi che dimostrano come chi ha una vita piena di impegni, piena di affetti, una fitta rete sociale dedica molto meno tempo a guardare questo tipo di programmi.
E allora io che li guardo sono infelice? Non ho amici? Non ho una vita soddisfacente?
La risposta è molto più complessa di un semplice si, no. Gli studi pocanzi citati infatti fanno riferimento ad epoche passate, dove il social ancora non era così in voga come lo è ora.
I social media come Facebook, Instagram e molti altri, vanno di pari passo col successo dei reality show.
Siamo ormai assuefatti dalle vite altrui, Facebook ci mostra ogni giorno bombardamenti di immagini di vita, di video in diretta e di attività quotidiane che l’altro vive. È normale venire catapultati nell’essere altrui, ormai è una consuetudine aprire Facebook, guardare una foto e sparare sentenze: è grassa, è tropo magra, ma cosa mangia? Ma con chi sta quella? Ma come si è vestita? A volte dietro una tastiera è anche possibile esprimere giudizi crudeli ed avere perone che ci appoggiano con like facendoci così sentire onnipotenti e degni dello scettro del giudizio.
Questo ci fa sentire bene e soddisfatti di noi stessi perché, mente prima avevano il diritto di giudicare poche figure autorevoli come insegnanti o giudici per esempio, ora tutti noi possiamo farlo e veniamo anche ascoltati e presi in considerazione.
Dopo una puntata di Temptation Island, ne cito uno a caso (a caso?) i social si riempiono di insulti, di complimenti, di commenti nei riguardi delle relazioni di coppia dei poveri partecipanti che stanno li, come bestiame al macello pronti ad essere scuoiati. (Il fatto che stanno lì li espone giustamente a critiche che credo, alla fine del gioco gli giovano, male o bene sempre meglio parlarne no? -NO- )
Ha fatto bene Ruben a lasciarla, era proprio una st****a; ma povera, non si meritava proprio una reazione così aggressiva da parte del fidanzato; ma quanto è brutta quella tentatrice? io avessi un fidanzato così lo lascerei immediatamente.
Questi sono i commenti più carini che ho letto in blog, Facebook e Instagram.
Persone a noi del tutto estranee diventano nostri ‘amici’ o ‘nemici’, spendiamo minuti interi a difendere o condannare una persona che non conosciamo solo per il gusto di farlo.
L'essere presi in considerazione quando esprimiamo un giudizio nutre la nostra vanità, il vizio più affamato nell'essere umano, soprattutto nell'esercito del Selfie nel quale ci troviamo oggigiorno. La vanità che viene appagata aumenta la nostra 'pesta' pseudo autostima che ci fà sentire meglio e superiori.
Mia nonna diceva sempre: chi ama il pettegolezzo è perché ha i piatti sporchi a casa o perché non ha a chi lavare le camice.
Credo che al di la di mille riflessioni antropologiche e psicologiche questo detto sia molto ancorato alla realtà odierna.
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Zucchini Giulia Psicologa & Neuropsicologa
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