GROTTAFERRATA (attualità) – Sollecitati dalle segnalazioni dei cittadini, si torna su questione spinosa ed irrisolta

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cioli2Aree da gioco poco moderne e persino pericolose, abbandoni, incuria, chiusure. I parchi di Grottaferrata continuano ad essere uno slideshow sulle pecche di un territorio che dovrà confrontarsi seriamente, nei prossimi mesi, sullo sviluppo sociale di una comunità che, ad oggi, ha perso il suo patrimonio di giardini pubblici (nei giorni scorsi altri cittadini hanno segnalato nuovamente problemi e disagi che non riportiamo tutti per esigenze di lettura e di spazio).

Detto di Parco Traiano (leggi), il caso più ‘politico’ e spinoso della città perché nato dalle concessioni di una convenzione che non è stata mai ultimata e che continua ad essere in alto mare dopo il passaggio dei sindaci Ghelfi, Mori, Fontana e due commissari (ed anche con Andreotti le cose potrebbero andare a rilento per via di situazioni preesistenti), in tutto il territorio persistono situazioni critiche che non sono all’altezza di un paese di ventimila abitanti e pochi passi dalla Capitale.

Ce ne siamo occupati altre volte, ma a quanto pare, nonostante i mesi che passano, burocrazia e scarsità di investimenti non aiutano a migliorare la situazione di Parco Borghetto, ormai cronico, o del Parco di Squarciarelli (o della Rimembranza per gli amanti della tradizione), o di Parco Patmos, che avrebbe bisogno di un lavoro di trasformazione totale (ivi compreso l’abbattimento di quel muro di perimetrazione che continua ad essere un ostacolo all’apertura di una visuale migliore di una porzione di centro storico). Non escono dalla lista neanche Largo Gorizia, potenzialmente un gioiello, ormai eroso dal passare dei tempi, o Parco Pratone, dove un paio di residenti, nei giorni scorsi, hanno evidenziato dei disagi.

Insomma: ci vorrebbe una grande opera di rilancio, stimabile però in milioni di euro che il Comune non ha. Le alternative di finanziamento, i questi casi, sono molteplici. E’ un argomento che appare secondario, e invece non lo è perché coinvolge la qualità della città dei quartieri e delle persone, delle famiglie, degli anziani e dei giovani.

Viene ovvio pensare che la realtà constatata non si è generata da sola. Ci vogliono anni (e di disinteresse collettivo o di impegno circoscritto a pochi cittadini). Anni in cui chi doveva amministrare ha pensato ad altro. E la colpa non è solo di un sindaco o di un’amministrazione.