ROMA - Un tragico evento

ilmamilio.it

Un uomo di 34 anni è morto questa mattina alle 5 circa, sparandosi un colpo alla tempia su lungomare Duca degli Abruzzi a Ostia. L’uomo, sposato, poco dopo la mezzanotte era andato a Tor Bella Monaca a casa della donna con cui aveva una relazione e aspettando che si affacciasse alla finestra dopo averla chiamata ha sparato due colpi nella sua direzione, non colpendola. Successivamente è andato in automobile a Ostia, nelle vicinanze di piazza Gasbarri, a casa della sorella della moglie e ha sparato due colpi in direzione della porta di casa. Anche in questo caso nessuno è rimasto ferito.

Allertati dalla segnalazione di sparatorie a Tor Bella Monaca e a Ostia, i carabinieri hanno iniziato le ricerche del 34enne romano che è stato trovato da una pattuglia mentre passeggiava su lungomare Duca degli Abruzzi con la pistola in pugno. I militari hanno appena fatto in tempo ad avvicinare l’uomo provando a parlagli che il 34enne si è puntato la pistola alla tempia sparandosi un colpo mortale. Secondo quanto si apprende l’uomo aveva precedenti per lesioni.

Al momento tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti quella di una reazione dell’uomo scoperto dalla famiglia dopo il tradimento. Sono in corso accertamenti sull’arma usata. 

 

ACCADDE OGGI - 54 vittime, nella notte tra il 6 e 7 Giugno del 1945

ilmamilio.it 

Due mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, in un clima ancora di tensioni e di vendette, un gruppo di ex partigiani della Brigata Garibaldi e agenti della Polizia ausiliaria partigiana irruppero nel carcere di Schio, in provincia di Vicenza, uccidendo 54 detenuti e ferendone altri 17. E' la rappresaglia organizzata per la morte del partigiano Giacomo Bogotto, ucciso dalle Brigate Nere, e per la strage di Pedescala, portata a termine dai tedeschi in ritirata con l'assassinio di 82 civili. Fra le vittime del massacro di Schio ci sarebbero dovuti essere dei criminali fascisti, ma fra le 54 vittime alcune risulteranno completamente estranee a fatti di sangue.

Il governo militare alleato affidò le indagini agli investigatori John Valentino e Therton Snyder: in due mesi identificarono quindici dei presunti autori della strage, di cui otto riparati in Jugoslavia prima dell'arresto. Il processo istituito dalle autorità militari alleate si svolse nell'autunno del 1945. La Corte militare alleata condannò Valentino Bortoloso, Renzo Franceschini e Antonio Fochesato a morte. Gaetano Canova e Aldo Santacaterina all'ergastolo. La pena effettivamente scontata dai cinque condannati presenti al processo fu tra i 10 e i 12 anni.

Altri autori dell'eccidio furono individuati successivamente e fu istruito un secondo processo, condotto da una corte italiana. L'udienza si tenne a Milano e la sentenza fu emessa dalla Corte d'Assise di Milano, il 13 novembre del 1952, con otto condanne all'ergastolo. Nel 1956, undici anni dopo l'eccidio, si tenne a Vicenza un terzo processo. Erano da accertare le eventuali responsabilità del ritardo a dare esecuzione all'ordine di scarcerazione di una parte dei detenuti, emesso a Vicenza e trasmesso per competenza a Schio ma non eseguito, e l'individuazione della catena gerarchica da cui era partito l'ordine di eseguire la strage. Imputati: Pietro Bolognesi, segretario comunale e Gastone Sterchele, ex vicecomandante della Brigata Garibaldi Martiri della Val Leogra. Sterchele fu assolto con formula piena, Bolognesi per insufficienza di prove. In appello fu anch'egli assolto per non aver commesso il fatto.

Nel 2016 l'ANPI ha incluso Valentino Bortoloso nella lista dei partigiani meritevoli della Medaglia della Liberazione, successivamente revocatagli dal Ministero della Difesa su impulso dell'associazione parenti delle vittime. Uno di questi congiunti, Anna Vescovi, ha provveduto a costruire un percorso di avvicinamento personale e familiare che si è poi concluso col perdono e la sottoscrizione di una lettera aperta di riconciliazione nella e per la pace, firmata davanti al vescovo di Vicenza il 3 febbraio 2017.

Una pagina ancora aperta nelle zone in cui è accaduta, ma assolutamente dimenticata dai libri di storia.

GENZANO (eventi) - Si è aperta domenica 18 giugno presso Palazzo Sforza Cesarini. Da Marinetti a Dee Dee Ramone, un viaggio nei bassi istinti musicali di Pablo Echaurren


ilmamilio.it

Si è aperta domenica 18 giugno la mostra Ritmo barocco, progetto artistico di Pablo Echaurren, genio eclettico di fama mondiale, artista a tutto campo abituato ad esprimersi attraverso pittura, ceramica, illustrazione, fumetto, scrittura, musica e video e quest’anno artista ospite della 239esima edizione della Tradizionale Infiorata, evento-simbolo di Genzano di Roma.


La musica è tra le tante passioni della vita dell’artista. Ai Ramones, gruppo punk degli anni settanta, ha dedicato libri, tele e collage, raccontandoli anche in un documentario del 2010. Amante del rock e del punk, possiede una collezione di bassi, anche rarissimi, tra cui un T. Holmes Bo Diddley, un Longhorn della Danelectro e un EB Gibson del 1954, e da suoi disegni sono stati realizzati alcuni esemplari.

Nel linguaggio universale della musica Echaurren trova l’humus ideale per coniugare l’alto e il basso, dai dipinti ai poster, dai collage alle copertine di libri e ai fumetti, dalle ceramiche agli arazzi e dal video alla scrittura. Ne discende un’idea dell’artista come artefice a tutto campo, indifferente agli steccati e alle gerarchie che solitamente tendono a comprimere la creatività. In questo caso, il basso è anche quello elettrico, elevato a icona sacra nelle ceramiche in stile barocco con cui si apre la mostra. Il percorso prosegue con una serie di tele, collage, manifesti e Lucifero, uno dei bassi da lui disegnati, dal “cuore” sonoro e come sempre spiazzante.

Il basso elettrico, lo stile barocco e l'arte della ceramica: tre elementi in apparenza distinti, che si fondono insieme, e sono esposti fino al 31 agosto a Palazzo Sforza-Cesarini al fianco della Collezione Hager-Sportelli, una straordinaria donazione di 114 opere risalenti prevalentemente al ‘600 e ‘700, proprio per celebrare la vocazione dell'edificio a ospitare mostre, concerti, rassegne e prestigiosi corsi di perfezionamento musicale.

Echaurren si fa testimone di questa tradizione nella chiave neobarocca che ha sempre espresso nelle sue forme, nelle sue ripetizioni decorative. È nella texture che si trova il ritmo barocco: una ripetizione di forme e colori che crea armonia. Il basso elettrico, simbolo di uno stile di vita e di un modo di guardare le cose, è in grado di coniugare la ritmica e l'armonia. E se il rock ha a che fare con il barocco perché infrange limiti, regole e codici, la ceramica è pop, arriva alle persone in forma di oggetto e si presta a infinite varianti e variazioni. Echaurren dipinge da bassista, nel caos della musica del quotidiano ne avverte il ritmo di fondo e lo traduce in pittura, in oggetto artistico, con un linguaggio universale.

“È un onore per me avere Pablo Echaurren qui a Genzano – ha commentato il sindaco Daniele Lorenzon durante l’inaugurazione della mostra –. Portando le sue opere a Palazzo Sforza-Cesarini andiamo quasi a completare un percorso che dal Seicento arriva fino a oggi aprendoci a un futuro ancora da evolvere e da sviluppare in termini di presenza artistica sul territorio”.

COLLEFERRO (attualità) - Sabato alle 16 la manifestazione: le ragioni del no

ilmamilio.it - comunicato stampa

Il Partito Comunista dei Castelli Romani aderisce alla manifestazione indetta dalle associazioni e dai comitati contro il revamping degli impianti di incenerimento di Colleferro per sabato 8 luglio 2017 alle ore 16 da Piazza della Repubblica.

L’8 luglio sarà un momento importante di lotta per la salvaguardia del nostro territorio, della nostra salute e del nostro futuro.
La storia degli inceneritori di Colleferro è assolutamente incredibile.

Per inseguire il sogno degli inceneritori, il Consorzio GAIA di Colleferro, un consorzio pubblico formato da 48 comuni dei Castelli Romani e della Provincia di Frosinone, si è indebitato per circa 300 milioni di euro e, solo nel 2005, ha presentato una perdita di 122 milioni di euro. La corsa “insensata” agli inceneritori e ai CIP6 ha di fatto provocato un vero, gigantesco disastro economico.

I reati contestati al consorzio GAIA vanno dall’associazione a delinquere a frode al gestore dell’energia per 43,5 milioni di euro, da trasporto illecito di rifiuti a accesso abusivo a sistemi informatici, da violazione dei valori limite delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni a favoreggiamento personale e vessazioni su dipendenti.

Per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro sono state arrestate 13 persone, tra cui alcuni dirigenti dell’AMA.
La società pubblica GAIA, fiore all’occhiello di 48 Sindaci del Lazio, è riuscita a farsi incriminare per ipotesi di truffa, frode e corruzione, emissione di fatture false, truffa ai danni dello stato e bancarotta fraudolenta.

La fallimentare gestione del consorzio GAIA avrebbe prodotto danni all’erario per oltre 200 milioni di euro, così come stabilito dai giudici della Corte dei conti.

Per ripianare i debiti del consorzio GAIA, che è stato in amministrazione straordinaria dall’agosto del 2007, la Regione Lazio ha costituito nel 2011 la nuova società Lazio Ambiente Spa.

Per accollarsi i decotti inceneritori di Colleferro da una società pubblica fallita con perdite accumulate per centinaia di milioni di euro e debiti per oltre 300 milioni di euro, la società Lazio Ambiente Spa ha incredibilmente offerto 14,1 milioni di euro al consorzio GAIA per subentrare nella gestione dell’inceneritore Colleferro 1 e altri 2,7 milioni di euro per l’acquisizione del 60% dell’impianto di trattamento di recupero energetico alimentato a Cdr e denominato Colleferro 2 (il restante 40% appartiene all’AMA Spa, di proprietà del Comune di Roma).
Inoltre, la Regione Lazio (PD), con la delibera sul Fabbisogno impiantistico, e il Governo (PD), con il decreto Sblocca Italia, hanno imposto il riavvio degli inceneritori di Colleferro.
Questa decisione scandalosa è stata riconfermata dalla Regione Lazio con parere positivo nella Conferenza Stato Regioni.  A tal fine, la Regione Lazio ha dilapidato in questi anni altre decine di milioni di euro nel brutto affare degli inceneritori di Colleferro per la loro ristrutturazione.

Infatti, la Regione Lazio di Zingaretti (PD) ha stanziato a dicembre 2016 nel bilancio di previsione per il 2017 una parte dei fondi necessari alla ristrutturazione degli inceneritori di Colleferro attraverso la ricapitalizzazione di Lazio Ambiente SpA, di cui è proprietaria al 100%.
Se la posizione del PD è indecente, quella dei 5 stelle è letteralmente vergognosa.

Il Sindaco di Roma Raggi (5 stelle), sempre nel dicembre 2016, ha vergognosamente partecipato a questa scandalosa scelta di distruzione del territorio con il riavvio degli inceneritori di Colleferro completando il finanziamento della ristrutturazione dei “cancrovalorizzatori” tramite la società AMA, che è proprietaria del 40% di uno dei due inceneritori.

Ma lo scandalo degli inceneritori di Colleferro continua in modo ignobile.

Dopo aver ristrutturato i decrepiti inceneritori di Colleferro con i soldi pubblici, nel settembre 2017 la società Lazio Ambiente spa sarà messa a gara e il cuore della vendita saranno proprio gli inceneritori di Colleferro. Per questi motivi il Partito Comunista dei Castelli Romani aderisce alla manifestazione indetta dalle associazioni e dai comitati contro il revamping degli impianti di incenerimento di Colleferro e dà appuntamento a tutti i cittadini per sabato 8 luglio 2017 alle ore 16 in Piazza della Repubblica, a Colleferro.

Sottocategorie